domenica 18 maggio 2008
sabato 10 maggio 2008
Acquario di Genova.
Dall'11 febbraio, è online il nuovo sito dell’Acquario di Genova, che ti offre la possibilità di esplorare virtualmente i diversi ambienti acquatici riprodotti nelle vasche espositive, conoscere le specie ospiti e tenerti sempre aggiornato sulle ultime novità e gli appuntamenti della struttura.
Una vera e propria immersione nell’Acquario, nelle emozionanti esplorazioni edutainment del mondo marino, esperienze capaci di coinvolgere, emozionare e insegnare allo stesso tempo.
Partendo dal sito, potrai inoltre “assaggiare” il mondo di Costa Edutainment grazie ai percorsi di visita che collegano l’Acquario di Genova a La città dei bambini e dei ragazzi, al Galata Museo del Mare, al Bigo e alla Biosfera.
Il sito presenta alcune sezioni speciali interattive pensate per te come "Parla con loro", dove puoi pubblicare i messaggi e le immagini realizzate durante la tua visita all’Acquario.
U.R.L. ( http://www.acquariodigenova.it/jsp/index.jsp )
Una vera e propria immersione nell’Acquario, nelle emozionanti esplorazioni edutainment del mondo marino, esperienze capaci di coinvolgere, emozionare e insegnare allo stesso tempo.
Partendo dal sito, potrai inoltre “assaggiare” il mondo di Costa Edutainment grazie ai percorsi di visita che collegano l’Acquario di Genova a La città dei bambini e dei ragazzi, al Galata Museo del Mare, al Bigo e alla Biosfera.
Il sito presenta alcune sezioni speciali interattive pensate per te come "Parla con loro", dove puoi pubblicare i messaggi e le immagini realizzate durante la tua visita all’Acquario.
U.R.L. ( http://www.acquariodigenova.it/jsp/index.jsp )
Informalavoro
Ricordatevi, però, che il lavoro non vi cercherà, dovete cercarlo voi!
U.R.L. ( http://www.informalavoro.net )
venerdì 2 maggio 2008
Lettera (Aperta) alle associazioni, ai canditati, agli eletti, agli elettori di Genitori in movimento.
09 aprile 2008 -
I Cittadini sovrani utilizzano la Rete. Trasparenza
Don Milani nella sua “Lettera ai giudici” affermava che è necessario “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto”.
In quanto cittadini “sovrani e coscienti”, responsabili delle nostre azioni e scelte, analizziamo ogni informazione in modo criticamente costruttivo. Orbene, con riferimento ad atti di pubblico interesse, non possiamo dubitare che ciò che la rete ci mette a disposizione sia reale, mentre la mancanza di attestazioni o di dati comprova solo un difetto di pubblicità degli stessi ma non la loro inesistenza. È improprio dire che in tali casi ci troviamo di fronte ad un difetto di trasparenza?
Il documento del FoNAGS (Forum Nazionale Associazioni Genitori e Scuola) del 12 luglio 2007 (1) impone delle riflessioni che vanno svolte anche considerando i contenuti del contributo dell’APEF (Associazione Professionale Europea Formazione) (2) al Forum delle Associazioni dei Docenti e dei Dirigenti della Scuola, pubblicato a marzo (3).
L’espressione di una posizione unitaria delle diverse parti associative (dei genitori da una parte e dei docenti/dirigenti dall’altra) che superi le naturali contrapposizioni è certo un segnale positivo, tuttavia si riscontra talora la tendenza a trattare spesso le audizioni o, genericamente, i momenti di interrelazione col ministero più come un fatto privato che un evento pubblico e rappresentativo. Almeno questa è la sensazione del cittadino che legge all’interno della proposta del FoNAGS un passaggio conclusivo del documento finale di un seminario di studio organizzato nel marzo 2007 di cui non si hanno apparentemente notizie documentabili (a parte riferimenti informali relativi al coinvolgimento di cento partecipanti selezionati da diverse categorie di appartenenza) o che apprende, dal contributo dell’APEF al FoNADDS, di un incontro del 13 febbraio 2007 sul tema della riforma degli Organi Collegiali (4) di cui però difettano ulteriori dettagli.
Associazioni e associati. Rappresentanza elettiva. Partecipazione
Queste posizioni influiranno sulle potenzialità partecipative di migliaia di genitori eletti (e non) all’interno degli organi collegiali. Dovrebbe quindi essere naturale condividerle anche per conferire ad esse un carattere di autorità. Così come sarebbe interessante conoscere i criteri di selezione e l’identità delle cento persone chiamate a partecipare al seminario.
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia” (5). La mancanza di coinvolgimento e di condivisione, l’esclusione dai processi decisionali, determina e legittima il disinteresse, perchè “la democrazia non consiste nel decapitare i sovrani, ma nel diffondere il gusto e la capacità di sentirsi sovrani e di esercitare poteri capaci di governare e di governarsi” (6).
Il problema non sta affatto nel riconoscimento o nella ricerca di un maggiore “potere” ma nella possibilità concreta di esercitare diritti e prerogative legalmente sanciti e di fatto impediti o svuotati di contenuto. Il gusto di governare poi è strettamente legato alla capacità degli organismi di partecipazione, siano essi di carattere politico/partitico ovvero associativo, di rinnovarsi. Ed è proprio attorno a questo tema che si sta animando oggi il dibattito politico.
Attualmente nella scuola le esperienze di reale cooperazione restano ancora marginali e circoscritte, mentre prevalgono i conflitti, nella rigida difesa di ruoli e prerogative. Se così non fosse non parleremmo di “fallimento” della collegialità e non ipotizzeremo il cambiamento… Tuttavia il ruolo di coeducatori non si rafforza solo nella mera pariteticità ma nei reali contenuti, nell’effettiva condivisione anche progettuale, nell’ovvio rispetto delle diverse funzioni e competenze ed in un costruttivo confronto. La scuola come “comunità educante” non può limitare a pura marginalità il contributo genitoriale. Il “patto educativo di corresponsabilità” ai sensi del DPR 245/07, deve mirare alla realizzazione di un’alleanza educativa che non si fermi al solo momento sanzionatorio ma attraverso un tessuto stabile di relazioni. Non si può essere “cocostruttori” senza reale “cocostruttività”. Manca però una condivisa definizione delle modalità partecipative, soprattutto con l’avvento dell’autonomia, per cui se da un lato il genitore s’interroga sul senso della propria partecipazione, l’istituzione dall’altro avverte anche il legittimo intervento come una insopportabile interferenza. Questo perché forse difetta un vera cultura della partecipazione.
Scuola e famiglia esercitano una funzione educativa ma all’interno degli organi collegiali i genitori svolgono altresì un’attività partecipativa di natura “politica” così come avviene in ogni caso di rappresentatività elettiva.
Non sembra corretto sostenere che “La democrazia formale, quella legata al momento elettorale, si è progressivamente svuotata di effettiva rappresentatività”(7) e che esperienze informali di partecipazione, non ad esso legate e peraltro non uniformemente diffuse, possano considerarsi maggiormente rappresentative, perchè il principio di rappresentatività è strettamente, se non indissolubilmente, legato ad un concetto di delega elettorale; il nostro sistema di governo si basa su un criterio di democrazia formale fondato sul momento elettorale in ogni ambito territoriale tra cui la scuola. L’elettorato attivo e passivo è un diritto e come tale va esercitato per libera scelta. Diversa è la spontanea aggregazione per esprimere interessi condivisi dal gruppo di appartenenza ma come tali ad esso solo attribuibili. “La sovranità popolare (…) infatti si esprime non solo come ‘partecipazione politica’ attraverso la forma del voto (…) ma anche come ‘partecipazione sociale’ riguardante gruppi di varia natura” la cui volontà collettiva sia espressione il più possibile rispondente a quella dei singoli che ne fanno parte (8). Infatti la nostra Costituzione “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (…)” con ciò conferendo uguale dignità alle due posizioni e senza che l’una surroghi l’altra.
All’interno di ogni pubblico consesso eleggiamo “individui-persone” che rappresentano interessi “generali” e diffusi. La delega rappresentativa è la necessaria espressione di ogni democrazia formale e sostanziale, tanto vero che anche ogni aggregato associativo viene rappresentato appunto da “individui-persone” chiamate ad esprimere il volere di quella comunità ed elette dagli associati stessi. È evidente che la “legittimazione di base” (in forma diretta attraverso il meccanismo elettorale) di un organo collegiale è più forte ed espressione di “maggiore nobiltà democratica” (9).
A ciò si aggiunga che gli organi collegiali di democrazia formale legati al momento elettorale rispondono a precise regole di trasparenza amministrativa e sono sottoposti alle norme relative all’accesso agli atti, mentre nell’associazionismo spesso non si ha eguale visibilità di provvedimenti interni quali verbali di assemblea, atti di nomina, elenco degli associati. È incomprensibile quindi che se l’art. 42 del D.L.vo 297/94 al comma 5 riconosce “per il mantenimento dell'ordine” al Presidente del Consiglio di Istituto e del Consiglio Scolastico Distrettuale “gli stessi poteri a tal fine conferiti dalla legge a chi presiede le riunioni del consiglio comunale”, tuttavia non si assoggettino allo stesso regime di pubblicità previsto per gli organi di governo degli enti locali, anche le nomine degli eletti all’interno degli Organi Collegiali, con particolare riferimento ai Presidenti, dei quali non è disponibile una banca dati, esigenza imprescindibile per realizzare un necessario collegamento.
Incredibilmente, la manifesta caduta partecipativa, anziché indurre ad individuare le ragioni di tale perdita d’interesse per rimuoverne le cause, costituisce l’alibi per giustificare la soppressione degli spazi di partecipazione inutilizzati o mal gestiti per mancanza di idonee condizioni di funzionamento.
Nei documenti del CNPCSD (Coordinamento Nazionale Presidenti Consigli Scolastici Distrettuali) si sottolinea, a proposito dei Distretti Scolastici: “Si vuole affermare che non è irreprensibile la conclusione ‘chiudiamoli perché ormai non funzionano più senza valutarne le cause; si vuol dire che è epidermico l’assioma secondo il quale ‘la scarsa frequenza delle componenti ne dimostra l’inutilità’. Con tale superficialità non si vedono le vere cause che hanno portato al progressivo esautoramento dei Distretti Scolastici e non si traggono insegnamenti per il futuro”(10). La disaffezione è stata infatti conseguenza di un’impossibilità concreta di funzionamento nonché della evidente convinzione dell’inutilità e scarsa efficacia della propria attività connessa anche al depauperamento progressivo di risorse e funzioni. Ciò spiega perchè si è parlato di una precisa volontà di tenere esclusi i genitori dal governo della scuola (11).
Secondo E. Barbieri: “La partecipazione degli organi collegiali serve, la scuola senza partecipazione è come un motore senza olio e poi magari apparentemente le cose possono andare meglio, ma nei fatti ci sono delle difficoltà serie” (12).
Come quella di rischiare di fondere la testata…
Le problematiche connesse ai Consigli Scolastici Distrettuali erano note già dal 1985. Ne sono state analizzate le ragioni e proposte adeguate soluzioni (13). Eppure le azioni intraprese, nel corso di oltre un ventennio, sono state dirette solo verso una graduale ma costante deminutio di funzioni e poteri, già scarsi e vaghi, spoglio delle modeste risorse economiche ed umane. Appare questo un atteggiamento non equivocabile.
Con l’avvento dell’autonomia, la presenza del Distretto, la cui sede ha continuato ad essere posta all’interno di istituzioni scolastiche, è stata avvertita dalle stesse come un’intollerabile interferenza, anche in correlazione con l’incremento dei poteri e delle connesse responsabilità dirigenziali.
Dall’altra parte, le previste e talora paventate responsabilità penali e civili a carico dei presidenti per l’attività svolta, senza praticamente più alcuno stabile supporto organizzativo, ne hanno scoraggiato la partecipazione, al punto che si è detto che i Consigli Scolastici Distrettuali erano, oltre che una forma di “decentramento atipico” per la sua configurazione giuridica evanescente e la mancanza di deferimento di poteri, “un’istituzione ma non un’organizzazione” (14). Non può perciò meravigliare l’agonia cui sono stati destinati e la progressiva dimenticanza degli stessi. Gli organi collegiali territoriali infatti dovrebbero essere “concepiti non come articolazione dell’Amministrazione, ma come luoghi dove si costruisce la partecipazione”(15).
Si può quindi convenire che nel caso dei Consigli Scolastici Distrettuali alla “maggior nobiltà democratica” è corrisposta invece una “minore potenzialità operativa” (16).
Inoltre se è senza dubbio indispensabile investire risorse per la realizzazione di in “programma di ‘professionalizzazione’ relativa alla partecipazione” (17) perché l’informazione ed un’adeguata preparazione possono migliorarne la qualità, è pur vero che “nessun organismo di rappresentanza prevede la competenza” (18). Insomma, la formazione va accompagnata anche da adeguati stimoli alla partecipazione.
Fenomeni spontanei di aggregazione partecipativa, per quanto auspicabili, encomiabili ed indispensabili non possono considerarsi sostitutivi. Bisogna invece, come si è detto, indagare sulle cause che spingono il singolo individuo a disinteressarsi e rimuoverle. Solo recuperando il valore ed il senso della partecipazione individuale in funzione di rappresentanza elettiva “rimuoveremo gli ostacoli che ne impediscono l’effettiva partecipazione”, tenendo presente altresì che la spinta ad operare è direttamente proporzionale alla concreta possibilità di fare ed agire (19).
Scuola-scuola e territorio. Organi collegiali territoriali. Auspicabili alleanze
Il rapporto della scuola col territorio non può certo realizzarsi con la sola presenza dell’ente locale all’interno del Consiglio di Istituto ma neanche attraverso la semplice previsione di “conferenze di servizio” se organizzate escludendo la presenza di genitori e studenti. Queste, previste dalla L 241/90, successivamente modificata alla L 340/00 quale organo di semplificazione e trasparenza dell’azione amministrativa “qualora sia opportuno effettuare un esame contestuale di vari interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo”, vengono viste come strumento che coinvolge solo l’amministrazione stessa, anche laddove sia attivato da privato o coinvolga l’interesse di cittadini “utenti” del servizio. Un luogo di confronto dunque destinato esclusivamente agli operatori.
Nonostante il diffuso parlare di territorialità “c’è la tendenza a rinchiudere il rapporto scuola territorio in una attivazione promossa solo dalla istituzione scolastica. E’ questa “la partecipazione?”(20). E bisognerà chiedersi se ancora “persiste, una distrettualità come recapito di un particolare territorio, di una gente, di una cultura, come aggregato sociale, naturale e genuino; con il quale far rapportare una scuola che vi opera” (21). Ma “una autonomia ad oltranza, senza un rapporto stabile con il suo hinterland, senza altre condivise interlocuzioni, rischia di essere l’esaltazione di quella autoreferenzialità che ogni recente indagine (del Censis, dell’Istat, di ‘Ascoltare Scuola’, del ‘Giudizio dei cittadini sulla scuola’, del MoniPOF’, delle Associazioni dei genitori) denuncia come il limite che disaffeziona l’attenzione e la partecipazione per la scuola. (…)Né dal punto di vista procedurale, né tanto meno da quello economico, è immaginabile che ciascuna scuola per suo conto possa organicamente dialogare con gli Enti locali, con l’imprenditorialità, con l’associazionismo” (22).
Se poi è assolutamente necessario dare corretta applicazione all’art. 7 del DPR 275/99 che prevede l’istituzione di “reti di scuole” allo scopo di elaborare una reale offerta formativa territoriale, d’altra parte “si è visto, nelle recenti esperienze, che nemmeno l’attivazione di ‘reti’ fra scuole può corrispondere per tali finalità perché possono necessariamente incrociarsi per livelli, per preferenze, per argomenti, per dotazioni – ed è già positivo – ma non per generare un impianto di interrelazioni, con le istituzioni e la società civile, compiuto e permanente” (23). Questo perché il coordinamento territoriale ed il ruolo di intermediazione con l’ente locale andrebbe correttamente svolto da un organismo ad hoc, a ciò istituzionalmente demandato, quale era il Consiglio Scolastico Distrettuale, ora invece svilito nelle sue funzioni, mortificate anziché valorizzate, in cui avrebbe potuto ben svolgersi “l’autonomo apporto delle varie componenti,. Infatti si ritiene che la motivazione alla partecipazione sia determinata da due fondamentali presupposti: l’effettivo potere degli organi di incidere sulle scelte di politica scolastica ed il “senso di appartenenza” ad una comunità.
Oggi si ripete che una riforma degli organi collegiali deve tenere presenti le modifiche introdotte al titolo V della Costituzione e le connesse esigenze dell’autonomia. Ma se già l’art. 21 della L 59/97 aveva ben distinto responsabilità ed attribuzioni delle diverse componenti della scuola e precisato che i “contenuti e le specificità della qualifica dirigenziale” nonché l’affidamento dei nuovi compiti dovessero individuarsi secondo criteri che rispettassero altresì le “competenze degli organi collegiali scolastici”, è lecito domandarsi quale sia il significato del valore che si vuole conferire all’autonomia didattica ed organizzativa in ambito scolastico i cui contenuti sono stati definiti dal regolamento, il DPR 275/99. Questo non solo ribadisce che l’esercizio delle funzioni direttive si esplica nel rispetto delle competenze degli Organi Collegiali ma conferma anche l’immagine di una “comunità” scolastica (purtroppo non ancora realizzata) che deve “interagire” con la comunità civile. Autonomia è altresì “la capacità di corrispondere ai bisogni dell’utenza, è questa che premia o punisce la scuola attraverso un “patto sociale” (carta dei servizi, piano dell’offerta formativa)”(24) ed è per questo che la scuola deve imparare ad interloquire con il territorio ed a relazionarsi con esso. La partecipazione mira appunto a favorire una collaborazione tra scuola e società (25). L’autonomia così come attualmente interpretata rischia invece di esasperare l’autoreferenzialità delle istituzioni scolastiche, quale difesa da ogni ingerenza esterna.
Se appare rispondente alla “regionalizzazione” dell’istruzione e conforme al dettato costituzionale la previsione di organi collegiali territoriali a livello regionale, non sembra corretto identificare l’ambito di pertinenza degli organismi territoriali a livello locale con la creazione, auspicata ma dalla latitudine variabile e comunque potenziale e su base volontaristica, di reti di scuole. Già un Testo di riforma approvato dalla 7a Commissione Camera il 10 febbraio 1999 (26) aveva previsto la possibile creazione di Organi collegiali di rete, quali organi di gestione collegiale comune costituito ”ove due o più istituzioni scolastiche, appartenenti al sistema nazionale pubblico d'istruzione, decidano di collegarsi fra loro in un accordo di rete”, approvato dagli organi collegiali delle singole istituzioni, come previsto dall’art. 7 del DPR 275/99. Questi non possono essere assimilati ad organi collegiali territoriali proprio perché legami tra istituzioni scolastiche (ed in particolare tra Dirigenti) difettando invece un collegamento con la comunità territoriale, per quanto sia auspicabile la creazione di “laboratori territoriali” ai sensi del citato art. 7. Infatti “ il servizio che viene erogato, per essere di qualità, va continuamente alimentato, soprattutto in un regime di autonomia, ed anche le politiche formative territoriali devono potersi mantenere attraverso una riflessione alla quale operatori della scuola, degli enti locali, del privato sociale, ecc. contribuiscono, perché la decisione sia poi adeguata e partecipata”(27). È per questo che occorre invece recuperare un ruolo del “Distretto Scolastico” che preveda però non la prevalenza di “tecnici”, ma dei diretti “portatori di interessi”, i genitori appunto, in quanto parte della comunità locale.
Solo attraverso un costante ed organico rapporto tra scuola e territorio sarà possibile affrontare e risolvere in maniera adeguata le questioni attinenti all’insuccesso scolastico ed alla dispersione ed intraprendere una corretta azione di orientamento, nonché le problematiche afferenti al passaggio scuola-scuola (nei diversi gradi di istruzione) ed a quelle del transito ulteriore scuola-lavoro, purché si sia capaci di agire tenendo presenti le caratteristiche dell’ambiente ed i bisogni dei residenti. “Larga parte della popolazione scolastica ha un insuccesso formativo perché, non trovando percorsi adeguati nel sistema dell’istruzione, non ha un’altra possibilità. (…) Le Regioni, che hanno competenza in merito alla programmazione dell’offerta formativa, devono individuare gli ambiti territoriali funzionali al miglioramento di questa offerta. Il problema dell’insuccesso formativo si affronta anche attraverso l’individuazione di questi ambiti territoriali, per ricostruire un rapporto efficace tra l’istruzione, formazione professionale e formazione sul lavoro.”(28)
Oggi ancora non si può parlare di una reale offerta formativa territoriale. È interessante la proposta secondo la quale il Dirigente Scolastico potrebbe “raccogliere le esigenze, le istanze e le attese delle famiglie” attraverso “una conferenza di scuola, convocata dal dirigente scolastico, composta dal consiglio di istituto, dai rappresentanti delle famiglie e degli studenti, dai rappresentanti degli enti locali e dai rappresentanti delle realtà produttive sociali” (29). La creazione di un “Osservatorio sui bisogni formativi” potrebbe funzionare da raccordo territoriale delle esigenze delle diverse conferenze. Ma occorrerà sempre un organo territoriale che operi una sintesi dei dati e formuli idonee ed efficaci proposte e risposte.
L’elevamento dell’obbligo stabilito dal DM 139 del 22/08/2007 per il quale “L'istruzione obbligatoria è impartita per almeno dieci anni” e “L'adempimento dell'obbligo di istruzione é finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età, con il conseguimento dei quali si assolve il diritto/dovere …” pone serie questioni in merito all’offerta territoriale nel passaggio scuola-scuola. Infatti quale corrispettivo dell’obbligo vanno garantite opportunità che assicurino il libero ed ampio diritto di scelta senza aggravi per lo studente e le famiglie giacché anche questa problematica può influire sul fenomeno della dispersione.
La sistematica e progressiva svalutazione dei Consigli Scolastici Distrettuali e la mancata individuazione dei nuovi ambiti territoriali non ha certo privato di significato le motivazioni che erano alla base l’obbligo sancito all’art. 17 del D.L.vo 297/94 per il quale: “Nell'ambito dei distretti scolastici dovrà, di regola, essere assicurata la presenza di tutti gli ordini e gradi di scuola …”.
L’orientamento continua, soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, ad essere confuso con la semplice “informazione”(30). Molteplici sono invece a riguardo le iniziative che regolano il passaggio scuola-scuola (università) ed anche scuola-lavoro, mentre ancora poco chiaro continua a rimanere la sua concreta operatività dalla scuola dell’infanzia così come previsto dalla direttiva 487/97, eccezion fatta per il progetto Orme (31). La direttiva 487/97 all’art. 7, tra le azioni a livello provinciale in tema di orientamento, prevede che i “provveditori agli studi … attivino gli osservatori d’area di cui alla CM 257/94 in modo che le scuole collaborino con i consigli scolastici distrettuali alla formulazione dei programmi relativi ai servizi territoriali di orientamento e alla definizione degli interventi di sostegno”. Si coglie da questa previsione la concezione territoriale dei programmi di orientamento, riconoscendo le grandi potenzialità di coordinamento dell’azione da parte dei Consigli Scolastici Distrettuali. Con essa inoltre si provava a meglio definire il ruolo di tali organi territoriali, prendendo implicitamente atto delle difficoltà di collaborazione con le istituzioni scolastiche che per tale via veniva sollecitata. Come si può orientare ad una scelta senza un’analisi dei bisogni del territorio e delle cause endemiche del disagio e chi, se non un organismo territoriale, può essere in grado di comprenderne le intime dinamiche? In mancanza, le molteplici iniziative, realizzate in diversi ambiti, in tema di dispersione (connesse ad esempio al recente programma “Scuole Aperte” (32) nonché al PON finanziato dai Fondi Strutturali relativamente ai quali ha preso avvio la programmazione 2007-2013) sono destinate, per quanto lodevoli, a sortire risultati di scarsa efficacia, come dimostra la persistente lontananza dagli obiettivi previsti dalla carta di Lisbona. Vale la pena cercare di comprendere come vengono distribuiti e spesi questi stanziamenti straordinari o i fondi sull’orientamento, e monitorare i risultati delle azioni, accennando appena alla circostanza che appare contraddittorio finanziare progetti per la dispersione e poi prevedere cospicui tagli sugli organici favorendo la costituzione di classi sempre più numerose che non possono che favorire il fenomeno. Senza un “POF di territorio” ogni scuola continuerà ad essere assimilata ad una sorta di “progettificio” il cui Piano dell’Offerta Formativa finisce per essere “un elenco di progetti poco coerente; tra l'altro, con risorse assolutamente inadeguate per garantire un risultato verificabile”. Per le quali è “difficile quindi ipotizzare che possano avere una importante valenza formativa”. Se per la sua realizzazione è senza dubbio necessario individuare degli “ambiti territoriali” è incredibile si possano assimilare ad “Organi Collegiali Territoriali” delle strutture partecipative costituite con il “compito di coordinare l'offerta formativa” e che vedono coinvolti “Dirigenti scolastici, sindaci e forze produttive dei rispettivi territori”. Come si può valutare la rispondenza dell’offerta alle esigenze del territorio senza il contributo di genitori, studenti, docenti ed anche associazioni attive che lo “vivono” concretamente? (33)
D’altra parte “Il territorio non è una realtà basata sulla somma di più comunità ma, è il complesso delle tradizioni, delle etnie, delle culture, delle economie che ne fanno e ne cementano le radici, non è una enclave chiusa ma, dinamica e aperta alla accoglienza nel reciproco rispetto delle diversità”. Mentre “La partecipazione non è l’attestazione di essere solo e comunque presente ma, il contare, costruire, lavorare per un fine, per uno scopo non solo a difesa di una parte ma essere disponibili e pronti a operare con equità e onestà al servizio per un “qualche cosa” che meriti e conceda rispetto” (34).
Superfluo riaffermare anche in tal caso l’importanza degli organi collegiali territoriali. Senza dissimulare le reali problematiche connesse al loro funzionamento è incredibile che la mancanza di organizzazione dei genitori abbia consentito che l‘amministrazione, senza modifiche sostanziali del quadro normativo, abbia privato di risorse un organo di rappresentanza e di governo territoriale ancora legislativamente valido ed impedito l’esercizio dei diritti fondamentali di democrazia connessi all’elettorato attivo a passivo. Ed è per questo che va rivendicato il rinnovo.
Questa è l’occasione per riuscire a creare un movimento comune. Anche a Bologna nel 2002 si ravvisava “l’opportunità che i Presidenti dei Consigli di Circolo o di Istituto (genitori) e dei Distretti Scolastici trovino il modo di coordinarsi per l’esame e la proposta, derivanti dalle loro esperienze. Per i genitori occorre promuovere una attenzione più ampia su quanto si muove per la scuola. In Italia svolgono un ruolo che non è certo paragonabile con quello che svolgono in altri Paesi europei: dove sono loro determinanti sulle questioni scolastiche” (35).
La CM 67/07(36), che ha disposto in merito alla elezione degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica per l’a.s. 2007/08, in maniera significativamente diversa dalle precedenti, si è richiamata direttamente ed “integralmente” alle disposizioni contenute nella CM 192/00 la quale prevedeva espressamente l’indizione delle elezioni suppletive dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali in caso di impossibilità di surroga, in ossequio a quanto previsto dall’art. 8 del noto D.L.vo 233/99, mai entrato in vigore. È ormai tristemente risaputo che le liste sono esaurite ormai ovunque e che questi organismi sono nell’impossibilità di funzionare. Pertanto il FoNAGS nel documento del 12 luglio 2007, anche in considerazione di quanto previsto dalla nota all’art.6 del DL 411/01 convertito nella L 463/01, che tra l’altro ha modificato il summenzionato articolo 8 D.L.vo 233/99 (37), della risposta all’interrogazione parlamentare del 13 maggio 2003 (38), nonché della sentenza della Corte Costituzionale n. 208/92 (39) in tema di prorogatio (40), da cui il DL 293/94 convertito nella L 444/94 (che indica il limite temporale di proroga in 45 giorni), recepita, si badi, nella sola OM 225/95 all’art. 44 in materia di elezione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, (41), ha chiesto: “Nella deludente ipotesi che non si possa procedere in tempi stretti all’attivazione dei nuovi organi territoriali, chiederemo che si proceda comunque al rinnovo dei Distretti scolastici e dei Consigli scolastici provinciali secondo la “vecchia” normativa vigente e inosservata da tempo, anche se insoddisfacente”(42).
Tuttavia la CM 67/07, nonostante la prevista “integrale” applicazione della CM 192/00 ha richiamato solo l’OM 215/91 relativa alle elezioni degli OO.CC. d’istituto e non anche le OO.MM. 216/91 e 217/91 aventi ad oggetto quelle dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali. Nel pregresso le circolari hanno dato istruzioni chiare in merito, finché negli ultimi anni si è semplicemente del tutto sottaciuto sull’argomento (43). Così, in mancanza di alcuno che eccepisse la lacuna, gli UU.SS.RR. hanno provveduto ad indire le elezioni dei soli OO.CC. di istituto escludendo quelle dei territoriali (44). D’altra parte quanto e cosa conoscono di questo gli eletti e gli elettori?
Pertanto dalle Associazioni era auspicabile la determinata richiesta di una nuova circolare del Ministero nella quale si prevedesse RINNOVO, coerentemente agli impegni assunti, considerando che le verifiche richieste ed effettuate da alcuni Uffici Scolastici Regionali hanno già chiaramente evidenziato tale necessità. Tanto più urgente dal momento che l’infinita attesa di una riforma pare prolungarsi e comunque non potrà realizzarsi nell’immediato. Questo non avrebbe certo risolto le questioni di funzionamento ad essi connesse, ma rammentato che la mancata applicazione di una norma comporta la violazione di un diritto il cui esercizio i cittadini sovrani sono legittimati a reclamare nonché l’assunzione di precise responsabilità.
Tuttavia, contraddicendo l’impegno unitario, l’unica significativa reazione, cui va dato riconoscimento, è la lettera con la quale il CGD ha coerentemente richiesto al Ministro “l'immediata integrazione della circolare che disponga il rinnovo degli organi collegiali territoriali per le componenti elettive”(45).
Constatata però la debole resistenza e la mancanza di una pervicace richiesta, la sola risposta del Ministero in proposito è stata l’assenza di alcuna risposta.
In questa azione a tutela di interessi collettivi potrebbe ipotizzarsi, liberandosi da preclusioni sull’argomento, anche una collaborazione con le Associazioni dei consumatori, statutariamente preordinate e dotate di professionalità adeguate all’esercizio di quell’action class che aveva già trovato pieno riconoscimento in altri ordinamenti, ed introdotta nel nostro ordinamento con la Finanziaria 2008, applicabile dal 29 giugno 2008, ma anche per fornire supporto, grazie alle specifiche competenze, per la corretta formulazione di norme regolamentari quali quelle dirette a superare e disciplinare il meccanismo della privacy che concretamente ostacola talvolta persino i contatti tra gli eletti di uno stesso istituto, oltre che per assistenza in tema di L 626/94 e per una completa ed aggiornata anagrafe dell’edilizia scolastica. Infatti, per tale ultimo caso, sembra che nonostante i buoni propositi la rete ci riveli un mancato aggiornamento dei dati (46).
Ed in materia di diversa abilità anche la questione relativa al sostegno ed alla riduzione degli organici, alla formazione delle classi, all’applicazione della L 104/92, agli accordi di programma, ai gruppi GLH, va affrontata da parte di tutte le associazioni. Irrimediabilmente queste emergenze mai risolte si riflettono su tutti gli alunni e sul loro diritto allo studio e conseguentemente sono interesse di tutti i genitori. L’atto di indirizzo del Ministro Fioroni (47) ha taciuto sull’argomento ma con intensità crescente si sollecita l’attenzione su queste problematiche rammentando che ogni risparmio di spesa nei confronti dell’“azienda scuola” si traduce in un ulteriore disagio per gli studenti e sacrificio del loro diritto allo studio.
Quale ulteriore riflessione sulla territorialità bisogna dire che i Forum aperti anche ad altre realtà associative, la cui maggiore rappresentatività sia rapportata alla “dimensione territoriale”, secondo quanto previsto dal DPR 301/05, possono costituire un’opportunità di dialogo e progettazione territoriale, ma i Forum regionali (FoRAGS) dove ed in quante realtà possono dirsi regolarmente istituiti ed efficacemente funzionanti? E quale sarà la sorte dei Forum provinciali (FoPAGS), non menzionati neanche nel DPR 301/05 ed a cui neanche il documento del FoNAGS fa riferimento? Quindi, per quanto in alcune realtà manifestamente operativi, possiamo legittimamente chiederci se esistono, quali siano le loro funzioni e se sia condizione sufficiente l’autonoma istituzione degli UU.SS.RR.. Chissà se chi è parte attiva al loro interno è in grado di fornire risposta.
Diversa e peculiare è la situazione del CNPI. Esso è disciplinato nel Capo IV del TU 297/94 artt. 23-25 che prevede gli organi collegiali (territoriali) a livello nazionale ed è stato sottoposto dal Decreto Legge 411 del 23 novembre 2001 convertito con legge 463 del 31 dicembre 2001 allo stesso regime di prorogatio degli altri OO.CC. territoriali che tuttavia sembra avere operato qui differentemente dal momento che ne è stata garantita la permanenza in carica nel pieno delle sue competenze nonostante il suindicato termine previsto dall’art. 44 comma 2 dell’OM 225/95 e, per quanto accertabile, le ultime elezioni risalgano al 1996. Ci si domanda pertanto come si applichi in tal caso il principio della decadenza dei suoi membri.
Esso, presieduto dal Ministro della PI, è organo del ministero stesso come si evince dal DPR 260/07, che, nel regolare la riorganizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, modifica l’elencazione del precedente DPR 319/03 che aveva incluso non solo alla lettera g) il CNPI di cui
all'articolo 23 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 ma anche alla lettera
f) il CSPI, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione di cui
all'articolo 2 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233. Era legittimo chiedersi, per quanto il DPR 319/03 avesse mera efficacia ricognitiva e non normativa, perché indicare nell’organizzazione del ministero una struttura non operante, dal momento che il D.L.vo 233/99 non è mai entrato in vigore (poiché non sono mai stati definiti gli ambiti territoriali degli organi collegiali locali)? Tuttavia anche il DPR 260/07 non è esente da analoghi rilievi giacché all’art. 7 comma 3 nell’indicare i compiti degli Uffici Scolastici Regionali afferma: “provvede alla costituzione della segreteria del consiglio regionale dell’istruzione a norma dell’art. 4 del D.L.vo 233/99”… Ciò non configge con i principi dell’ordinamento in materia di successioni di leggi nel tempo (art. 15 delle disposizioni preliminari del codice civile)?
Tuttavia il DL n. 147/2007 (convertito nella L 176/07) ha gettato ombre anche sulla conservazione della pienezza di poteri del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Infatti, sempre nella dichiarata ed espressa “attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1999 n. 233” ha reso non più obbligatorio e vincolante il parere degli OO.CC. territoriali, nella fattispecie CNPI e Consigli Scolastici Provinciali, per la disposizione dei provvedimenti disciplinari e dei trasferimenti nei confronti dei docenti di cui agli artt. 503, 468 e 469 del D.L.vo 297/94. Se ciò risponde ad esigenze di celerità procedurale è pur vero non solo che il parere di un organo collegiale costituiva maggiore garanzia di imparzialità rispetto alla decisione di un organo monocratico, ma altresì che questa pare essere una singolare soluzione alle difficoltà nel funzionamento degli OO.CC. territoriali connesse all’infinita prorogatio patita soprattutto dai CSP che intanto, in mancanza di elezioni, ordinarie o suppletive, si sono progressivamente svuotati delle componenti. Pertanto, anziché rendere efficienti questi organi attraverso il rispetto delle norme elettorali, ovvero provvedendo a riformarli, si perpetua la scelta del costante esautoramento di poteri e svilimento di funzioni. E se la Federazione Lavoratori della Conoscenza (48) afferma: “(…) tutt’oggi, non è stato presentato dal Ministro alcun progetto di riforma degli organismi territoriali di scuola, tassello indispensabile per una equilibrata gestione della materia disciplinare dei docenti e dei dirigenti scolastici. Al contrario, in modo surrettizio, si procede ad un loro svuotamento senza prospettive riformatrici più giuste ed efficaci”, c’è invece chi accoglie questo provvedimento con incredibile entusiasmo esclamando: “(…) Finalmente, un’inversione di marcia alla demagogia imperante del lassismo e della deresponsabilizzazione esercitata da una miriade di organi collegiali inutili e improduttivi” (49). Superfluo precisare che l’inutilità ed improduttività non è intrinseca all’organo ma al sistematico smantellamento di queste strutture partecipative. Sembra evidente che tutto depone per la deliberata scelta di tenere i genitori sempre più lontani dal governo delle istituzioni scolastiche.
Così mentre in materia disciplinare si rafforza il potere dei Dirigenti Scolastici e degli Uffici Scolastici Regionali, secondo una visione più rispondente a logiche accentratrici e verticistiche che ai principi di autonomia, si impoverisce quello degli organi di garanzia. Ma chi controlla i controllori?!
Il prossimo futuro nell’attesa di possibili Riforme
In questo contesto si innesta l’incredibile recente proposta dell’ASAS (Associazione Scuole Autonome della Sicilia) (50), aderente alla FNASA (Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome), che muovendo dalla premessa che “Una delle cause della crisi della scuola statale è a nostro avviso la proliferazione oltre ogni logica degli Organi collegiali” propone di sopprimerne ben otto e cioè: la Giunta Esecutiva, il Collegio dei Docenti, l’assemblea studentesca, l’assemblea ATA, il comitato dei genitori, l’assemblea dei Genitori, la RSU, l’Organo di Garanzia.
Colpisce che un simile emendamento provenga da un’associazione di “scuole”, giacché la scuola è un’entità complessa, nella quale sono rappresentante diverse componenti. Pertanto analizzando la notizia da “cittadini sovrani e coscienti”, sottraendo alla comunità scolastica i massimi organismi di partecipazione di docenti, genitori, studenti, ATA il risultato palesa gli interessi che vi sottendono.
Tanto più sbalorditiva la notizia se messa in relazione all’interessante esperienza recentemente promossa dai FoPAGS (Forum Provinciale delle Associazioni dei Genitori della Scuola) di Firenze e Bergamo, quest’ultimo aperto anche ad altre realtà associative del territorio, che, prendendo l’avvio da incontri di formazione che hanno interessato in primo luogo tutti i presidenti dei consigli di circolo e di istituto, indipendentemente dall’appartenenza associativa, riconoscendo quindi l’importanza del loro ruolo istituzionale e di un loro collegamento, è approdata nell’un caso, attraverso la loro consultazione, alla formulazione di una serie di proposte per la riforma degli Organi Collegiali (51) e nell’altro, dopo la somministrazione di un questionario, alla istituzione di uno sportello di ascolto gestito dai genitori presso l’USP (52). Peccato che i Forum Provinciali ancora non abbiano ancora ricevuto adeguato riconoscimento normativo, non essendo contemplati dal DPR 301/05 e queste buone pratiche non abbiano ancora trovato la più ampia condivisione.
Necessaria premessa di ogni possibile proposta è l’art. 21 comma 15 della L 59/97 che così enuncia: Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge il Governo è delegato ad emanare un decreto legislativo di riforma degli organi collegiali della Pubblica istruzione di livello nazionale e periferico che tenga conto della specificità del settore scolastico, valorizzando l'autonomo apporto delle diverse componenti e delle minoranze linguistiche riconosciute, nonché delle specifiche professionalità e competenze(…).
Palese è l’osservazione in merito alla circostanza del decennio decorso mentre particolare considerazione andrebbe riconosciuta alla parola “valorizzazione”.
Dunque, partendo da quanto esposto nel documento del FoNAGS con il quale si è parte questa riflessione, non si può non condividere l’istanza di maggiore riconoscimento dei Comitati Genitori, in considerazione del loro valore rappresentativo e partecipativo in quanto costituiti dalla volontà associativa dei rappresentanti di classe. Di questi non solo va resa obbligatoria la costituzione, quale stimolo alla partecipazione, ma va altresì elevata la dignità a quella di un organo collegiale con funzioni consultive e propositive, creando dei meccanismi di continuità e di automatico rinnovo.
A meno di non escludere ogni forma di condivisione disconoscendo la pluralità delle componenti scolastiche e l’opportunità di un loro fattivo apporto non può cancellarsi il riferimento alla collegialità. Né allo stato può consentirsi che ogni scuola disciplini autonomamente, attraverso un proprio statuto le migliori forme di partecipazione, in considerazione del non uniforme grado di maturità partecipativa e delle evidenti carenze informative sull’utilizzo degli strumenti.
Quanto al nucleo di valutazione, prima di rivendicare un ruolo partecipativo occorre preventivamente definirne le funzioni e distinguerlo nettamente dalla previsione dell’art. 21 comma 9 ultima parte dell' “obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi”, quali sono quelli previsti dalla Carta dei Servizi. Diversa è la funzione ed il metodo.
La “valutazione di sistema” è attività fondamentale di verifica e miglioramento della qualità ma, in particolar modo se applicata alla scuola, ove si tratta di valutare l’“efficienza” (quindi l’attività svolta) e l’“efficacia” (in relazione ai risultati conseguiti) dell’operato di individui anche sulla base delle risposte di altri individui, non è certo un’operazione semplice soprattutto nell’identificazione di strumenti e metodi chiari, professionali ed il più possibile oggettivi ed imparziali. Inoltre è necessario che l’intera comunità scolastica venga gradualmente coinvolta in una serie di attività nell’ambito di un progetto complessivo e sistematico affinché in essa “si radichi la convinzione che la valutazione di sistema, se fatta secondo le regole, è utile, anzi fondamentale per migliorare la formazione dei nostri studenti.” (53)
Un nucleo di valutazione, oltre ad insediarsi a far data dalla propria istituzione, dunque senza gradualità né preparazione specifica, richiederebbe necessariamente professionalità ad hoc in quanto chiamato a valutare essenzialmente l’operato degli operatori scolastici in maniera tecnica.
Bisognerebbe invece rafforzare le procedure di autovalutazione, così come previste dall’art. 21 della L 59/97, dando significato alla loro cogenza con la previsione di sanzioni o incentivi per la mancata o pratica applicazione e coinvolgendo il collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori, anche attraverso l’obbligatorietà della sottoscrizione del “contratto formativo” che dovrà prevedere e garantire degli standard massimi e minimi di apprendimento nonché l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale strumento di verifica del corretto funzionamento organizzativo in relazione al chi, come e quando (54). Perché “La scuola dell’autonomia non è un apparato autoreferenziale, assume la sfida di rendere conto delle proprie azioni e per questo si può autogovernare” (55).
Il “Quaderno bianco sulla scuola” pubblicato a settembre 2007 (56) dedica ampio spazio al tema della valutazione individuando proprio nel ritardo nell’adozione di tali procedure la causa di molte delle criticità del nostro sistema di istruzione.
La Commissione delle Comunità Europee ha nel luglio scorso pubblicato un “Documento di Lavoro dei Servizi della Commissione” dal titolo “Le scuole del 21° secolo” (57) nel quale testualmente si legge: “Nel 2001 il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno raccomandato agli Stati membri di istituire sistemi di valutazione della qualità trasparenti nonché di creare un contesto che equilibri le autovalutazioni della scuola con valutazioni esterne, di coinvolgere tutte le parti in causa nel
processo di valutazione e di diffondere le prassi ottimali e gli insegnamenti tratti dall'esperienza. Malgrado tale iniziativa i genitori, gli allievi ed altri membri scolastici sono coinvolti meno spesso nella valutazione rispetto agli insegnanti e ai consigli scolastici”.
Attraverso questo Documento che analizza le maggiori problematiche della scuola moderna l’UE, preso atto della difficoltà (in particolare per alcuni paesi) di raggiungere gli obiettivi previsti per il 2010 dalla Carta di Lisbona, promuove una consultazione proprio per individuare le migliori strategie per la modernizzazione del sistema scolastico nonché ipotizzare possibili azioni comuni e per favorire la massima diffusione nel coinvolgimento della quale le Associazioni potrebbero esercitare la propria influenza.
Occorre poi distinguere le competenze tecniche dal ruolo “politico” svolto dagli eletti all’interno degli OO.CC.. Invero l’art. 21 della L 59/97 ha ben distinto le responsabilità di natura elettiva da quella amministrativa e didattica. È evidente che il Consiglio di Istituto non partecipa alla redazione materiale degli atti contabili ma esercita una mera attività di controllo e verifica e la sua responsabilità è di natura eminentemente politica. In considerazione quindi della sostanziale estraneità dal procedimento di redazione dell’atto e della materiale impossibilità di verifica contabile (non soltanto per mancanza di specifiche competenze), bisognerebbe limitare la responsabilità personale e patrimoniale dei consiglieri tutti e non solo escludere la componente studentesca da tale funzione di verifica ancorché minorenne.
Ed è sicuramente necessario investire in formazione, che riguardi non solo aspetti della genitorialità ma anche della partecipazione, perché genitori e scuola hanno il compito di formare i “cittadini sovrani” del domani.
L’indifferenza e la mancanza di organizzazione e collegamento della componente genitori ha di fatto legittimato il riconoscimento delle associazioni quale unico interlocutore ministeriale. L’A.Ge. ha provato a contattare direttamente i presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto invitandoli a sottoscrivere una petizione per la riforma degli OO.CC. (58). Se l’iniziativa è da valutare positivamente, ove inquadrata nell’ottica dell’obiettivo auspicabile della creazione di una banca dati delle scuole e degli eletti, nonché della realizzazione di opportunità di collegamento tra gli stessi per la condivisione di esperienze, buone pratiche e norme regolamentari, va però superata ogni tendenza alla surroga o sostituzione quale conseguenza della loro inattività ma sollecitata la partecipazione individuale attraverso un diretto ed immediato coinvolgimento. Ed un Forum permanente della formazione e informazione (*) per ambiti territoriali aperto ai “portatori di interesse”, costituirebbe un valido strumento per la diffusione delle buone pratiche, la rilevazione dei bisogni ed il conseguimento degli obiettivi formativi, che dovrebbero attivare i presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto, democraticamente eletti, sollecitando altresì le associazioni dei genitori all’applicazione del DPR 301/05.
Tra i “portatori di interesse”, i singoli genitori e le istituzioni, le associazioni potrebbero e dovrebbero esercitare un ruolo politico intermedio rivedendo la propria struttura organizzativa improntandola a maggiore snellezza in modo stimolare la partecipazione, legando il rapporto associativo ad adesioni meno formali, funzionando come luogo di aggregazione e di incontro senza rigidi vincoli di appartenenza, utilizzando strumenti informatici e rapidi per le decisioni e la diffusione di comunicazioni ed informazioni.
Nonostante i documenti congiunti si è ancora troppo divisi e le azioni quindi risultano di scarsa efficacia. Riprova ne sono i successi conseguito dalle associazioni studentesche per quanto attiene alla disciplina delle Consulte Provinciali degli Studenti, organismi che non hanno un analogo tra i genitori e che andrebbero invece favoriti non solo per realizzare il collegamento territoriale che attualmente manca ma anche per dare un nuovo impulso ad una partecipazione individuale e non surrogata. Il DPR 268/07 non solo ha elevato a due anni il mandato dei rappresentanti degli studenti all’interno delle Consulte studentesche ma ha anche introdotto all’art. 16 bis il Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte Provinciali degli studenti con funzioni di coordinamento(59).
È scritto negli Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia: “chi non vuole l’orrore della morte deve accettare le fatiche della vita; chi non vuole la guerra deve pagare il costo della pace, che è una lotta incessante perché la vita trionfi sulla morte” (60). Possono parere parole troppo intense e forse inappropriate eppure stiamo assistendo alla “morte” (non naturale ma colpevole) di strumenti ed organismi di partecipazione nonché di ogni pulsione individuale ad un gratuito impegno per interessi comuni. Il DL del 5 settembre 2007 (61) recita all’art. 2: “(…) in attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233 (…)”, sono trascorsi otto anni da allora … quanto dovrà ancora durare l’attesa? Nelle more vale la pena precisare che ad oggi vige una normativa che viene disattesa. Sarebbe stato altresì preferibile specificare che sono i NUOVI organi collegiali territoriali quelli di cui si attende la costituzione dal momento che essi esistono attualmente.
Proposte per la nuova legislatura
Si è letto che “La scuola è assente nella campagna elettorale” (62) ed in effetti la sensazione è di estrema vaghezza, soprattutto sul come raggiungere gli obiettivi.
In particolare per quanto attiene alla collegialità manca qualsiasi accenno alla territorialità ma solo un generico rapporto al territorio senza ipotesi di coordinamento e collegamento tra organismi di governo e solo modesti riferimenti agli organi di istituto nei programmi elettorali. Eppure l’esercizio della democrazia in quanto governo del popolo si esprime proprio nella partecipazione nella sua accezione di democrazia rappresentativa. Senza partecipazione non v’è democrazia. E la scuola e la collegialità sono palestre di democrazia. Nella scuola c’è un microcosmo, è una piccola comunità che si governa.
D’altra parte ancora nelle dichiarazioni programmatiche del ministro Letizia Moratti esposte alla VII^ Commissione Cultura nel 2001 (63)si legge: “Il Governo si appresta a presentare alle Camere un disegno di legge di riforma degli organi collegiali di istituto, ispirato a garantire la presenza degli essenziali organi di governo, lasciando alla libertà dei singoli istituti di prevedere le forme di partecipazione e organizzazione ritenute più opportune.
Rispetto, invece, agli organi collegiali territoriali si renderà necessaria una proroga alla loro costituzione, prevista per il prossimo primo settembre, per una indispensabile revisione che tenga conto sia della riforma federalista dello Stato, sia di un necessario cambiamento rispetto all’attuale struttura che prevede una serie di rappresentanze chiamate ad assistere alle scelte dell’amministrazione, senza nessun reale potere decisionale”, intenti rimasti però lettera morta tanto che il D.L.vo 233/99 attende ancora l’approvazione dei decreti di attuazione, nonostante le deleghe che si sono succedute, e pertanto non è mai entrato in vigore.
Sia nel programma di governo 2006-2011 dell’Ulivo (64) quanto nel programma politico esposto dal Ministro Fioroni nel corso di un’audizione in VII^ Commissione nel giugno 2006 (65) manca qualsiasi riferimento agli organi collegiali, mentre delle iniziative intraprese, che però non hanno avuto seguito, si è detto in apertura di questo documento.
È evidente quindi che le maggioranze di turno non sono state capaci di riformare o non hanno avuto interesse a farlo, giacché, come si è detto, nelle interminabili more l’interesse alla partecipazione si è gradatamente spento ed i cambiamenti, si sa, occorre che qualcuno li richieda.
Si parla oggi spesso di nuovi “Organi Collegiali dell’autonomia” ma non di quell’autonomia che si attua con corrispondendo ai bisogni dell’utenza monitorati attraverso gli strumenti previsti dalla Carta dei Servizi bensì che mira a realizzare una struttura aziendalistica che snatura le caratteristiche della scuola comunità. E come si concretizza la piena autonomia statutaria, la “libertà” per le istituzioni scolastiche di prevedere le forme di partecipazione senza attuare il pieno rispetto e la consapevolezza nell’uso degli strumenti di tutte le componenti della scuola e formando interlocutori qualificati?
Ritorna negli attuali programmi elettorali anche di frequente il riferimento alla sussidiarietà. Eppure a tale principio organizzativo non è collegata affatto una visione dell’autonomia di tipo verticistico con un conseguente rafforzamento di poteri del Dirigente Scolastico, ma una concezione che pone al centro dell’ordinamento la persona nel senso della delega delle attività ad entità territorialmente organizzate e coordinate sempre più prossime ai cittadini per garantirne l’efficacia e l’efficienza, come ben si palesa nell’art. 118 della Costituzione in particolare al comma 4 “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
Seguono nello specifico alcuni passaggi in merito dai programmi dell’ormai prossimo appuntamento elettorale (66): l’on. Valentina Aprea (Il Popolo della Libertà) in un recente confronto si è espressa sull’opportunità di una “Riforma degli organi collegiali con individuazione di un ruolo forte del consiglio di amministrazione”(67); La Sinistra l’Arcobaleno: “valorizzare gli organi di governo della scuola come strumento di partecipazione” con particolare interesse nei confronti degli studenti dei quali “Vanno rivisti innanzitutto i loro organismi di rappresentanza”; Partito Democratico: “I Consigli di istituto, al cui interno va ampliata la partecipazione degli studenti e dei genitori, dovranno dotarsi di organi di governo, anche aperti alle comunità locali e alle forze economiche e sociali, in grado di far fronte alla complessità crescente dei compiti che l’Autonomia pone alla scuola” e questo perché “La scuola dell’Autonomia si fonda su un nuovo patto tra scuola e territorio; Unione di Centro: “Portare a termine la revisione degli Organi collegiali per rendere effettiva la partecipazione al governo della istituzione scolastica”.
Organizzazioni sindacali ed associazioni professionali e di categoria hanno espresso le loro proposte (68). Tra queste. Il Forum delle Associazioni Professionali: “imprescindibile una riforma degli Organi collegiali dove siano chiari ruoli e competenze”; CISL: “Per una piena assunzione di responsabilità educativa a parte dell’intera comunità scolastica è indispensabile la riforma degli Organi collegiali”; UIL: “riforma degli Organi collegiali, che preveda dipartimenti di aree disciplinari come sedi della ricerca e dell’innovazione didattica, dello scambio di esperienze, dell’intervento personalizzato di recupero e di potenziamento”; ANP: Organi collegiali che vedano la presenza di rappresentanti del mondo produttivo di riferimento. Alle proposte dell’ANP hanno risposto l’attuale vice-ministro Mariangela Bastico: “Certamente occorrono ulteriori passi in avanti, tra cui individuo in via prioritaria la definizione degli organi di indirizzo e di governo della scuola (riforma degli organi collegiali)”, e l’on. Valentina Aprea: “I dirigenti costituiscono il valore aggiunto della scuola... Ma a nulla serve aver collocato un dirigente alla guida di ogni scuola autonoma se non gli si conferiscono poteri corrispondenti alle responsabilità ed ai compiti. Nostro impegno è attribuire ad essi gli strumenti di governo necessari: (...) Occorre introdurre l'autonomia statutaria e organismi snelli di autogoverno delle istituzioni scolastiche (...)”(69); E per finire anche la Rete degli Studenti: “Rappresentanza e democrazia: la scuola è anche una comunità educante, nella quale si devono apprendere i principi della convivenza democratica e gli strumenti per una piena realizzazione dell’individuo nella comunità democratica. Chiediamo che vengano incentivati gli spazi di confronto e coordinamento nelle scuole aumentando la presenza degli studenti nei luoghi di programmazione e decisione, attraverso una riforma e un riordinamento degli organi collegiali attuali. Proponiamo di rendere accessibili il consiglio di istituto ai rappresentanti della Consulta Provinciale degli Studenti, anche per agevolare un governo più democratico dei rapporti tra scuola e territorio”.
Assordante invece il silenzio dei genitori.
Ma cosa in realtà sarebbe auspicabile per il futuro?
Pertanto considerando che ricorrono costantemente nei vari programmi e proposte anche altre parole e cioè Patto, Autonomia e Valutazione, occorre sollecitare l’attenzione su questi punti:
Formazione delle rappresentanze affinché qualsiasi Patto si realizzi tra soggetti “pari” e consapevoli e rinnovi lo stimolo alla partecipazione quale espressione di cittadinanza attiva;
Piena applicazione, difesa e valorizzazione della collegialità attraverso la previsioni di meccanismi in grado di rafforzare la cogenza delle norme, riconoscendo alla scuola il valore di comunità che si fonda sull’apporto di tutte le sue componenti;
Riconoscimento dei Comitati Genitori, in quanto stimolo alla partecipazione, quale organo collegiale non potenziale ma ordinario, attraverso una norma che ne disciplini la costituzione ed le regole generali di funzionamento, con funzioni consultive e propositive, creando altresì meccanismi di continuità;
Attuazione delle procedure di autovalutazione attraverso meccanismi di cogenza con il coinvolgimento del collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori e l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale verifica del corretto funzionamento organizzativo;
Sottoscrizione del “contratto formativo” elaborato attraverso commissioni miste e ampiamente condiviso che preveda e garantisca gli standard massimi e minimi di apprendimento;
Creazione di una banca dati delle rappresentanze con particolare riguardo ai presidenti quale strumento per favorire il collegamento;
Istituzione dello Statuto e delle Consulte dei genitori in quanto parti della comunità scolastica al pari degli studenti ai quali tali strumenti sono riconosciuti ma anche in virtù del loro ruolo di tutela piena degli alunni dalla scuola dell’infanzia sino alla scuola secondaria di primo grado e condivisa con gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado. Ingiustificabile limitazione questa anche nell’ottica della continuità scuola/scuola, Scuola/università; Scuola formazione professionale. Infatti è proprio nel momento del passaggio dalla secondaria di 1^ a quella di 2^ grado che si segnala il maggior numero di bocciature e un incremento del tasso di dispersione e laddove serve la territorialità nell’uscita da un ciclo e l’ingresso in un altro, ed occorre l'orientamento in uscita che non sia mera informazione sulle scuole di un ambito territoriale.
Rinnovo degli organi collegiali territoriali per la indiscussa centralità del territorio, che certo non può realizzarsi con la semplice previsione della partecipazione (ipotetica) di rappresentanti degli Enti Locali all’interno dei consigli di circolo o di istituto, ma che passi attraverso anche l’istituzione di Forum permanenti della formazione ed informazione (*), all’interno degli stessi ambiti, auspicabilmente coincidenti con quelli del lavoro, aperti a tutte le componenti della scuola ed alla partecipazione consultiva di agenzie ed associazioni quale sviluppo naturale di un Osservatorio dei Bisogni Formativi (con compiti tecnici e istituzionali più precisi) per assicurare un’azione di collegamento-coordinamento attraverso incontri, attività di formazione e informazione e favorire quel dialogo che al momento manca, difettando altresì dei luoghi fisici di incontro e cooperazione. Le questioni come quelle dei debiti formativi o del patto educativo di corresponsabilità non possono risolversi senza una condivisione tra le componenti.
Tutto ciò non può essere cambiato senza fatica. La partita si sta giocando sull’ignoranza di chi neanche conosce le proprie opportunità partecipative. Occorrono azioni chiare e decise. Non possiamo lasciare che si dica “addio” alla partecipazione (70). La collegialità è uno strumento di democrazia e se la scuola si configura come un “ente locale ed autonomo” richiede una gestione partecipata adeguata. È giunto il momento che chi ha consapevolezza di questo dimostri la volontà di un cambiamento attraverso uno sforzo diretto appunto a “sortirne insieme”.
08 aprile 2008
Genitori in Movimento
Web: http://www.apritiscuola.it/genitori/inmovimento - E-mail: genitori_inmovimento@yahoo.it
(*) http://www.apritiscuola.it/genitori/inrete
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. La proposta delle associazioni dei genitori http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=161&mode=thread&order=0&thold=0
http://www.apefassociazione.it/
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/modules.php?name=News&file=article&sid=14157
http://www.apefassociazione.it/
Da Lettera a una professoressa
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. Cit.
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza – cit
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza – cit
G. Bisson – exmultis CONVEGNO NAZIONALE GLI ORGANI COLLEGIALI TERRITORIALI PER LA SCUOLA: L’ESPERIENZA – LA TRANSIZIONE – LA RIFORMA – Altavilla Vicentina - giugno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
A T T I CONVEGNO REGIONALE NUOVI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI Bologna, 29 maggio 2001 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/bologna_01.html
CONVEGNO SCUOLA ORGANI COLLEGIALI - 10 MARZO 2004 - organizzato dalla Provincia di Roma - tavola rotonda http://www.edscuola.com/archivio/famiglie/convegno_scuola_organi_collegial.htm
Significati e prospettive dei Distretti Scolastici – Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia
Guido Contessa – Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 35
E. Barbieri Bologna 2001 CONVEGNO REGIONALE NUOVI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI http://www.edscuola.com/archivio/famiglie/bologna_01.html
L. Corradini - Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 15
L. Corradini – Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 21
Guido Contessa – Atti della 1° Conferenza – cit pag 33
sul tema della partecipazione anche http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/40_anni_di_partecipazione.htm
G. Bisson – Bologna 2002 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuolaoocc.html
G. Bisson – Convegno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
G. Bisson ibidem
G. Bisson ibidem
G. Sacchi http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/un_master_plan.htm UN MASTER PLAN PER L’ATTUAZIONE DEL TITOLO QUINTO
UN LABORATORIO PER LE POLITICHE FORMATIVE TERRITORIALI di Gian Carlo Sacchi http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/laboratorio.htm
http://www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/oocctu.html
http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/un_master_plan.htm UN MASTER PLAN PER L’ATTUAZIONE DEL Titolo QUINTO di Gian Carlo Sacchi
E. Barbieri – Conv. Bologna 2001 cit.
E. Barbieri Convegno Roma 2004 cit.
in tal senso Adriano Maggioni Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 25
http://www.bdp.it/orme/
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot4026_07.shtml
http://www.nuovaautonomiascolastica.com/articolo.asp?art=1151 Governance del sistema
Province: creare gli ambiti e promuovere con i Dirigenti i POF di Territorio
di Paola De Benedetti
A. Cervati – Convegno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
G. Bisson – Relazione http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuolaoocc.html
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/cm67_07.shtml
http://www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/dl411_01.html Art. 6 - Organi collegiali della scuola All'articolo 8 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233, sono apportate le seguenti modifiche: a) al comma 2 le parole: "Con effetto dal 1 settembre 2001" sono sostituite dalle seguenti: "Con effetto dalla costituzione dei nuovi organi collegiali locali e regionali e del Consiglio superiore della pubblica istruzione";
b) al comma 3 le parole: "Entro la data di cui al comma 2" sono sostituite dalle seguenti: "Entro il 31 dicembre 2002".
XIV LEGISLATURA - ALLEGATO B AI RESOCONTI - SEDUTA DEL 13 MAGGIO
2003 Atto parlamentare: 8828
www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed308/pdfbt36.pdf
http://www.giurcost.org/decisioni/1992/0208s-92.html
vedasi altresì http://web.tiscalinet.it/daansal/Relazioni/proroga.htm
http://www.farecampania.net/download/normativa/01/D.%20Lgs.%20293-94.pdf (per maggiore completezza si rinvia a “Lettera (aperta) a un genitore rappresentante …“ http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/lettera_aperta.htm
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. La proposta delle associazioni dei genitori http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=161&mode=thread&order=0&thold=0
vedasi la CM 195/99 http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm195_99.html nonchè la CM 141/01 http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm141_01.html
http://www.marche.istruzione.it/news/2007/082007/allegati/oocc2007_archivio.pdf http://www.istruzione.lombardia.it/comunic/comunic07/lug07/comunic_lug_ago07.htm http://www.istruzioneer.it/page.asp?IDCategoria=441&IDSezione=0&ID=148612 http://www.piemonte.istruzione.it/normativa/2007/082007/cr309.shtml http://www.campania.istruzione.it/circolari/2007/prot5411_07.shtml
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http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot9914_07.shtml
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=8246
News: Le reazioni alle indicazioni del ministro Fioroni: «Cambia l’impostazione ma restano i problemi» http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=8257
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=10073#DA_SOPPRIMERE_ALCUNI_ORGANI_COLLEGIALI
http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=6897&titolo=Firenze%20successo%20della%20consultazione%20sugli%20Organi%20Collegiali%20della%20scuola http://www.confinionline.it/ShowRassegna.aspx?Prog=8128
http://www.bergamo.istruzione.lombardia.it/documenti07/n5_21_05_07.pdf
M. Rusconi http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stampa/2002/aprile/kataweb_i_genitori_daranno_i_voti_agli_insegnanti
sull’autovalutazione si legga anche in http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuola_e_famiglia.htm
E. Barbieri – Roma 2004 cit.
http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/allegati/quaderno_bianco.pdf
http://ec.europa.eu/education/school21/consultdoc_it.pdf
http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=146
Consulte provinciali, da quest'anno una novità: i rappresentanti avranno mandato biennale http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=21180&action=view
L. Corradini, Atti della 1° Conferenza – cit. pag 23
http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id_tip=34&view=norm&id=23252
http://www2.tecnicadellascuola.it/index.php?id=22245&action=view da “La Tecnica della Scuola” - La scuola assente nella campagna elettorale di Giuseppe Adornò
http://edscuola.it/archivio/norme/programmi/dpmiur189701.html DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE del MINISTRO LETIZIA MORATTI (7a Commissione Camera e Senato 18 e 19 luglio 2001)
http://www.perlulivo.it/2006-elezioni/2006_02_11_prs_programma.html Il programma di governo 2006-2011
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http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=17969 Tuttoscuola.com - Aprea-Bastico: tutta la diretta del 1° aprile
http://www.autonomiascolastica.it/articolo.asp?art=1368 RAS – Scuola: Gli appelli della “base”
http://www.anp.it/usr/download.bfr?file_ID=600 ; http://www.anp.it/usr/download.bfr?file_ID=601 .
Il Corriere della Sera - Scuola, disimpegno dei genitori di Annachiara Sacchi http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_28/Scuola_genitori_PRINCIPALE_459be3fc-9d7c-11dc-bac3-0003ba99c53b.shtml
U.R.L. ( http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article18723.html )
I Cittadini sovrani utilizzano la Rete. Trasparenza
Don Milani nella sua “Lettera ai giudici” affermava che è necessario “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto”.
In quanto cittadini “sovrani e coscienti”, responsabili delle nostre azioni e scelte, analizziamo ogni informazione in modo criticamente costruttivo. Orbene, con riferimento ad atti di pubblico interesse, non possiamo dubitare che ciò che la rete ci mette a disposizione sia reale, mentre la mancanza di attestazioni o di dati comprova solo un difetto di pubblicità degli stessi ma non la loro inesistenza. È improprio dire che in tali casi ci troviamo di fronte ad un difetto di trasparenza?
Il documento del FoNAGS (Forum Nazionale Associazioni Genitori e Scuola) del 12 luglio 2007 (1) impone delle riflessioni che vanno svolte anche considerando i contenuti del contributo dell’APEF (Associazione Professionale Europea Formazione) (2) al Forum delle Associazioni dei Docenti e dei Dirigenti della Scuola, pubblicato a marzo (3).
L’espressione di una posizione unitaria delle diverse parti associative (dei genitori da una parte e dei docenti/dirigenti dall’altra) che superi le naturali contrapposizioni è certo un segnale positivo, tuttavia si riscontra talora la tendenza a trattare spesso le audizioni o, genericamente, i momenti di interrelazione col ministero più come un fatto privato che un evento pubblico e rappresentativo. Almeno questa è la sensazione del cittadino che legge all’interno della proposta del FoNAGS un passaggio conclusivo del documento finale di un seminario di studio organizzato nel marzo 2007 di cui non si hanno apparentemente notizie documentabili (a parte riferimenti informali relativi al coinvolgimento di cento partecipanti selezionati da diverse categorie di appartenenza) o che apprende, dal contributo dell’APEF al FoNADDS, di un incontro del 13 febbraio 2007 sul tema della riforma degli Organi Collegiali (4) di cui però difettano ulteriori dettagli.
Associazioni e associati. Rappresentanza elettiva. Partecipazione
Queste posizioni influiranno sulle potenzialità partecipative di migliaia di genitori eletti (e non) all’interno degli organi collegiali. Dovrebbe quindi essere naturale condividerle anche per conferire ad esse un carattere di autorità. Così come sarebbe interessante conoscere i criteri di selezione e l’identità delle cento persone chiamate a partecipare al seminario.
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia” (5). La mancanza di coinvolgimento e di condivisione, l’esclusione dai processi decisionali, determina e legittima il disinteresse, perchè “la democrazia non consiste nel decapitare i sovrani, ma nel diffondere il gusto e la capacità di sentirsi sovrani e di esercitare poteri capaci di governare e di governarsi” (6).
Il problema non sta affatto nel riconoscimento o nella ricerca di un maggiore “potere” ma nella possibilità concreta di esercitare diritti e prerogative legalmente sanciti e di fatto impediti o svuotati di contenuto. Il gusto di governare poi è strettamente legato alla capacità degli organismi di partecipazione, siano essi di carattere politico/partitico ovvero associativo, di rinnovarsi. Ed è proprio attorno a questo tema che si sta animando oggi il dibattito politico.
Attualmente nella scuola le esperienze di reale cooperazione restano ancora marginali e circoscritte, mentre prevalgono i conflitti, nella rigida difesa di ruoli e prerogative. Se così non fosse non parleremmo di “fallimento” della collegialità e non ipotizzeremo il cambiamento… Tuttavia il ruolo di coeducatori non si rafforza solo nella mera pariteticità ma nei reali contenuti, nell’effettiva condivisione anche progettuale, nell’ovvio rispetto delle diverse funzioni e competenze ed in un costruttivo confronto. La scuola come “comunità educante” non può limitare a pura marginalità il contributo genitoriale. Il “patto educativo di corresponsabilità” ai sensi del DPR 245/07, deve mirare alla realizzazione di un’alleanza educativa che non si fermi al solo momento sanzionatorio ma attraverso un tessuto stabile di relazioni. Non si può essere “cocostruttori” senza reale “cocostruttività”. Manca però una condivisa definizione delle modalità partecipative, soprattutto con l’avvento dell’autonomia, per cui se da un lato il genitore s’interroga sul senso della propria partecipazione, l’istituzione dall’altro avverte anche il legittimo intervento come una insopportabile interferenza. Questo perché forse difetta un vera cultura della partecipazione.
Scuola e famiglia esercitano una funzione educativa ma all’interno degli organi collegiali i genitori svolgono altresì un’attività partecipativa di natura “politica” così come avviene in ogni caso di rappresentatività elettiva.
Non sembra corretto sostenere che “La democrazia formale, quella legata al momento elettorale, si è progressivamente svuotata di effettiva rappresentatività”(7) e che esperienze informali di partecipazione, non ad esso legate e peraltro non uniformemente diffuse, possano considerarsi maggiormente rappresentative, perchè il principio di rappresentatività è strettamente, se non indissolubilmente, legato ad un concetto di delega elettorale; il nostro sistema di governo si basa su un criterio di democrazia formale fondato sul momento elettorale in ogni ambito territoriale tra cui la scuola. L’elettorato attivo e passivo è un diritto e come tale va esercitato per libera scelta. Diversa è la spontanea aggregazione per esprimere interessi condivisi dal gruppo di appartenenza ma come tali ad esso solo attribuibili. “La sovranità popolare (…) infatti si esprime non solo come ‘partecipazione politica’ attraverso la forma del voto (…) ma anche come ‘partecipazione sociale’ riguardante gruppi di varia natura” la cui volontà collettiva sia espressione il più possibile rispondente a quella dei singoli che ne fanno parte (8). Infatti la nostra Costituzione “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (…)” con ciò conferendo uguale dignità alle due posizioni e senza che l’una surroghi l’altra.
All’interno di ogni pubblico consesso eleggiamo “individui-persone” che rappresentano interessi “generali” e diffusi. La delega rappresentativa è la necessaria espressione di ogni democrazia formale e sostanziale, tanto vero che anche ogni aggregato associativo viene rappresentato appunto da “individui-persone” chiamate ad esprimere il volere di quella comunità ed elette dagli associati stessi. È evidente che la “legittimazione di base” (in forma diretta attraverso il meccanismo elettorale) di un organo collegiale è più forte ed espressione di “maggiore nobiltà democratica” (9).
A ciò si aggiunga che gli organi collegiali di democrazia formale legati al momento elettorale rispondono a precise regole di trasparenza amministrativa e sono sottoposti alle norme relative all’accesso agli atti, mentre nell’associazionismo spesso non si ha eguale visibilità di provvedimenti interni quali verbali di assemblea, atti di nomina, elenco degli associati. È incomprensibile quindi che se l’art. 42 del D.L.vo 297/94 al comma 5 riconosce “per il mantenimento dell'ordine” al Presidente del Consiglio di Istituto e del Consiglio Scolastico Distrettuale “gli stessi poteri a tal fine conferiti dalla legge a chi presiede le riunioni del consiglio comunale”, tuttavia non si assoggettino allo stesso regime di pubblicità previsto per gli organi di governo degli enti locali, anche le nomine degli eletti all’interno degli Organi Collegiali, con particolare riferimento ai Presidenti, dei quali non è disponibile una banca dati, esigenza imprescindibile per realizzare un necessario collegamento.
Incredibilmente, la manifesta caduta partecipativa, anziché indurre ad individuare le ragioni di tale perdita d’interesse per rimuoverne le cause, costituisce l’alibi per giustificare la soppressione degli spazi di partecipazione inutilizzati o mal gestiti per mancanza di idonee condizioni di funzionamento.
Nei documenti del CNPCSD (Coordinamento Nazionale Presidenti Consigli Scolastici Distrettuali) si sottolinea, a proposito dei Distretti Scolastici: “Si vuole affermare che non è irreprensibile la conclusione ‘chiudiamoli perché ormai non funzionano più senza valutarne le cause; si vuol dire che è epidermico l’assioma secondo il quale ‘la scarsa frequenza delle componenti ne dimostra l’inutilità’. Con tale superficialità non si vedono le vere cause che hanno portato al progressivo esautoramento dei Distretti Scolastici e non si traggono insegnamenti per il futuro”(10). La disaffezione è stata infatti conseguenza di un’impossibilità concreta di funzionamento nonché della evidente convinzione dell’inutilità e scarsa efficacia della propria attività connessa anche al depauperamento progressivo di risorse e funzioni. Ciò spiega perchè si è parlato di una precisa volontà di tenere esclusi i genitori dal governo della scuola (11).
Secondo E. Barbieri: “La partecipazione degli organi collegiali serve, la scuola senza partecipazione è come un motore senza olio e poi magari apparentemente le cose possono andare meglio, ma nei fatti ci sono delle difficoltà serie” (12).
Come quella di rischiare di fondere la testata…
Le problematiche connesse ai Consigli Scolastici Distrettuali erano note già dal 1985. Ne sono state analizzate le ragioni e proposte adeguate soluzioni (13). Eppure le azioni intraprese, nel corso di oltre un ventennio, sono state dirette solo verso una graduale ma costante deminutio di funzioni e poteri, già scarsi e vaghi, spoglio delle modeste risorse economiche ed umane. Appare questo un atteggiamento non equivocabile.
Con l’avvento dell’autonomia, la presenza del Distretto, la cui sede ha continuato ad essere posta all’interno di istituzioni scolastiche, è stata avvertita dalle stesse come un’intollerabile interferenza, anche in correlazione con l’incremento dei poteri e delle connesse responsabilità dirigenziali.
Dall’altra parte, le previste e talora paventate responsabilità penali e civili a carico dei presidenti per l’attività svolta, senza praticamente più alcuno stabile supporto organizzativo, ne hanno scoraggiato la partecipazione, al punto che si è detto che i Consigli Scolastici Distrettuali erano, oltre che una forma di “decentramento atipico” per la sua configurazione giuridica evanescente e la mancanza di deferimento di poteri, “un’istituzione ma non un’organizzazione” (14). Non può perciò meravigliare l’agonia cui sono stati destinati e la progressiva dimenticanza degli stessi. Gli organi collegiali territoriali infatti dovrebbero essere “concepiti non come articolazione dell’Amministrazione, ma come luoghi dove si costruisce la partecipazione”(15).
Si può quindi convenire che nel caso dei Consigli Scolastici Distrettuali alla “maggior nobiltà democratica” è corrisposta invece una “minore potenzialità operativa” (16).
Inoltre se è senza dubbio indispensabile investire risorse per la realizzazione di in “programma di ‘professionalizzazione’ relativa alla partecipazione” (17) perché l’informazione ed un’adeguata preparazione possono migliorarne la qualità, è pur vero che “nessun organismo di rappresentanza prevede la competenza” (18). Insomma, la formazione va accompagnata anche da adeguati stimoli alla partecipazione.
Fenomeni spontanei di aggregazione partecipativa, per quanto auspicabili, encomiabili ed indispensabili non possono considerarsi sostitutivi. Bisogna invece, come si è detto, indagare sulle cause che spingono il singolo individuo a disinteressarsi e rimuoverle. Solo recuperando il valore ed il senso della partecipazione individuale in funzione di rappresentanza elettiva “rimuoveremo gli ostacoli che ne impediscono l’effettiva partecipazione”, tenendo presente altresì che la spinta ad operare è direttamente proporzionale alla concreta possibilità di fare ed agire (19).
Scuola-scuola e territorio. Organi collegiali territoriali. Auspicabili alleanze
Il rapporto della scuola col territorio non può certo realizzarsi con la sola presenza dell’ente locale all’interno del Consiglio di Istituto ma neanche attraverso la semplice previsione di “conferenze di servizio” se organizzate escludendo la presenza di genitori e studenti. Queste, previste dalla L 241/90, successivamente modificata alla L 340/00 quale organo di semplificazione e trasparenza dell’azione amministrativa “qualora sia opportuno effettuare un esame contestuale di vari interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo”, vengono viste come strumento che coinvolge solo l’amministrazione stessa, anche laddove sia attivato da privato o coinvolga l’interesse di cittadini “utenti” del servizio. Un luogo di confronto dunque destinato esclusivamente agli operatori.
Nonostante il diffuso parlare di territorialità “c’è la tendenza a rinchiudere il rapporto scuola territorio in una attivazione promossa solo dalla istituzione scolastica. E’ questa “la partecipazione?”(20). E bisognerà chiedersi se ancora “persiste, una distrettualità come recapito di un particolare territorio, di una gente, di una cultura, come aggregato sociale, naturale e genuino; con il quale far rapportare una scuola che vi opera” (21). Ma “una autonomia ad oltranza, senza un rapporto stabile con il suo hinterland, senza altre condivise interlocuzioni, rischia di essere l’esaltazione di quella autoreferenzialità che ogni recente indagine (del Censis, dell’Istat, di ‘Ascoltare Scuola’, del ‘Giudizio dei cittadini sulla scuola’, del MoniPOF’, delle Associazioni dei genitori) denuncia come il limite che disaffeziona l’attenzione e la partecipazione per la scuola. (…)Né dal punto di vista procedurale, né tanto meno da quello economico, è immaginabile che ciascuna scuola per suo conto possa organicamente dialogare con gli Enti locali, con l’imprenditorialità, con l’associazionismo” (22).
Se poi è assolutamente necessario dare corretta applicazione all’art. 7 del DPR 275/99 che prevede l’istituzione di “reti di scuole” allo scopo di elaborare una reale offerta formativa territoriale, d’altra parte “si è visto, nelle recenti esperienze, che nemmeno l’attivazione di ‘reti’ fra scuole può corrispondere per tali finalità perché possono necessariamente incrociarsi per livelli, per preferenze, per argomenti, per dotazioni – ed è già positivo – ma non per generare un impianto di interrelazioni, con le istituzioni e la società civile, compiuto e permanente” (23). Questo perché il coordinamento territoriale ed il ruolo di intermediazione con l’ente locale andrebbe correttamente svolto da un organismo ad hoc, a ciò istituzionalmente demandato, quale era il Consiglio Scolastico Distrettuale, ora invece svilito nelle sue funzioni, mortificate anziché valorizzate, in cui avrebbe potuto ben svolgersi “l’autonomo apporto delle varie componenti,. Infatti si ritiene che la motivazione alla partecipazione sia determinata da due fondamentali presupposti: l’effettivo potere degli organi di incidere sulle scelte di politica scolastica ed il “senso di appartenenza” ad una comunità.
Oggi si ripete che una riforma degli organi collegiali deve tenere presenti le modifiche introdotte al titolo V della Costituzione e le connesse esigenze dell’autonomia. Ma se già l’art. 21 della L 59/97 aveva ben distinto responsabilità ed attribuzioni delle diverse componenti della scuola e precisato che i “contenuti e le specificità della qualifica dirigenziale” nonché l’affidamento dei nuovi compiti dovessero individuarsi secondo criteri che rispettassero altresì le “competenze degli organi collegiali scolastici”, è lecito domandarsi quale sia il significato del valore che si vuole conferire all’autonomia didattica ed organizzativa in ambito scolastico i cui contenuti sono stati definiti dal regolamento, il DPR 275/99. Questo non solo ribadisce che l’esercizio delle funzioni direttive si esplica nel rispetto delle competenze degli Organi Collegiali ma conferma anche l’immagine di una “comunità” scolastica (purtroppo non ancora realizzata) che deve “interagire” con la comunità civile. Autonomia è altresì “la capacità di corrispondere ai bisogni dell’utenza, è questa che premia o punisce la scuola attraverso un “patto sociale” (carta dei servizi, piano dell’offerta formativa)”(24) ed è per questo che la scuola deve imparare ad interloquire con il territorio ed a relazionarsi con esso. La partecipazione mira appunto a favorire una collaborazione tra scuola e società (25). L’autonomia così come attualmente interpretata rischia invece di esasperare l’autoreferenzialità delle istituzioni scolastiche, quale difesa da ogni ingerenza esterna.
Se appare rispondente alla “regionalizzazione” dell’istruzione e conforme al dettato costituzionale la previsione di organi collegiali territoriali a livello regionale, non sembra corretto identificare l’ambito di pertinenza degli organismi territoriali a livello locale con la creazione, auspicata ma dalla latitudine variabile e comunque potenziale e su base volontaristica, di reti di scuole. Già un Testo di riforma approvato dalla 7a Commissione Camera il 10 febbraio 1999 (26) aveva previsto la possibile creazione di Organi collegiali di rete, quali organi di gestione collegiale comune costituito ”ove due o più istituzioni scolastiche, appartenenti al sistema nazionale pubblico d'istruzione, decidano di collegarsi fra loro in un accordo di rete”, approvato dagli organi collegiali delle singole istituzioni, come previsto dall’art. 7 del DPR 275/99. Questi non possono essere assimilati ad organi collegiali territoriali proprio perché legami tra istituzioni scolastiche (ed in particolare tra Dirigenti) difettando invece un collegamento con la comunità territoriale, per quanto sia auspicabile la creazione di “laboratori territoriali” ai sensi del citato art. 7. Infatti “ il servizio che viene erogato, per essere di qualità, va continuamente alimentato, soprattutto in un regime di autonomia, ed anche le politiche formative territoriali devono potersi mantenere attraverso una riflessione alla quale operatori della scuola, degli enti locali, del privato sociale, ecc. contribuiscono, perché la decisione sia poi adeguata e partecipata”(27). È per questo che occorre invece recuperare un ruolo del “Distretto Scolastico” che preveda però non la prevalenza di “tecnici”, ma dei diretti “portatori di interessi”, i genitori appunto, in quanto parte della comunità locale.
Solo attraverso un costante ed organico rapporto tra scuola e territorio sarà possibile affrontare e risolvere in maniera adeguata le questioni attinenti all’insuccesso scolastico ed alla dispersione ed intraprendere una corretta azione di orientamento, nonché le problematiche afferenti al passaggio scuola-scuola (nei diversi gradi di istruzione) ed a quelle del transito ulteriore scuola-lavoro, purché si sia capaci di agire tenendo presenti le caratteristiche dell’ambiente ed i bisogni dei residenti. “Larga parte della popolazione scolastica ha un insuccesso formativo perché, non trovando percorsi adeguati nel sistema dell’istruzione, non ha un’altra possibilità. (…) Le Regioni, che hanno competenza in merito alla programmazione dell’offerta formativa, devono individuare gli ambiti territoriali funzionali al miglioramento di questa offerta. Il problema dell’insuccesso formativo si affronta anche attraverso l’individuazione di questi ambiti territoriali, per ricostruire un rapporto efficace tra l’istruzione, formazione professionale e formazione sul lavoro.”(28)
Oggi ancora non si può parlare di una reale offerta formativa territoriale. È interessante la proposta secondo la quale il Dirigente Scolastico potrebbe “raccogliere le esigenze, le istanze e le attese delle famiglie” attraverso “una conferenza di scuola, convocata dal dirigente scolastico, composta dal consiglio di istituto, dai rappresentanti delle famiglie e degli studenti, dai rappresentanti degli enti locali e dai rappresentanti delle realtà produttive sociali” (29). La creazione di un “Osservatorio sui bisogni formativi” potrebbe funzionare da raccordo territoriale delle esigenze delle diverse conferenze. Ma occorrerà sempre un organo territoriale che operi una sintesi dei dati e formuli idonee ed efficaci proposte e risposte.
L’elevamento dell’obbligo stabilito dal DM 139 del 22/08/2007 per il quale “L'istruzione obbligatoria è impartita per almeno dieci anni” e “L'adempimento dell'obbligo di istruzione é finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età, con il conseguimento dei quali si assolve il diritto/dovere …” pone serie questioni in merito all’offerta territoriale nel passaggio scuola-scuola. Infatti quale corrispettivo dell’obbligo vanno garantite opportunità che assicurino il libero ed ampio diritto di scelta senza aggravi per lo studente e le famiglie giacché anche questa problematica può influire sul fenomeno della dispersione.
La sistematica e progressiva svalutazione dei Consigli Scolastici Distrettuali e la mancata individuazione dei nuovi ambiti territoriali non ha certo privato di significato le motivazioni che erano alla base l’obbligo sancito all’art. 17 del D.L.vo 297/94 per il quale: “Nell'ambito dei distretti scolastici dovrà, di regola, essere assicurata la presenza di tutti gli ordini e gradi di scuola …”.
L’orientamento continua, soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, ad essere confuso con la semplice “informazione”(30). Molteplici sono invece a riguardo le iniziative che regolano il passaggio scuola-scuola (università) ed anche scuola-lavoro, mentre ancora poco chiaro continua a rimanere la sua concreta operatività dalla scuola dell’infanzia così come previsto dalla direttiva 487/97, eccezion fatta per il progetto Orme (31). La direttiva 487/97 all’art. 7, tra le azioni a livello provinciale in tema di orientamento, prevede che i “provveditori agli studi … attivino gli osservatori d’area di cui alla CM 257/94 in modo che le scuole collaborino con i consigli scolastici distrettuali alla formulazione dei programmi relativi ai servizi territoriali di orientamento e alla definizione degli interventi di sostegno”. Si coglie da questa previsione la concezione territoriale dei programmi di orientamento, riconoscendo le grandi potenzialità di coordinamento dell’azione da parte dei Consigli Scolastici Distrettuali. Con essa inoltre si provava a meglio definire il ruolo di tali organi territoriali, prendendo implicitamente atto delle difficoltà di collaborazione con le istituzioni scolastiche che per tale via veniva sollecitata. Come si può orientare ad una scelta senza un’analisi dei bisogni del territorio e delle cause endemiche del disagio e chi, se non un organismo territoriale, può essere in grado di comprenderne le intime dinamiche? In mancanza, le molteplici iniziative, realizzate in diversi ambiti, in tema di dispersione (connesse ad esempio al recente programma “Scuole Aperte” (32) nonché al PON finanziato dai Fondi Strutturali relativamente ai quali ha preso avvio la programmazione 2007-2013) sono destinate, per quanto lodevoli, a sortire risultati di scarsa efficacia, come dimostra la persistente lontananza dagli obiettivi previsti dalla carta di Lisbona. Vale la pena cercare di comprendere come vengono distribuiti e spesi questi stanziamenti straordinari o i fondi sull’orientamento, e monitorare i risultati delle azioni, accennando appena alla circostanza che appare contraddittorio finanziare progetti per la dispersione e poi prevedere cospicui tagli sugli organici favorendo la costituzione di classi sempre più numerose che non possono che favorire il fenomeno. Senza un “POF di territorio” ogni scuola continuerà ad essere assimilata ad una sorta di “progettificio” il cui Piano dell’Offerta Formativa finisce per essere “un elenco di progetti poco coerente; tra l'altro, con risorse assolutamente inadeguate per garantire un risultato verificabile”. Per le quali è “difficile quindi ipotizzare che possano avere una importante valenza formativa”. Se per la sua realizzazione è senza dubbio necessario individuare degli “ambiti territoriali” è incredibile si possano assimilare ad “Organi Collegiali Territoriali” delle strutture partecipative costituite con il “compito di coordinare l'offerta formativa” e che vedono coinvolti “Dirigenti scolastici, sindaci e forze produttive dei rispettivi territori”. Come si può valutare la rispondenza dell’offerta alle esigenze del territorio senza il contributo di genitori, studenti, docenti ed anche associazioni attive che lo “vivono” concretamente? (33)
D’altra parte “Il territorio non è una realtà basata sulla somma di più comunità ma, è il complesso delle tradizioni, delle etnie, delle culture, delle economie che ne fanno e ne cementano le radici, non è una enclave chiusa ma, dinamica e aperta alla accoglienza nel reciproco rispetto delle diversità”. Mentre “La partecipazione non è l’attestazione di essere solo e comunque presente ma, il contare, costruire, lavorare per un fine, per uno scopo non solo a difesa di una parte ma essere disponibili e pronti a operare con equità e onestà al servizio per un “qualche cosa” che meriti e conceda rispetto” (34).
Superfluo riaffermare anche in tal caso l’importanza degli organi collegiali territoriali. Senza dissimulare le reali problematiche connesse al loro funzionamento è incredibile che la mancanza di organizzazione dei genitori abbia consentito che l‘amministrazione, senza modifiche sostanziali del quadro normativo, abbia privato di risorse un organo di rappresentanza e di governo territoriale ancora legislativamente valido ed impedito l’esercizio dei diritti fondamentali di democrazia connessi all’elettorato attivo a passivo. Ed è per questo che va rivendicato il rinnovo.
Questa è l’occasione per riuscire a creare un movimento comune. Anche a Bologna nel 2002 si ravvisava “l’opportunità che i Presidenti dei Consigli di Circolo o di Istituto (genitori) e dei Distretti Scolastici trovino il modo di coordinarsi per l’esame e la proposta, derivanti dalle loro esperienze. Per i genitori occorre promuovere una attenzione più ampia su quanto si muove per la scuola. In Italia svolgono un ruolo che non è certo paragonabile con quello che svolgono in altri Paesi europei: dove sono loro determinanti sulle questioni scolastiche” (35).
La CM 67/07(36), che ha disposto in merito alla elezione degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica per l’a.s. 2007/08, in maniera significativamente diversa dalle precedenti, si è richiamata direttamente ed “integralmente” alle disposizioni contenute nella CM 192/00 la quale prevedeva espressamente l’indizione delle elezioni suppletive dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali in caso di impossibilità di surroga, in ossequio a quanto previsto dall’art. 8 del noto D.L.vo 233/99, mai entrato in vigore. È ormai tristemente risaputo che le liste sono esaurite ormai ovunque e che questi organismi sono nell’impossibilità di funzionare. Pertanto il FoNAGS nel documento del 12 luglio 2007, anche in considerazione di quanto previsto dalla nota all’art.6 del DL 411/01 convertito nella L 463/01, che tra l’altro ha modificato il summenzionato articolo 8 D.L.vo 233/99 (37), della risposta all’interrogazione parlamentare del 13 maggio 2003 (38), nonché della sentenza della Corte Costituzionale n. 208/92 (39) in tema di prorogatio (40), da cui il DL 293/94 convertito nella L 444/94 (che indica il limite temporale di proroga in 45 giorni), recepita, si badi, nella sola OM 225/95 all’art. 44 in materia di elezione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, (41), ha chiesto: “Nella deludente ipotesi che non si possa procedere in tempi stretti all’attivazione dei nuovi organi territoriali, chiederemo che si proceda comunque al rinnovo dei Distretti scolastici e dei Consigli scolastici provinciali secondo la “vecchia” normativa vigente e inosservata da tempo, anche se insoddisfacente”(42).
Tuttavia la CM 67/07, nonostante la prevista “integrale” applicazione della CM 192/00 ha richiamato solo l’OM 215/91 relativa alle elezioni degli OO.CC. d’istituto e non anche le OO.MM. 216/91 e 217/91 aventi ad oggetto quelle dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali. Nel pregresso le circolari hanno dato istruzioni chiare in merito, finché negli ultimi anni si è semplicemente del tutto sottaciuto sull’argomento (43). Così, in mancanza di alcuno che eccepisse la lacuna, gli UU.SS.RR. hanno provveduto ad indire le elezioni dei soli OO.CC. di istituto escludendo quelle dei territoriali (44). D’altra parte quanto e cosa conoscono di questo gli eletti e gli elettori?
Pertanto dalle Associazioni era auspicabile la determinata richiesta di una nuova circolare del Ministero nella quale si prevedesse RINNOVO, coerentemente agli impegni assunti, considerando che le verifiche richieste ed effettuate da alcuni Uffici Scolastici Regionali hanno già chiaramente evidenziato tale necessità. Tanto più urgente dal momento che l’infinita attesa di una riforma pare prolungarsi e comunque non potrà realizzarsi nell’immediato. Questo non avrebbe certo risolto le questioni di funzionamento ad essi connesse, ma rammentato che la mancata applicazione di una norma comporta la violazione di un diritto il cui esercizio i cittadini sovrani sono legittimati a reclamare nonché l’assunzione di precise responsabilità.
Tuttavia, contraddicendo l’impegno unitario, l’unica significativa reazione, cui va dato riconoscimento, è la lettera con la quale il CGD ha coerentemente richiesto al Ministro “l'immediata integrazione della circolare che disponga il rinnovo degli organi collegiali territoriali per le componenti elettive”(45).
Constatata però la debole resistenza e la mancanza di una pervicace richiesta, la sola risposta del Ministero in proposito è stata l’assenza di alcuna risposta.
In questa azione a tutela di interessi collettivi potrebbe ipotizzarsi, liberandosi da preclusioni sull’argomento, anche una collaborazione con le Associazioni dei consumatori, statutariamente preordinate e dotate di professionalità adeguate all’esercizio di quell’action class che aveva già trovato pieno riconoscimento in altri ordinamenti, ed introdotta nel nostro ordinamento con la Finanziaria 2008, applicabile dal 29 giugno 2008, ma anche per fornire supporto, grazie alle specifiche competenze, per la corretta formulazione di norme regolamentari quali quelle dirette a superare e disciplinare il meccanismo della privacy che concretamente ostacola talvolta persino i contatti tra gli eletti di uno stesso istituto, oltre che per assistenza in tema di L 626/94 e per una completa ed aggiornata anagrafe dell’edilizia scolastica. Infatti, per tale ultimo caso, sembra che nonostante i buoni propositi la rete ci riveli un mancato aggiornamento dei dati (46).
Ed in materia di diversa abilità anche la questione relativa al sostegno ed alla riduzione degli organici, alla formazione delle classi, all’applicazione della L 104/92, agli accordi di programma, ai gruppi GLH, va affrontata da parte di tutte le associazioni. Irrimediabilmente queste emergenze mai risolte si riflettono su tutti gli alunni e sul loro diritto allo studio e conseguentemente sono interesse di tutti i genitori. L’atto di indirizzo del Ministro Fioroni (47) ha taciuto sull’argomento ma con intensità crescente si sollecita l’attenzione su queste problematiche rammentando che ogni risparmio di spesa nei confronti dell’“azienda scuola” si traduce in un ulteriore disagio per gli studenti e sacrificio del loro diritto allo studio.
Quale ulteriore riflessione sulla territorialità bisogna dire che i Forum aperti anche ad altre realtà associative, la cui maggiore rappresentatività sia rapportata alla “dimensione territoriale”, secondo quanto previsto dal DPR 301/05, possono costituire un’opportunità di dialogo e progettazione territoriale, ma i Forum regionali (FoRAGS) dove ed in quante realtà possono dirsi regolarmente istituiti ed efficacemente funzionanti? E quale sarà la sorte dei Forum provinciali (FoPAGS), non menzionati neanche nel DPR 301/05 ed a cui neanche il documento del FoNAGS fa riferimento? Quindi, per quanto in alcune realtà manifestamente operativi, possiamo legittimamente chiederci se esistono, quali siano le loro funzioni e se sia condizione sufficiente l’autonoma istituzione degli UU.SS.RR.. Chissà se chi è parte attiva al loro interno è in grado di fornire risposta.
Diversa e peculiare è la situazione del CNPI. Esso è disciplinato nel Capo IV del TU 297/94 artt. 23-25 che prevede gli organi collegiali (territoriali) a livello nazionale ed è stato sottoposto dal Decreto Legge 411 del 23 novembre 2001 convertito con legge 463 del 31 dicembre 2001 allo stesso regime di prorogatio degli altri OO.CC. territoriali che tuttavia sembra avere operato qui differentemente dal momento che ne è stata garantita la permanenza in carica nel pieno delle sue competenze nonostante il suindicato termine previsto dall’art. 44 comma 2 dell’OM 225/95 e, per quanto accertabile, le ultime elezioni risalgano al 1996. Ci si domanda pertanto come si applichi in tal caso il principio della decadenza dei suoi membri.
Esso, presieduto dal Ministro della PI, è organo del ministero stesso come si evince dal DPR 260/07, che, nel regolare la riorganizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, modifica l’elencazione del precedente DPR 319/03 che aveva incluso non solo alla lettera g) il CNPI di cui
all'articolo 23 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 ma anche alla lettera
f) il CSPI, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione di cui
all'articolo 2 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233. Era legittimo chiedersi, per quanto il DPR 319/03 avesse mera efficacia ricognitiva e non normativa, perché indicare nell’organizzazione del ministero una struttura non operante, dal momento che il D.L.vo 233/99 non è mai entrato in vigore (poiché non sono mai stati definiti gli ambiti territoriali degli organi collegiali locali)? Tuttavia anche il DPR 260/07 non è esente da analoghi rilievi giacché all’art. 7 comma 3 nell’indicare i compiti degli Uffici Scolastici Regionali afferma: “provvede alla costituzione della segreteria del consiglio regionale dell’istruzione a norma dell’art. 4 del D.L.vo 233/99”… Ciò non configge con i principi dell’ordinamento in materia di successioni di leggi nel tempo (art. 15 delle disposizioni preliminari del codice civile)?
Tuttavia il DL n. 147/2007 (convertito nella L 176/07) ha gettato ombre anche sulla conservazione della pienezza di poteri del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Infatti, sempre nella dichiarata ed espressa “attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1999 n. 233” ha reso non più obbligatorio e vincolante il parere degli OO.CC. territoriali, nella fattispecie CNPI e Consigli Scolastici Provinciali, per la disposizione dei provvedimenti disciplinari e dei trasferimenti nei confronti dei docenti di cui agli artt. 503, 468 e 469 del D.L.vo 297/94. Se ciò risponde ad esigenze di celerità procedurale è pur vero non solo che il parere di un organo collegiale costituiva maggiore garanzia di imparzialità rispetto alla decisione di un organo monocratico, ma altresì che questa pare essere una singolare soluzione alle difficoltà nel funzionamento degli OO.CC. territoriali connesse all’infinita prorogatio patita soprattutto dai CSP che intanto, in mancanza di elezioni, ordinarie o suppletive, si sono progressivamente svuotati delle componenti. Pertanto, anziché rendere efficienti questi organi attraverso il rispetto delle norme elettorali, ovvero provvedendo a riformarli, si perpetua la scelta del costante esautoramento di poteri e svilimento di funzioni. E se la Federazione Lavoratori della Conoscenza (48) afferma: “(…) tutt’oggi, non è stato presentato dal Ministro alcun progetto di riforma degli organismi territoriali di scuola, tassello indispensabile per una equilibrata gestione della materia disciplinare dei docenti e dei dirigenti scolastici. Al contrario, in modo surrettizio, si procede ad un loro svuotamento senza prospettive riformatrici più giuste ed efficaci”, c’è invece chi accoglie questo provvedimento con incredibile entusiasmo esclamando: “(…) Finalmente, un’inversione di marcia alla demagogia imperante del lassismo e della deresponsabilizzazione esercitata da una miriade di organi collegiali inutili e improduttivi” (49). Superfluo precisare che l’inutilità ed improduttività non è intrinseca all’organo ma al sistematico smantellamento di queste strutture partecipative. Sembra evidente che tutto depone per la deliberata scelta di tenere i genitori sempre più lontani dal governo delle istituzioni scolastiche.
Così mentre in materia disciplinare si rafforza il potere dei Dirigenti Scolastici e degli Uffici Scolastici Regionali, secondo una visione più rispondente a logiche accentratrici e verticistiche che ai principi di autonomia, si impoverisce quello degli organi di garanzia. Ma chi controlla i controllori?!
Il prossimo futuro nell’attesa di possibili Riforme
In questo contesto si innesta l’incredibile recente proposta dell’ASAS (Associazione Scuole Autonome della Sicilia) (50), aderente alla FNASA (Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome), che muovendo dalla premessa che “Una delle cause della crisi della scuola statale è a nostro avviso la proliferazione oltre ogni logica degli Organi collegiali” propone di sopprimerne ben otto e cioè: la Giunta Esecutiva, il Collegio dei Docenti, l’assemblea studentesca, l’assemblea ATA, il comitato dei genitori, l’assemblea dei Genitori, la RSU, l’Organo di Garanzia.
Colpisce che un simile emendamento provenga da un’associazione di “scuole”, giacché la scuola è un’entità complessa, nella quale sono rappresentante diverse componenti. Pertanto analizzando la notizia da “cittadini sovrani e coscienti”, sottraendo alla comunità scolastica i massimi organismi di partecipazione di docenti, genitori, studenti, ATA il risultato palesa gli interessi che vi sottendono.
Tanto più sbalorditiva la notizia se messa in relazione all’interessante esperienza recentemente promossa dai FoPAGS (Forum Provinciale delle Associazioni dei Genitori della Scuola) di Firenze e Bergamo, quest’ultimo aperto anche ad altre realtà associative del territorio, che, prendendo l’avvio da incontri di formazione che hanno interessato in primo luogo tutti i presidenti dei consigli di circolo e di istituto, indipendentemente dall’appartenenza associativa, riconoscendo quindi l’importanza del loro ruolo istituzionale e di un loro collegamento, è approdata nell’un caso, attraverso la loro consultazione, alla formulazione di una serie di proposte per la riforma degli Organi Collegiali (51) e nell’altro, dopo la somministrazione di un questionario, alla istituzione di uno sportello di ascolto gestito dai genitori presso l’USP (52). Peccato che i Forum Provinciali ancora non abbiano ancora ricevuto adeguato riconoscimento normativo, non essendo contemplati dal DPR 301/05 e queste buone pratiche non abbiano ancora trovato la più ampia condivisione.
Necessaria premessa di ogni possibile proposta è l’art. 21 comma 15 della L 59/97 che così enuncia: Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge il Governo è delegato ad emanare un decreto legislativo di riforma degli organi collegiali della Pubblica istruzione di livello nazionale e periferico che tenga conto della specificità del settore scolastico, valorizzando l'autonomo apporto delle diverse componenti e delle minoranze linguistiche riconosciute, nonché delle specifiche professionalità e competenze(…).
Palese è l’osservazione in merito alla circostanza del decennio decorso mentre particolare considerazione andrebbe riconosciuta alla parola “valorizzazione”.
Dunque, partendo da quanto esposto nel documento del FoNAGS con il quale si è parte questa riflessione, non si può non condividere l’istanza di maggiore riconoscimento dei Comitati Genitori, in considerazione del loro valore rappresentativo e partecipativo in quanto costituiti dalla volontà associativa dei rappresentanti di classe. Di questi non solo va resa obbligatoria la costituzione, quale stimolo alla partecipazione, ma va altresì elevata la dignità a quella di un organo collegiale con funzioni consultive e propositive, creando dei meccanismi di continuità e di automatico rinnovo.
A meno di non escludere ogni forma di condivisione disconoscendo la pluralità delle componenti scolastiche e l’opportunità di un loro fattivo apporto non può cancellarsi il riferimento alla collegialità. Né allo stato può consentirsi che ogni scuola disciplini autonomamente, attraverso un proprio statuto le migliori forme di partecipazione, in considerazione del non uniforme grado di maturità partecipativa e delle evidenti carenze informative sull’utilizzo degli strumenti.
Quanto al nucleo di valutazione, prima di rivendicare un ruolo partecipativo occorre preventivamente definirne le funzioni e distinguerlo nettamente dalla previsione dell’art. 21 comma 9 ultima parte dell' “obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi”, quali sono quelli previsti dalla Carta dei Servizi. Diversa è la funzione ed il metodo.
La “valutazione di sistema” è attività fondamentale di verifica e miglioramento della qualità ma, in particolar modo se applicata alla scuola, ove si tratta di valutare l’“efficienza” (quindi l’attività svolta) e l’“efficacia” (in relazione ai risultati conseguiti) dell’operato di individui anche sulla base delle risposte di altri individui, non è certo un’operazione semplice soprattutto nell’identificazione di strumenti e metodi chiari, professionali ed il più possibile oggettivi ed imparziali. Inoltre è necessario che l’intera comunità scolastica venga gradualmente coinvolta in una serie di attività nell’ambito di un progetto complessivo e sistematico affinché in essa “si radichi la convinzione che la valutazione di sistema, se fatta secondo le regole, è utile, anzi fondamentale per migliorare la formazione dei nostri studenti.” (53)
Un nucleo di valutazione, oltre ad insediarsi a far data dalla propria istituzione, dunque senza gradualità né preparazione specifica, richiederebbe necessariamente professionalità ad hoc in quanto chiamato a valutare essenzialmente l’operato degli operatori scolastici in maniera tecnica.
Bisognerebbe invece rafforzare le procedure di autovalutazione, così come previste dall’art. 21 della L 59/97, dando significato alla loro cogenza con la previsione di sanzioni o incentivi per la mancata o pratica applicazione e coinvolgendo il collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori, anche attraverso l’obbligatorietà della sottoscrizione del “contratto formativo” che dovrà prevedere e garantire degli standard massimi e minimi di apprendimento nonché l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale strumento di verifica del corretto funzionamento organizzativo in relazione al chi, come e quando (54). Perché “La scuola dell’autonomia non è un apparato autoreferenziale, assume la sfida di rendere conto delle proprie azioni e per questo si può autogovernare” (55).
Il “Quaderno bianco sulla scuola” pubblicato a settembre 2007 (56) dedica ampio spazio al tema della valutazione individuando proprio nel ritardo nell’adozione di tali procedure la causa di molte delle criticità del nostro sistema di istruzione.
La Commissione delle Comunità Europee ha nel luglio scorso pubblicato un “Documento di Lavoro dei Servizi della Commissione” dal titolo “Le scuole del 21° secolo” (57) nel quale testualmente si legge: “Nel 2001 il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno raccomandato agli Stati membri di istituire sistemi di valutazione della qualità trasparenti nonché di creare un contesto che equilibri le autovalutazioni della scuola con valutazioni esterne, di coinvolgere tutte le parti in causa nel
processo di valutazione e di diffondere le prassi ottimali e gli insegnamenti tratti dall'esperienza. Malgrado tale iniziativa i genitori, gli allievi ed altri membri scolastici sono coinvolti meno spesso nella valutazione rispetto agli insegnanti e ai consigli scolastici”.
Attraverso questo Documento che analizza le maggiori problematiche della scuola moderna l’UE, preso atto della difficoltà (in particolare per alcuni paesi) di raggiungere gli obiettivi previsti per il 2010 dalla Carta di Lisbona, promuove una consultazione proprio per individuare le migliori strategie per la modernizzazione del sistema scolastico nonché ipotizzare possibili azioni comuni e per favorire la massima diffusione nel coinvolgimento della quale le Associazioni potrebbero esercitare la propria influenza.
Occorre poi distinguere le competenze tecniche dal ruolo “politico” svolto dagli eletti all’interno degli OO.CC.. Invero l’art. 21 della L 59/97 ha ben distinto le responsabilità di natura elettiva da quella amministrativa e didattica. È evidente che il Consiglio di Istituto non partecipa alla redazione materiale degli atti contabili ma esercita una mera attività di controllo e verifica e la sua responsabilità è di natura eminentemente politica. In considerazione quindi della sostanziale estraneità dal procedimento di redazione dell’atto e della materiale impossibilità di verifica contabile (non soltanto per mancanza di specifiche competenze), bisognerebbe limitare la responsabilità personale e patrimoniale dei consiglieri tutti e non solo escludere la componente studentesca da tale funzione di verifica ancorché minorenne.
Ed è sicuramente necessario investire in formazione, che riguardi non solo aspetti della genitorialità ma anche della partecipazione, perché genitori e scuola hanno il compito di formare i “cittadini sovrani” del domani.
L’indifferenza e la mancanza di organizzazione e collegamento della componente genitori ha di fatto legittimato il riconoscimento delle associazioni quale unico interlocutore ministeriale. L’A.Ge. ha provato a contattare direttamente i presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto invitandoli a sottoscrivere una petizione per la riforma degli OO.CC. (58). Se l’iniziativa è da valutare positivamente, ove inquadrata nell’ottica dell’obiettivo auspicabile della creazione di una banca dati delle scuole e degli eletti, nonché della realizzazione di opportunità di collegamento tra gli stessi per la condivisione di esperienze, buone pratiche e norme regolamentari, va però superata ogni tendenza alla surroga o sostituzione quale conseguenza della loro inattività ma sollecitata la partecipazione individuale attraverso un diretto ed immediato coinvolgimento. Ed un Forum permanente della formazione e informazione (*) per ambiti territoriali aperto ai “portatori di interesse”, costituirebbe un valido strumento per la diffusione delle buone pratiche, la rilevazione dei bisogni ed il conseguimento degli obiettivi formativi, che dovrebbero attivare i presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto, democraticamente eletti, sollecitando altresì le associazioni dei genitori all’applicazione del DPR 301/05.
Tra i “portatori di interesse”, i singoli genitori e le istituzioni, le associazioni potrebbero e dovrebbero esercitare un ruolo politico intermedio rivedendo la propria struttura organizzativa improntandola a maggiore snellezza in modo stimolare la partecipazione, legando il rapporto associativo ad adesioni meno formali, funzionando come luogo di aggregazione e di incontro senza rigidi vincoli di appartenenza, utilizzando strumenti informatici e rapidi per le decisioni e la diffusione di comunicazioni ed informazioni.
Nonostante i documenti congiunti si è ancora troppo divisi e le azioni quindi risultano di scarsa efficacia. Riprova ne sono i successi conseguito dalle associazioni studentesche per quanto attiene alla disciplina delle Consulte Provinciali degli Studenti, organismi che non hanno un analogo tra i genitori e che andrebbero invece favoriti non solo per realizzare il collegamento territoriale che attualmente manca ma anche per dare un nuovo impulso ad una partecipazione individuale e non surrogata. Il DPR 268/07 non solo ha elevato a due anni il mandato dei rappresentanti degli studenti all’interno delle Consulte studentesche ma ha anche introdotto all’art. 16 bis il Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte Provinciali degli studenti con funzioni di coordinamento(59).
È scritto negli Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia: “chi non vuole l’orrore della morte deve accettare le fatiche della vita; chi non vuole la guerra deve pagare il costo della pace, che è una lotta incessante perché la vita trionfi sulla morte” (60). Possono parere parole troppo intense e forse inappropriate eppure stiamo assistendo alla “morte” (non naturale ma colpevole) di strumenti ed organismi di partecipazione nonché di ogni pulsione individuale ad un gratuito impegno per interessi comuni. Il DL del 5 settembre 2007 (61) recita all’art. 2: “(…) in attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233 (…)”, sono trascorsi otto anni da allora … quanto dovrà ancora durare l’attesa? Nelle more vale la pena precisare che ad oggi vige una normativa che viene disattesa. Sarebbe stato altresì preferibile specificare che sono i NUOVI organi collegiali territoriali quelli di cui si attende la costituzione dal momento che essi esistono attualmente.
Proposte per la nuova legislatura
Si è letto che “La scuola è assente nella campagna elettorale” (62) ed in effetti la sensazione è di estrema vaghezza, soprattutto sul come raggiungere gli obiettivi.
In particolare per quanto attiene alla collegialità manca qualsiasi accenno alla territorialità ma solo un generico rapporto al territorio senza ipotesi di coordinamento e collegamento tra organismi di governo e solo modesti riferimenti agli organi di istituto nei programmi elettorali. Eppure l’esercizio della democrazia in quanto governo del popolo si esprime proprio nella partecipazione nella sua accezione di democrazia rappresentativa. Senza partecipazione non v’è democrazia. E la scuola e la collegialità sono palestre di democrazia. Nella scuola c’è un microcosmo, è una piccola comunità che si governa.
D’altra parte ancora nelle dichiarazioni programmatiche del ministro Letizia Moratti esposte alla VII^ Commissione Cultura nel 2001 (63)si legge: “Il Governo si appresta a presentare alle Camere un disegno di legge di riforma degli organi collegiali di istituto, ispirato a garantire la presenza degli essenziali organi di governo, lasciando alla libertà dei singoli istituti di prevedere le forme di partecipazione e organizzazione ritenute più opportune.
Rispetto, invece, agli organi collegiali territoriali si renderà necessaria una proroga alla loro costituzione, prevista per il prossimo primo settembre, per una indispensabile revisione che tenga conto sia della riforma federalista dello Stato, sia di un necessario cambiamento rispetto all’attuale struttura che prevede una serie di rappresentanze chiamate ad assistere alle scelte dell’amministrazione, senza nessun reale potere decisionale”, intenti rimasti però lettera morta tanto che il D.L.vo 233/99 attende ancora l’approvazione dei decreti di attuazione, nonostante le deleghe che si sono succedute, e pertanto non è mai entrato in vigore.
Sia nel programma di governo 2006-2011 dell’Ulivo (64) quanto nel programma politico esposto dal Ministro Fioroni nel corso di un’audizione in VII^ Commissione nel giugno 2006 (65) manca qualsiasi riferimento agli organi collegiali, mentre delle iniziative intraprese, che però non hanno avuto seguito, si è detto in apertura di questo documento.
È evidente quindi che le maggioranze di turno non sono state capaci di riformare o non hanno avuto interesse a farlo, giacché, come si è detto, nelle interminabili more l’interesse alla partecipazione si è gradatamente spento ed i cambiamenti, si sa, occorre che qualcuno li richieda.
Si parla oggi spesso di nuovi “Organi Collegiali dell’autonomia” ma non di quell’autonomia che si attua con corrispondendo ai bisogni dell’utenza monitorati attraverso gli strumenti previsti dalla Carta dei Servizi bensì che mira a realizzare una struttura aziendalistica che snatura le caratteristiche della scuola comunità. E come si concretizza la piena autonomia statutaria, la “libertà” per le istituzioni scolastiche di prevedere le forme di partecipazione senza attuare il pieno rispetto e la consapevolezza nell’uso degli strumenti di tutte le componenti della scuola e formando interlocutori qualificati?
Ritorna negli attuali programmi elettorali anche di frequente il riferimento alla sussidiarietà. Eppure a tale principio organizzativo non è collegata affatto una visione dell’autonomia di tipo verticistico con un conseguente rafforzamento di poteri del Dirigente Scolastico, ma una concezione che pone al centro dell’ordinamento la persona nel senso della delega delle attività ad entità territorialmente organizzate e coordinate sempre più prossime ai cittadini per garantirne l’efficacia e l’efficienza, come ben si palesa nell’art. 118 della Costituzione in particolare al comma 4 “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
Seguono nello specifico alcuni passaggi in merito dai programmi dell’ormai prossimo appuntamento elettorale (66): l’on. Valentina Aprea (Il Popolo della Libertà) in un recente confronto si è espressa sull’opportunità di una “Riforma degli organi collegiali con individuazione di un ruolo forte del consiglio di amministrazione”(67); La Sinistra l’Arcobaleno: “valorizzare gli organi di governo della scuola come strumento di partecipazione” con particolare interesse nei confronti degli studenti dei quali “Vanno rivisti innanzitutto i loro organismi di rappresentanza”; Partito Democratico: “I Consigli di istituto, al cui interno va ampliata la partecipazione degli studenti e dei genitori, dovranno dotarsi di organi di governo, anche aperti alle comunità locali e alle forze economiche e sociali, in grado di far fronte alla complessità crescente dei compiti che l’Autonomia pone alla scuola” e questo perché “La scuola dell’Autonomia si fonda su un nuovo patto tra scuola e territorio; Unione di Centro: “Portare a termine la revisione degli Organi collegiali per rendere effettiva la partecipazione al governo della istituzione scolastica”.
Organizzazioni sindacali ed associazioni professionali e di categoria hanno espresso le loro proposte (68). Tra queste. Il Forum delle Associazioni Professionali: “imprescindibile una riforma degli Organi collegiali dove siano chiari ruoli e competenze”; CISL: “Per una piena assunzione di responsabilità educativa a parte dell’intera comunità scolastica è indispensabile la riforma degli Organi collegiali”; UIL: “riforma degli Organi collegiali, che preveda dipartimenti di aree disciplinari come sedi della ricerca e dell’innovazione didattica, dello scambio di esperienze, dell’intervento personalizzato di recupero e di potenziamento”; ANP: Organi collegiali che vedano la presenza di rappresentanti del mondo produttivo di riferimento. Alle proposte dell’ANP hanno risposto l’attuale vice-ministro Mariangela Bastico: “Certamente occorrono ulteriori passi in avanti, tra cui individuo in via prioritaria la definizione degli organi di indirizzo e di governo della scuola (riforma degli organi collegiali)”, e l’on. Valentina Aprea: “I dirigenti costituiscono il valore aggiunto della scuola... Ma a nulla serve aver collocato un dirigente alla guida di ogni scuola autonoma se non gli si conferiscono poteri corrispondenti alle responsabilità ed ai compiti. Nostro impegno è attribuire ad essi gli strumenti di governo necessari: (...) Occorre introdurre l'autonomia statutaria e organismi snelli di autogoverno delle istituzioni scolastiche (...)”(69); E per finire anche la Rete degli Studenti: “Rappresentanza e democrazia: la scuola è anche una comunità educante, nella quale si devono apprendere i principi della convivenza democratica e gli strumenti per una piena realizzazione dell’individuo nella comunità democratica. Chiediamo che vengano incentivati gli spazi di confronto e coordinamento nelle scuole aumentando la presenza degli studenti nei luoghi di programmazione e decisione, attraverso una riforma e un riordinamento degli organi collegiali attuali. Proponiamo di rendere accessibili il consiglio di istituto ai rappresentanti della Consulta Provinciale degli Studenti, anche per agevolare un governo più democratico dei rapporti tra scuola e territorio”.
Assordante invece il silenzio dei genitori.
Ma cosa in realtà sarebbe auspicabile per il futuro?
Pertanto considerando che ricorrono costantemente nei vari programmi e proposte anche altre parole e cioè Patto, Autonomia e Valutazione, occorre sollecitare l’attenzione su questi punti:
Formazione delle rappresentanze affinché qualsiasi Patto si realizzi tra soggetti “pari” e consapevoli e rinnovi lo stimolo alla partecipazione quale espressione di cittadinanza attiva;
Piena applicazione, difesa e valorizzazione della collegialità attraverso la previsioni di meccanismi in grado di rafforzare la cogenza delle norme, riconoscendo alla scuola il valore di comunità che si fonda sull’apporto di tutte le sue componenti;
Riconoscimento dei Comitati Genitori, in quanto stimolo alla partecipazione, quale organo collegiale non potenziale ma ordinario, attraverso una norma che ne disciplini la costituzione ed le regole generali di funzionamento, con funzioni consultive e propositive, creando altresì meccanismi di continuità;
Attuazione delle procedure di autovalutazione attraverso meccanismi di cogenza con il coinvolgimento del collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori e l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale verifica del corretto funzionamento organizzativo;
Sottoscrizione del “contratto formativo” elaborato attraverso commissioni miste e ampiamente condiviso che preveda e garantisca gli standard massimi e minimi di apprendimento;
Creazione di una banca dati delle rappresentanze con particolare riguardo ai presidenti quale strumento per favorire il collegamento;
Istituzione dello Statuto e delle Consulte dei genitori in quanto parti della comunità scolastica al pari degli studenti ai quali tali strumenti sono riconosciuti ma anche in virtù del loro ruolo di tutela piena degli alunni dalla scuola dell’infanzia sino alla scuola secondaria di primo grado e condivisa con gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado. Ingiustificabile limitazione questa anche nell’ottica della continuità scuola/scuola, Scuola/università; Scuola formazione professionale. Infatti è proprio nel momento del passaggio dalla secondaria di 1^ a quella di 2^ grado che si segnala il maggior numero di bocciature e un incremento del tasso di dispersione e laddove serve la territorialità nell’uscita da un ciclo e l’ingresso in un altro, ed occorre l'orientamento in uscita che non sia mera informazione sulle scuole di un ambito territoriale.
Rinnovo degli organi collegiali territoriali per la indiscussa centralità del territorio, che certo non può realizzarsi con la semplice previsione della partecipazione (ipotetica) di rappresentanti degli Enti Locali all’interno dei consigli di circolo o di istituto, ma che passi attraverso anche l’istituzione di Forum permanenti della formazione ed informazione (*), all’interno degli stessi ambiti, auspicabilmente coincidenti con quelli del lavoro, aperti a tutte le componenti della scuola ed alla partecipazione consultiva di agenzie ed associazioni quale sviluppo naturale di un Osservatorio dei Bisogni Formativi (con compiti tecnici e istituzionali più precisi) per assicurare un’azione di collegamento-coordinamento attraverso incontri, attività di formazione e informazione e favorire quel dialogo che al momento manca, difettando altresì dei luoghi fisici di incontro e cooperazione. Le questioni come quelle dei debiti formativi o del patto educativo di corresponsabilità non possono risolversi senza una condivisione tra le componenti.
Tutto ciò non può essere cambiato senza fatica. La partita si sta giocando sull’ignoranza di chi neanche conosce le proprie opportunità partecipative. Occorrono azioni chiare e decise. Non possiamo lasciare che si dica “addio” alla partecipazione (70). La collegialità è uno strumento di democrazia e se la scuola si configura come un “ente locale ed autonomo” richiede una gestione partecipata adeguata. È giunto il momento che chi ha consapevolezza di questo dimostri la volontà di un cambiamento attraverso uno sforzo diretto appunto a “sortirne insieme”.
08 aprile 2008
Genitori in Movimento
Web: http://www.apritiscuola.it/genitori/inmovimento - E-mail: genitori_inmovimento@yahoo.it
(*) http://www.apritiscuola.it/genitori/inrete
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. La proposta delle associazioni dei genitori http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=161&mode=thread&order=0&thold=0
http://www.apefassociazione.it/
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/modules.php?name=News&file=article&sid=14157
http://www.apefassociazione.it/
Da Lettera a una professoressa
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. Cit.
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza – cit
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza – cit
G. Bisson – exmultis CONVEGNO NAZIONALE GLI ORGANI COLLEGIALI TERRITORIALI PER LA SCUOLA: L’ESPERIENZA – LA TRANSIZIONE – LA RIFORMA – Altavilla Vicentina - giugno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
A T T I CONVEGNO REGIONALE NUOVI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI Bologna, 29 maggio 2001 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/bologna_01.html
CONVEGNO SCUOLA ORGANI COLLEGIALI - 10 MARZO 2004 - organizzato dalla Provincia di Roma - tavola rotonda http://www.edscuola.com/archivio/famiglie/convegno_scuola_organi_collegial.htm
Significati e prospettive dei Distretti Scolastici – Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia
Guido Contessa – Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 35
E. Barbieri Bologna 2001 CONVEGNO REGIONALE NUOVI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI http://www.edscuola.com/archivio/famiglie/bologna_01.html
L. Corradini - Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 15
L. Corradini – Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 21
Guido Contessa – Atti della 1° Conferenza – cit pag 33
sul tema della partecipazione anche http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/40_anni_di_partecipazione.htm
G. Bisson – Bologna 2002 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuolaoocc.html
G. Bisson – Convegno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
G. Bisson ibidem
G. Bisson ibidem
G. Sacchi http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/un_master_plan.htm UN MASTER PLAN PER L’ATTUAZIONE DEL TITOLO QUINTO
UN LABORATORIO PER LE POLITICHE FORMATIVE TERRITORIALI di Gian Carlo Sacchi http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/laboratorio.htm
http://www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/oocctu.html
http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/un_master_plan.htm UN MASTER PLAN PER L’ATTUAZIONE DEL Titolo QUINTO di Gian Carlo Sacchi
E. Barbieri – Conv. Bologna 2001 cit.
E. Barbieri Convegno Roma 2004 cit.
in tal senso Adriano Maggioni Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 25
http://www.bdp.it/orme/
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot4026_07.shtml
http://www.nuovaautonomiascolastica.com/articolo.asp?art=1151 Governance del sistema
Province: creare gli ambiti e promuovere con i Dirigenti i POF di Territorio
di Paola De Benedetti
A. Cervati – Convegno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
G. Bisson – Relazione http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuolaoocc.html
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/cm67_07.shtml
http://www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/dl411_01.html Art. 6 - Organi collegiali della scuola All'articolo 8 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233, sono apportate le seguenti modifiche: a) al comma 2 le parole: "Con effetto dal 1 settembre 2001" sono sostituite dalle seguenti: "Con effetto dalla costituzione dei nuovi organi collegiali locali e regionali e del Consiglio superiore della pubblica istruzione";
b) al comma 3 le parole: "Entro la data di cui al comma 2" sono sostituite dalle seguenti: "Entro il 31 dicembre 2002".
XIV LEGISLATURA - ALLEGATO B AI RESOCONTI - SEDUTA DEL 13 MAGGIO
2003 Atto parlamentare: 8828
www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed308/pdfbt36.pdf
http://www.giurcost.org/decisioni/1992/0208s-92.html
vedasi altresì http://web.tiscalinet.it/daansal/Relazioni/proroga.htm
http://www.farecampania.net/download/normativa/01/D.%20Lgs.%20293-94.pdf (per maggiore completezza si rinvia a “Lettera (aperta) a un genitore rappresentante …“ http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/lettera_aperta.htm
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. La proposta delle associazioni dei genitori http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=161&mode=thread&order=0&thold=0
vedasi la CM 195/99 http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm195_99.html nonchè la CM 141/01 http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm141_01.html
http://www.marche.istruzione.it/news/2007/082007/allegati/oocc2007_archivio.pdf http://www.istruzione.lombardia.it/comunic/comunic07/lug07/comunic_lug_ago07.htm http://www.istruzioneer.it/page.asp?IDCategoria=441&IDSezione=0&ID=148612 http://www.piemonte.istruzione.it/normativa/2007/082007/cr309.shtml http://www.campania.istruzione.it/circolari/2007/prot5411_07.shtml
http://www.genitoridemocratici.it/htm/lettfior.htm
http://www.pubblica.istruzione.it/argomenti/edilizia/anagrafe.htm
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot9914_07.shtml
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=8246
News: Le reazioni alle indicazioni del ministro Fioroni: «Cambia l’impostazione ma restano i problemi» http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=8257
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=10073#DA_SOPPRIMERE_ALCUNI_ORGANI_COLLEGIALI
http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=6897&titolo=Firenze%20successo%20della%20consultazione%20sugli%20Organi%20Collegiali%20della%20scuola http://www.confinionline.it/ShowRassegna.aspx?Prog=8128
http://www.bergamo.istruzione.lombardia.it/documenti07/n5_21_05_07.pdf
M. Rusconi http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stampa/2002/aprile/kataweb_i_genitori_daranno_i_voti_agli_insegnanti
sull’autovalutazione si legga anche in http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuola_e_famiglia.htm
E. Barbieri – Roma 2004 cit.
http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/allegati/quaderno_bianco.pdf
http://ec.europa.eu/education/school21/consultdoc_it.pdf
http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=146
Consulte provinciali, da quest'anno una novità: i rappresentanti avranno mandato biennale http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=21180&action=view
L. Corradini, Atti della 1° Conferenza – cit. pag 23
http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id_tip=34&view=norm&id=23252
http://www2.tecnicadellascuola.it/index.php?id=22245&action=view da “La Tecnica della Scuola” - La scuola assente nella campagna elettorale di Giuseppe Adornò
http://edscuola.it/archivio/norme/programmi/dpmiur189701.html DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE del MINISTRO LETIZIA MORATTI (7a Commissione Camera e Senato 18 e 19 luglio 2001)
http://www.perlulivo.it/2006-elezioni/2006_02_11_prs_programma.html Il programma di governo 2006-2011
http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/programma_politico.pdf Audizione del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni VII^ Commissione 29 giugno 2006
http://www.autonomiascolastica.it/articolo.asp?art=1360 RAS – Scuola: Tutti i programmi dei partiti
http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=17969 Tuttoscuola.com - Aprea-Bastico: tutta la diretta del 1° aprile
http://www.autonomiascolastica.it/articolo.asp?art=1368 RAS – Scuola: Gli appelli della “base”
http://www.anp.it/usr/download.bfr?file_ID=600 ; http://www.anp.it/usr/download.bfr?file_ID=601 .
Il Corriere della Sera - Scuola, disimpegno dei genitori di Annachiara Sacchi http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_28/Scuola_genitori_PRINCIPALE_459be3fc-9d7c-11dc-bac3-0003ba99c53b.shtml
U.R.L. ( http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article18723.html )
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