mercoledì 31 dicembre 2008

Benvenuti in FUSS!


Benvenuti in FUSS!
Mar, 02/06/2007 - 18:42 da admin

Disponibile al download Fuss 3.0 - Nyala

Free Upgrade Southtyrol's Schools (FUSS) è un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo che ha aggiornato i sistemi informatici di tutte le scuole italiane della Provincia Autonoma di Bolzano, sostituendo i software con licenza proprietaria utilizzati nell'attivita' didattica con la distribuzione GNU/Linux FUSS Soledad, sviluppata all'interno del progetto e rilasciata con licenza libera.

L'idea di fondo del progetto è pensare l'informatica come strumento trasversale per l'insegnamento e non solo come disciplina specifica o come semplice addestramento all'utilizzo di alcuni pacchetti software, fornendo in questo modo un valido supporto alla didattica.

In conformità a questa scelta distribuiamo a studenti, docenti e famiglie il software utilizzato a scuola, favorendo in questo modo una cultura informatica basata sulla condivisione e la diffusione delle conoscenze.
http://www.fuss.bz.it/

LINUX@SCHOOL


l Progetto Linux@School realizzato in collaborazione con il MIUR e con il Politecnico di Milano si propone l'obiettivo di diffondere la conoscenza riguardo al mondo del Software Libero nella scuola con particolare riferimento al sistema operativo Linux.

Il progetto prevede l'implementazione di un insieme di strumenti tecnologici e di servizio basato su piattaforme per l'apprendimento a distanza e sulla disponibilità di accesso remoto a sistemi Linux complessi in modo da permettere esercitazioni e sperimentazioni guidate.


ATTORI

* 21 Istituti superiori partecipanti al progetto pilota
* Fondazione IBM – coordinamento complessivo del progetto
* MIUR – coordinamento didattico e organizzativo
* IBM Italia – fornitura tecnologie e servizi
* Politecnico di Milano – Monitoraggio e Tutoring


OBIETTIVI

* diffondere negli Istituti Scolastici la conoscenza sul mondo Opensource e dell'ambiente Linux;
* offrire a studenti e docenti l'opportunità di eseguire test e attività sperimentali, costruire contenuti didattici e, più in generale, contribuire al miglioramento dei processi di insegnamento;
* promuovere all'interno della scuola lo studio, lo sviluppo e la documentazione di soluzioni che favoriscano la nascita di comunità virtuali;
* permettere la sperimentazione di una modalità flessibile ed economica di accesso remoto a sistemi e servizi informatici.


ISTITUTI PARTECIPANTI

* ITIS A. MONACO - COSENZA
* IPSIA G. FERRARIS - S. MARIA DI CATANZARO (CZ)
* ITIS GIORDANI - NAPOLI
* ITIS O. BELLUZZI - BOLOGNA
* ITIS A. MALIGNANI - UDINE
* ITC E. TOSI - BUSTO ARSIZIO(VA)
* LICEO SCIENTIFICO STATALE A. TOSI - BUSTO ARSIZIO (VA)
* IPSCT P.SRAFFA - CREMA (CR)
* IIS SOBRERO - CASALE MONFERRATO (AL)
* ITIS G. VALLAURI - FOSSANO (CN)
* ITIS G. FAUSER NOVARA
* ITIS OMAR - NOVARA
* ITIS E. MAJORANA - GRUGLIASCO (TO)
* ITC C. VIVANTE - BARI
* ITC ROMANAZZI - BARI
* IPSIA A. MEUCCI - CAGLIARI
* IPSIA E. MEDI - PALERMO
* IPSACT G. MATTEOTTI - PISA
* IPSS A. CASAGRANDE - TERNI
* IIS C. ANTI - Villafranca di VERONA (VR)
* ITS ZUCCANTE - MESTRE (VE)

http://www.pubblica.istruzione.it/innovazione/progetti/linux.shtml

venerdì 26 dicembre 2008

mercoledì 24 dicembre 2008

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Pieno

Consigli per chiedere (e possibilmente ottenere)
nuove sezioni di Tempo Pieno nell’Era della Gelmini
Alcuni suggerimenti per i genitori e gli insegnanti che vogliono intraprendere
il percorso per attivare nuove sezioni a Tempo Pieno

In questa situazione nella quale il ministro Gelmini sta tentando di tagliare 132.000 posti di lavoro nei prossimi tre anni, pensare di iniziare una campagna per aiutare i genitori a richiedere ed ottenere nuove sezioni a Tempo Pieno nella scuola elementare o dell’infanzia sembra velleitario.
Eppure - come ai tempi dell’istituzionalizzazione e della diffusione di questo modello - il bisogno e la determinazione dei genitori e degli insegnanti possono realizzare quello che le scelte politiche non intendono concedere esplicitamente. E poi, non l’ha dichiarato Berlusconi che noi contestatori della “riforma” eravamo solo dei visionari e che “l’intento del governo era quello di aumentare il Tempo Pieno del 50%”? Bene, ora li mettiamo alla prova.

Vediamo l’iter.

Prima di tutto teniamo presente che la richiesta del Tempo Pieno è collettiva e pubblica, e che più numerosi sono soggetti vengono coinvolti e contattati esplicitamente in questa richiesta, più aumentano le possibilità di successo non solo per i richiedenti ma anche per altri gruppi di genitori nelle stesse condizioni.

Il modello scolastico muta in risposta a due richieste: quelle di genitori e quelle di insegnanti.
Le richieste degli insegnanti vengono discusse e deliberate in Collegio Docenti che è l’organo che delibera in materia di didattica.
Il Consiglio di Circolo/Istituto, poi, deve decidere con delibera il mutamento di modello scolastico o l’offerta della nuova classe 1^ a tempo pieno.
Le richieste dei genitori dovrebbe trovare ascolto attraverso il Consiglio di Circolo/Istituto e nel momento delle iscrizioni.
Quindi per mutare modello didattico delle classi (e a maggior ragione delle classi prime) occorre il consenso degli insegnanti e il gradimento dei genitori. Quando queste due istanze propongono insieme l’attivazione del Tempo Pieno ai relativi organi collegiali non dovrebbero sussistere problemi. Ma quando la proposta parte solo dai genitori è necessario attivarsi presto affinché venga recepita dal dirigente che la inoltri agli organi collegiali e che poi predisponga modelli di iscrizione adatti a verificare tale bisogno. Inoltre il dirigente deve verificare le condizioni logistiche con l’assessorato locale per la predisposizione della mensa.

Per questa prima fase di richiesta abbiamo messo a punto un modello di Richiesta di apertura di una nuova sezione (in calce a questo documento) con cui i genitori chiedono ufficialmente e collettivamente l’attivazione della nuova sezione a tutti i soggetti istituzionali coinvolti.

Spesso i dirigenti non si pongono con atteggiamento di ascolto rispetto a queste esigenze e quindi i gruppi di docenti o di genitori che vogliono proporre il Tempo Pieno devono contare sulle loro forze. Il Collegio Docenti può discutere e votare sui modelli didattici quando sia incluso tale tema all’ordine del giorno, sennò possono chiedere che venga messo all’ordine del giorno con la raccolta di 1/3 delle firme dei componenti del collegio. I genitori possono agire sia attraverso i propri rappresentanti nel Consiglio di Circolo/Istituto, sia chiedendo incontri con il dirigente scolastico, sia raccogliendo e rendendo pubbliche istanze firmate da gruppi di genitori.
Ricordiamo comunque che è il Consiglio di Circolo/Istituto l’organo decisionale per la formazione di una nuova classe a Tempo Pieno o per il cambiamento di modello scolastico (e non il dirigente che è soltanto un membro del consiglio e non ha in questo caso poteri decisionali).
Il Consiglio esamina le proposte del Collegio, le approva o, a seconda dei casi, le modifica o le rigetta.
Il Consiglio può deliberare con piena legittimità anche in assenza di una proposta del Collegio Docenti; è però consigliabile che la delibera sia in linea con i criteri contenuti nel piano dell’offerta formativa (P.O.F).

Solitamente le istanze firmate da gruppi di genitori hanno peso maggiore se sono rese pubbliche e indirizzate a tutti i soggetti in qualche modo coinvolti (Dirigente, Presidente del Consiglio di Istituto, Assessore, Dirigente del Ufficio Scolastico Provinciale, Ufficio Scolastico Regionale). Inoltre la pubblicità viene assicurata dagli organi di informazione (ogni presentazione di istanze andrebbe resa anche pubblica con conferenze stampa) e dalla circolazione autogestita dell’informazione (volantini dati agli altri genitori e affissi fuori dalle scuole, banchetti, comunicazioni fatte circolare sui siti amici come questo da cui avete scaricato queste informazioni).

Fare presto questi passi potrebbe portare - nel caso della buona volontà delle controparti - all'approvazione del nuovo modello di classe a Tempo Pieno e quindi alla preparazione di un modello di iscrizione coerente, con la possibilità di scegliere le 40 ore.
Qualora ciò non avvenga occorre che i genitori rilancino la loro richiesta in sede di iscrizioni.
Attualmente stiamo ancora attendendo la circolare sulle iscrizione del ministero e sono in forma di bozza e in continua evoluzione molti regolamenti attuativi delle novità collegate alla Legge 133 (quella dei tagli). È però tuttora in vigore la legge 176/2007 che sancisce la legittimità del modello a Tempo Pieno e quindi è obbligo dell'amministrazione di dare la possibilità di esprimere la preferenza per questo modello di scuola all'interno del modulo di iscrizione, anche se l'organizzazione dei modelli orari della scuola non lo prevedesse esplicitamente. Dove quindi il modello di iscrizione predisposto dalla scuola non dovesse comprendere l'opzione del Tempo Pieno sarà necessario che i genitori compilino modelli aggiuntivi come quelli predisposti dal CordTempoPieno per rendere effettivo questo diritto. Solo in questo modo l'effettivo bisogno di tempo pieno potrà venire misurato dall'amministrazione. Ovviamente anche questo passaggio avrà più forza se fatto pubblicamente.

Se si verificheranno queste condizioni, il dirigente scolastico avrà l'obbligo - sulla base delle iscrizioni - di richiedere personale sufficiente per aprire la nuova sezione... se non lo richiederà lo si dovrà incalzare anche perché il suo è un atto dovuto, mentre se lo richiederà la palla passerà al ministero che deciderà tra aprile e maggio se assegnare il personale necessario (attraverso l’Ufficio scolastico Regionale e il Centro Servizi Amministrativi).

Scuola elementare

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Pieno
Al Dirigente del Circolo/Istituto ........…………..……….Scuola………........……………………
e per suo tramite al Collegio dei Docenti dell’Istituto
Al Presidente del Consiglio di Istituto della suddetta Istituzione Scolastica
Al Direttore dell’USP della provincia di .........………………….…………………
Al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della regione ………………………….….
Al Ministro dell’Istruzione Pubblica Fioroni
All’Assessore all’Istruzione del Comune di …………………………….…………….
All’Assessore all’Istruzione della Regione…………………………….

I sottoscritti genitori di bambini/e in età di obbligo scolastico per l'anno 2009/10
RICHIEDONO
l’apertura di sezioni di scuola elementare a Tempo Pieno (due insegnanti su una classe, 40 ore settimanali, 4 ore di compresenza)*
La richiesta ha motivazioni sia pedagogiche (didattica a tempi distesi, socializzazione, possibilità di svolgere attività laboratoriali) sia sociali (necessità di avere i bambini in strutture pubbliche e di qualità per famiglie con lavori sempre più precari e flessibili).
La richiesta fa riferimento alle possibilità esplicitamente previste dalla Legge 25 ottobre 2007 – n. 176 e regolamentate dalla CM n. 114 del 14 dicembre 2007.
Disponibili alla costruzione comune di questa importante opportunità didattica e sociale per i nostri bambini, chiediamo di poter incontrare i responsabili in indirizzo. Contattare il referente dei genitori: …………………………………………………..
Cordiali saluti, data……………………………………

Nome e Cognome
Firma
































* [per le scuole medie sostituire con “A Tempo Prolungato”]


Moduli integrativi a tutela del diritto dei genitori al Tempo Pieno e Prolungato

A cura del COORDINAMENTO NAZIONALE IN DIFESA DEL TEMPO PIENO E PROLUNGATO
c/o Cesp Bo – cespbo@iperbole.bologna.it via San Carlo, 42 Bologna - tel 051.241336 fax 051.3371864
Tutti i materiali su www.cespbo.it

Scuola dell’Infanzia

Richiesta di apertura di sezione scolastica a Tempo Normale (Tempo Pieno, due insegnanti, su una sezione, 40 ore settimanali, 5 ore di compresenza)

Al Dirigente del Circolo/Istituto ........…………..……….Scuola………........……………………
e per suo tramite al Collegio dei Docenti dell’Istituto
Al Presidente del Consiglio di Istituto della suddetta Istituzione Scolastica
Al Direttore dell’USP della provincia di .........………………….…………………
Al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della regione ………………………….….
Al Ministro dell’Istruzione Pubblica Fioroni
All’Assessore all’Istruzione del Comune di …………………………….…………….
All’Assessore all’Istruzione della Regione…………………………….

I sottoscritti genitori di bambini/e in età dai 3 ai 6 anni per l'anno 2009/2010
RICHIEDONO
l’apertura di sezioni di scuola dell’Infanzia a tempo normale (Tempo Pieno, due insegnanti su una sezione, 40 ore settimanali, 5 ore di compresenza)*
La richiesta ha motivazioni sia pedagogiche (didattica a tempi distesi, socializzazione, possibilità di svolgere attività laboratoriali) sia sociali (necessità di avere i bambini in strutture pubbliche e di qualità per famiglie con lavori sempre più precari e flessibili).
La richiesta fa riferimento alle possibilità esplicitamente previste dal T.U. 297/94 Articoli 99 - 104 e seguenti, nonché successive modifiche ed integrazioni.
Disponibili alla costruzione comune di questa importante opportunità didattica e sociale per i nostri bambini, chiediamo di poter incontrare i responsabili in indirizzo. Contattare il referente dei genitori: …………………………………………………..
Cordiali saluti,
data……………………………………

Nome e Cognome
Firma
































Moduli integrativi a tutela del diritto dei genitori al Tempo Pieno e Prolungato

A cura del COORDINAMENTO NAZIONALE IN DIFESA DEL TEMPO PIENO E PROLUNGATO
c/o Cesp Bo – cespbo@iperbole.bologna.it via San Carlo, 42 Bologna - tel 051.241336 fax 051.3371864
Tutti i materiali su www.cespbo.it








www.cespbo.it/testi/2008_4/moduli_sezioni.doc

lunedì 22 dicembre 2008

Istat, l'11% delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà di Claudio Tucci.


Nel 2007, in Italia, vivono 2 milioni e 653mila famiglie in condizioni di povertà relativa. Si tratta dell'11,1% del totale delle famiglie residenti che, presto, potrebbero crescere di un ulteriore 8% di nuclei "a rischio", con consumi, cioè, prossimi o superiori di appena il 10% alla soglia standard di povertà. Che per una famiglia di 2 persone equivale a 986,35 euro di spesa media mensile (in aumento dell'1,6% rispetto alla linea del 2006). Complessivamente, nel nostro Paese, esistono 7 milioni e 542mila italiani poveri, il 12,8% dell'intera popolazione. Situazione peggiore nel Sud, dove l'incidenza della povertà relativa è 4 volte superiore alla media nazionale e tra le famiglie più numerose, in particolare, con 3 o più figli, soprattutto, minorenni. A rivelarlo è l'annuale indagine dell'Istat sulla povertà relativa in Italia, condotta su un campione di 28mila famiglie, presentata, a Roma, nella sede dell'istituto, che evidenzia una sostanziale stabilità, tra il 2006 e il 2007, dell'incidenza della povertà relativa delle famiglie italiane, ancora fortemente associata a scarsi livelli d'istruzione e all'assenza del posto di lavoro.

Segmento emergente della povertà italiana sono, poi, i profili professionali bassi (i cosiddetti working poor) e tra le donne, spicca il peggioramento di condizione delle signore anziane sole e delle donne separate con i figli a carico. «In Italia - spiega Linda Laura Sabbadini, dirigente di ricerca dell'Istat - c'è un serio problema di povertà dei minori che non è conosciuto nel resto d'Europa». Sabbadini annuncia, poi, come l'Istat stia ultimando un indicatore della povertà assoluta, che andrà indietro, anche, di 2/3 anni, da affiancare a quello relativo, per poter così fotografare, nel complesso, il fenomeno povertà nel nostro Paese.

Dalla ricerca emerge, poi, come oltre un quinto delle famiglie con 5 o più componenti si trovino in condizione di povertà relativa. Una percentuale che sale a un terzo nel Mezzogiorno. Ma, anche, la difficoltà a trovare lavoro o un'occupazione qualificata determina livelli di povertà più elevati. In generale, spiegano dall'Istituto, le famiglie con componenti occupati presentano incidenze di povertà più contenute, ma se all'interno del nucleo vi sono persone in cerca di occupazione, il disagio assume una forte rilevanza: ben il 19,9% di queste famiglie, per lo più coppie con 2 e 3 figli, vivono in condizioni di povertà.

Sostanzialmente, negli ultimi 5 anni, l'incidenza di povertà in Italia è rimasta stabile, anche se, spiegano dall'Istat, tra chiari e scuri. Un peggioramento si assiste tra le tipologie familiari che tradizionalmente presentano una bassa diffusione del fenomeno povertà, soprattutto, famiglie di 3 componenti e con persone anziane a carico. Colpa, soprattutto, del caro vita e della forte crisi dei consumi registrata in questi ultimi tempi. Anche se, spiegano dall'Istat, il fenomeno ha interessato non solo i poveri, ma tutti i segmenti della popolazione e, quindi, la povertà relativa è rimasta pressocché identica. Segnali di miglioramenti, invece, si osservano tra le famiglie di monogenitori e tra le famiglie con a capo un lavoratore autonomo, specialmente, se in proprio. Tra le note migliori, spicca il deciso miglioramento, nel Mezzogiorno, tra le famiglie con 5 o più componenti, in particolare, coppie con 3 o più figli e con 3 o più figli minori. Ma è un aumento, sottolineano dall'Istat, dovuto, probabilmente, agli interventi a sostengo dei figli disposti in questi anni, come sgravi fiscali, detrazioni e assegno al terzo figlio. Insomma, nel Sud la povertà resta forte e si tratta di un fatto dai connotati sempre più gravi.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/11/istat-poverta.shtml?uuid=6c1281d0-aa64-11dd-9c6a-39fa5cb05797&DocRulesView=Libero

La povertà relativa in Italia
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20081104_00/

domenica 21 dicembre 2008

Scompare il modulo. Resta il tempo pieno (ma quale?) di Gianni Gandola e Federico Niccoli

Il Consiglio dei ministri ha approvato la bozza di schema di regolamento “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’art.64 del Dl n.112/2008”, già presentata alle Regioni.
Questa volta occorre riconoscere che – per quanto riguarda la scuola primaria - molte nebbie si sono diradate e che le recenti dichiarazioni del ministro Gelmini hanno avuto un seguito. Ma vediamo di sottolineare, in sintesi, alcuni passaggi significativi.

1. Innanzi tutto è chiaro, in via definitiva, che “il tempo scuola della primaria è svolto secondo il modello dell’insegnante unico o prevalente che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze” (art.4, comma 3). Senza ombra di dubbio questo è il modello pedagogico di riferimento della scuola elementare. Si decreta pertanto la fine dell’organizzazione modulare, vale a dire del modello introdotto dalla legge di riforma n.148/1990, fondato sul gruppo docente e sulla suddivisione degli ambiti disciplinari.

2. C’è da rilevare, rispetto alle bozze precedenti, che questo vale non solo per le classi prime a.s. 2009/2010, ma anche per le altre classi. Le classi successive alla prima - dice il 4° comma dell’art.4 - funzionano secondo i seguenti modelli orari: a) 27 ore, secondo quanto previsto dal decreto lgs.n.59/2004 (Moratti), senza compresenze; b) 30 ore, comprensive delle attività opzionali-facoltative (decreto Moratti), senza compresenze e nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/2009. Questo vuol dire che in tutti i modelli orari, siano essi a 24, a 27 o a 30 ore, non essendo più previste le compresenze dei docenti, l’insegnante è unico e/o prevalente.
Di fatto il tempo scuola dei moduli (27-30 ore di scuola) resta ma cambia la sostanza, l’assetto organizzativo: non c’è più la pluralità docente, non c’è più il “modulo” (che attualmente riguarda il 75% delle classi di scuola elementare sul territorio nazionale). Questo è dunque il dato saliente, l’aspetto principale delle modifiche dell’assetto ordinamentale introdotte dal regolamento.

3. L’altra articolazione dell’orario prevista è quella delle 40 ore “corrispondenti” al tempo pieno, nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/09 (comma 4, art.4). Si precisa che le classi a tempo pieno sono attivate a richiesta delle famiglie, sulla base di uno specifico progetto formativo integrato e delle disponibilità di organico assegnate, nonché in presenza delle necessarie strutture e servizi. Per la determinazione dell’organico di dette classi è confermata l’assegnazione di due docenti per classe (comma 7, art.4). Da queste proposizioni si evincerebbe che è confermato l’organico del tempo pieno classico, tradizionale, vale a dire due docenti contitolari per classe di TP, compresenze incluse (tant’è che la legge n.176 del 25 ottobre 2007, ministro Fioroni, non solo non viene abrogata, ma viene espressamente richiamata tra i riferimenti legislativi in premessa). Ma sempre nello stesso comma si aggiunge che “le maggiori disponibilità di orario rispetto alle 40 ore del modello di tempo pieno sono utilizzate per una maggiore diffusione del tempo pieno medesimo”. Ora, cosa sono “le maggiori disponibilità di orario rispetto le 40 ore di scuola” dei bambini se non le 4 ore di compresenza dei due docenti che effettuano insieme un orario di servizio di 44 ore? Sembra pertanto che anche nel modello delle “40 ore” non siano più previste le compresenze e questo lascia pensare che verrà assegnato alle scuole (come già è accaduto a Milano qualche anno fa in epoca Moratti) un organico sufficiente a garantire le 40 ore di scuola agli alunni, al netto delle compresenze appunto. Naturalmente, anche qui, si ribadisce che a livello nazionale rimane confermato il numero dei posti attivati complessivamente per l’a.s. 2008/09.

4. Par di capire che il tempo pieno (senz’altro inteso come “40 ore”) verrà garantito come una sorta di riserva indiana, nei centri ove è presente. Si tratterà di vedere poi se senza o con le compresenze dei docenti, dato non irrilevante, essendo le compresenze un elemento essenziale del tempo pieno, il “valore aggiunto” che contraddistingue le migliori esperienze di questo modello scolastico consentendo attività di recupero per gruppi di alunni, classi aperte, attività laboratoriali, uscite didattiche, ecc.

5. In tutto questo bailamme un dato è certo. Il riferimento al DPR n.275 del 1999, Regolamento sull’autonomia scolastica, pur presente in premessa, di fatto è sostanzialmente ignorato e/o contraddetto. Il ministero non si limita ad assegnare alle scuole un organico docenti sulla base del tempo scuola che si intende effettuare, ma indica anche il modello didattico-organizzativo da adottare (il maestro prevalente). Questo rappresenta uno sconfinamento di campo evidente rispetto a quanto prevede il Regolamento sull’autonomia scolastica, secondo il quale è competenza esclusiva delle scuole stabilire le modalità di impiego dei docenti (organizzazione didattica, suddivisione degli insegnamenti e degli ambiti disciplinari, ecc.).

Insomma, siamo di fronte ad uno stravolgimento, ad un cambiamento radicale della scuola primaria, vale a dire proprio di quel segmento del nostro sistema di istruzione che ha dato prova in questi anni di funzionare bene secondo i vari indicatori di qualità a livello internazionale (si vedano, ultimi in ordine di tempo, i dati dell’indagine internazionale TIMSS sugli apprendimenti in matematica e scienze).
Il senso di tutto questo? E’ ben rappresentato da un’affermazione di qualche mese fa del ministro Tremonti: “Abbiamo un’ottima scuola primaria, ma è un lusso che non ci possiamo permettere”. Perché questa è la filosofia della “riforma” Gelmini.

Gianni Gandola, Federico Niccoli

http://scuolaoggi.org/index.php?action=detail&artid=4137
H.P. http://scuolaoggi.org

I PERCORSI DI FLESSIBILITA' DEL P.O.F.

I PERCORSI DI FLESSIBILITA'

Della scuola

Del sistema

Per affrontare le difficoltà

Per promuovere le eccellenze


Della scuola
Attraverso il Piano dell'offerta formativa l'autonomia costruisce le condizioni giuridiche, organizzative, professionali e di relazione per rendere flessibile l'attività educativa e per migliorarne così l'efficacia.
La flessibilità consente infatti di articolare il rapporto tra chi insegna e chi impara in forme non rigide e, quindi, di modellare la didattica sui modi e sui tempi di apprendimento dei giovani.
Tra le forme di flessibilità che le scuole possono adottare il Regolamento cita:
• l'articolazione modulare dell'orario annuale di ciascuna disciplina e attività
• la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e l'utilizzazione degli spazi orari residui
• l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche per alunni in situazione di handicap
• l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso
• l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.
A queste si deve aggiungere la possibilità di realizzare compensazioni tra discipline e attività della quota nazionale del curricolo e quella di decidere le discipline e le attività di una parte del piano di studio obbligatorio.
L'insieme dei meccanismi di flessibilità che ciascuna scuola può inserire nel suo Piano dell'offerta formativa, e in particolare l'articolazione modulare del monte ore annuale delle discipline e dei gruppi di alunni, consentono di rispondere alle esigenze dei singoli allievi con maggiore efficacia rispetto al passato. I tempi dell'insegnamento possono essere infatti combinati per realizzare, tra l'altro, all'interno del normale orario curricolare
• specifici percorsi di
- accoglienza
- continuità
- orientamento e/o riorientamento
• fasi di insegnamento intensivo seguite da altre di appoggio
• attività laboratoriali pluridisciplinari
• diminuzione del numero delle discipline mediante la concentrazione del loro monte ore annuale in un solo quadrimestre.
In tal modo l'anno scolastico non è più l'unica unità di misura per programmare le fasi dell'insegnamento e dell'apprendimento.
A loro volta i gruppi di alunni possono essere articolati per realizzare, tra l'altro, all'interno del normale orario curricolare
• gruppi più grandi per le lezioni frontali
• gruppi più piccoli per le esercitazioni, il sostegno, il recupero, l'approfondimento
• gruppi temporanei di livello e/o di riallineamento
• gruppi di laboratorio
• gruppi per le discipline opzionali
• gruppi per le discipline facoltative
In tal modo la classe - che comunque non viene abolita e continua a rispondere al principio dell'integrazione di ciascun alunno - non è più l'unità di misura unica per organizzare i gruppi di apprendimento.

Del sistema
L'intero sistema di istruzione e formazione diviene più elastico per mettere i giovani in condizione di costruire piani di studio pienamente aderenti ai loro progetti di vita.
L'innalzamento dell'obbligo di istruzione, l'introduzione dell'obbligo formativo a diciotto anni e le nuove norme sulla formazione professionale e l'apprendistato hanno infatti delineato un vero e proprio sistema formativo integrato.
Gli studenti delle scuole superiori possono così spaziare tra istruzione, formazione professionale e mondo del lavoro componendo percorsi che realizzano le loro capacità e attese.
In particolare, attraverso specifici interventi di orientamento e riorientamento, le scuole possono
• agevolare, se necessario, il passaggio degli studenti dall'uno all'altro degli indirizzi della scuola secondaria superiore (è il cosiddetto sistema delle passerelle)
• organizzare percorsi anche integrati di istruzione e formazione
- nel sistema dell'istruzione scolastica
- nel sistema della formazione professionale di competenza regionale
- nell'esercizio dell'apprendistato.
L'introduzione dell'obbligo formativo fino a diciotto anni ha infatti modificato profondamente i rapporti tra istruzione e formazione professionale e, per questo motivo, anche quelli tra le scuole e i Servizi per l'impiego (i quali ultimi hanno di recente sostituito i vecchi Uffici di collocamento).
Il D.P.R. 12 luglio 2000, n. 257 prevede infatti, in primo luogo, una azione coordinata tra istituzioni scolastiche, centri di formazione professionale e Servizi per l'impiego volta a un'efficace opera di informazione e orientamento dei giovani. Inoltre esso stabilisce che "le conoscenze, competenze e abilità acquisite nel sistema della formazione professionale, nell'esercizio dell'apprendistato, per effetto dell'attività lavorativa o per autoformazione, costituiscono crediti per l'accesso ai diversi anni dei corsi di istruzione secondaria superiore".
I ragazzi in questo modo non perdono nulla di ciò che hanno capitalizzato nei loro percorsi di apprendimento. Naturalmente queste conoscenze, competenze e abilità devono ottenere di volta in volta il carattere ufficiale di veri e propri cre-diti. Per questo il D.P.R. 257/2000 disciplina la loro valutazione da parte di "apposite commissioni costituite, all'inizio di ciascun anno scolastico [...] presso le singole istituzioni scolastiche interessate o reti delle medesime istituzioni. Le commissioni sono composte da docenti designati dai rispettivi collegi dei docenti coadiuvate da esperti del mondo del lavoro e della formazione professionale tratti da elenchi predisposti dall'amministrazione regionale".
Con le nuove norme sull'obbligo formativo le scuole possono progettare percorsi formativi integrati da realizzare in convenzione con agenzie di formazione professionale o con altri soggetti, pubblici e privati, che abbiano le stesse caratteristiche. Si tratta di percorsi destinati a potenziare le capacità di scelta degli alunni e a consentire i passaggi tra il sistema di istruzione e quello della formazione professionale.
L'articolo 7 del D.P.R. 257/2000 definisce le tipologie fondamentali di questi percorsi integrati:
a. percorsi con integrazione curricolare realizzati sulla base di accordi con le Regioni e le Province, eventualmente personalizzati in relazione ad azioni, progetti o accordi internazionali, in esito ai quali si consegue il diploma di istruzione secondaria superiore e una qualifica professionale. La realizzazione di questa tipologia di percorsi è consentita dal comma 5 dell'art. 8 del Regolamento dell'Autonomia;
b. percorsi con arricchimento curricolare, realizzati cioè con l'aggiunta al curricolo di discipline e attività facoltative. Anche questa tipologia di percorsi richiede accordi con le Regioni e gli Enti locali e si avvale del supporto normativo del regolamento dell'Autonomia, in particolare del comma 2 dell'art. 9. In esito a questi percorsi si consegue il diploma di istruzione secondaria superiore e la certificazione di crediti spendibili nella formazione professionale.
Anche con questo tipo di integrazione la flessibilità del sistema consente di rispondere con efficacia ai problemi - diversi tra loro, ma ugualmente importanti - posti dal sostegno alle difficoltà e dalla promozione delle eccellenze.

Per affrontare le difficoltà
Nel Piano dell'offerta formativa ciascuna scuola mette a punto e descrive gli strumenti di flessibilità interna ed esterna destinati a rispondere alle difficoltà di apprendimento o ad altri disagi degli alunni. Le scuole possono così organizzare, tra l'altro, nel normale orario curricolare
• moduli di allineamento, paralleli a quelli delle varie classi, indirizzati a piccoli gruppi nei quali gli allievi, oltre a proseguire il normale programma di studio, sono guidati a lavorare sulle carenze individuali
• discipline e attività nelle quali gli alunni possono ottimizzare l'uso delle proprie capacità
• moduli di passaggio da un indirizzo a un altro della scuola superiore
• moduli di passaggio dal sistema di istruzione a quello della formazione professionale
• moduli di riallineamento per chi rientra nel sistema di istruzione.

Per promuovere le eccellenze
Nel Piano dell'offerta formativa ogni scuola definisce e illustra gli strumenti di flessibilità interna ed esterna destinati a promuovere il pieno sviluppo della personalità degli alunni e a valorizzarne le potenzialità. Le scuole possono così organizzare, tra l'altro, nel normale orario curricolare o nella quota facoltativa del curricolo
• moduli di approfondimento per gruppi di eccellenza
• moduli di riorientamento per la scoperta di specifiche vocazioni
• discipline e attività destinate a costruire crediti formativi aggiuntivi.
http://www.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/definisce/default.htm

venerdì 19 dicembre 2008

Scuole: partner del futuro




Con questo motto il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Federale Tedesca ha dato vita a un'iniziativa tesa a promuovere la lingua tedesca nel sistema educativo di altri Paesi.

L'iniziativa è finalizzata alla costruzione di una rete mondiale di scuole partner per promuovere nei giovani l'interesse per la Germania moderna, la sua società e la sua lingua.
1000 scuole dovranno fare parte di questa rete curata dalle due organizzazioni intermediarie, la Zentralstelle für das Auslandsschulwesen (Ufficio Centrale per i Rapporti con le Scuole Estere) e il Goethe-Institut.

In Italia, nel panorama del sistema scolastico-educativo, il Goethe-Institut si occuperà di tre scuole partner. Il Goethe-Institut coordinerà queste scuole e le sosterrà nella preparazione e nello sviluppo della loro offerta nell'ambito dell'insegnamento della lingua tedesca.

Il Goethe-Institut si occuperà in particolare di:

* Borse di studio da assegnare ad alunni e alunne per la frequenza di corsi di lingua in Germania
* Progetti e attività per alunne e alunni riguardanti l'insegnamento del tedesco/la Germania
* Dotazione di attrezzature e materiali per l'insegnamento della lingua tedesca
* Piattaforma di studio e pagina web interattiva per alunni
* Corsi di aggiornamento per insegnanti in Italia e borse di studio inerenti corsi di aggiornamento in Germania

Da parte loro, le scuole partner sono invitate a prendere in considerazione i seguenti punti:

* La scuola è attiva nell'ambito dell'insegnamento integrato della lingua tedesca o nell’ambito CLIL o si occupa di altri innovativi progetti pedagogici che possono essere sostenuti da quest’iniziativa.
* La scuola è disponibile a cooperare nell'ambito dell'iniziativa con le Scuole Medie all’interno del territorio in cui opera.
* La scuola sostiene l’organizzazione di corsi di aggiornamento e di attività scolastiche nell'ambito di quest'iniziativa.
* Sussiste la disponibilità di cooperare con un collaboratore del Goethe-Institut esperto nell'insegnamento della lingua tedesca.


Contatto: Doris Martorana
Goethe-Institut Rom
Via Savoia 15 00198 Roma
tel. +39 06 84400536
Mail didattica3@rom.goethe.org

http://www.goethe.de/Ins/it/lp/lhr/prj/psc/itindex.htm
Link utili: Scuole: partner del futuro U.R.L. ( http://www.pasch-net.de/ )

domenica 14 dicembre 2008

News - IBC - Istituto per i beni artistici, culturali e naturali.



http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/news_rss2.xml

"La scuola ricomincia navigando", un nuovo progetto per l'uso sicuro del web a scuola

L'UNICEF sponsor dell'iniziativa del Comune di Roma
Roma, 25 settembre 2007 - "La scuola ricomincia navigando" è il nuovo progetto a sostegno della navigazione protetta dei minori sul web e della sicurezza informatica della Presidenza del Consiglio Comunale di Roma, in collaborazione con Polizia Postale e delle Comunicazioni, UNICEF Italia, SicuramenteWeb - l'iniziativa ideata da Microsoft Italia per riaffermare l'impegno dell'azienda "per un mondo digitale migliore" -, Newsgeneration (lo spazio di informazione di Radio 1 dedicato al mondo dei giovani), e l'Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma.

Il progetto, presentato in occasione dell'apertura del nuovo anno scolastico, interesserà le scuole secondarie di primo grado del Comune di Roma, coinvolgendo insegnanti e studenti in attività didattiche e ludiche (tra cui anche la registrazione e la pubblicazione online di un video sul tema della navigazione in Internet), per promuovere - a partire proprio dai banchi di scuola - un uso consapevole e responsabile della Rete.

La presentazione al pubblico e alla stampa avverrà lunedì 1° ottobre 2007 presso l'Aula Giulio Cesare in Piazza del Campidoglio, sede del Comune di Roma, con inizio alle h. 11.

Interverranno:
Marco Verzaschi, Sottosegretario di Stato alla Difesa
Mirko Coratti, Presidente del Consiglio Comunale del Comune di Roma
Maria Coscia, Assessore alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma
Domenico Vulpiani, Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni
Roberto Salvan, Direttore Generale dell'UNICEF Italia
Pierpaolo Taliento, Direttore Business & Marketing di Microsoft Italia
Alma Grandin, conduttrice di Newsgeneration - Radio 1 (moderatrice)

La conferenza stampa sarà preceduta, dalle h. 10 alle h. 10.45 e sempre all'Aula Giulio Cesare in Campidoglio, da una lezione inaugurale del progetto "La scuola ricomincia navigando" sui temi della sicurezza online, con il coinvolgimento attivo di alcuni studenti di scuola secondaria di primo grado.



http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3679

sabato 13 dicembre 2008

Seblogun blog sull'uso del software Sebina nell'ambito della Rete...




http://seblog.splinder.com/
Sebina OpenLibrary

Sebina OpenLibrary è una piattaforma avanzata e aperta, che supera le demarcazioni tipiche delle tradizionali soluzioni di gestione bibliotecaria e realizza un’infrastruttura di comunicazione e di servizi integrati fortemente orientata a raggiungere obiettivi concreti. Innovativa, è in grado di creare un significativo coinvolgimento del pubblico, di sensibilizzarlo ai molteplici aspetti della cultura e di rafforzare le azioni strategiche al fine di “produrre ricchezza” per le Istituzioni.

Con Sebina OpenLibrary è garantita l’interoperabilità, l’apertura, la visione organica e completa dei patrimoni presenti nei diversi luoghi della cultura (biblioteche, archivi, musei,…) e delle informazioni disponibili in rete, grazie all’indipendenza dalla diversità delle fonti ed al superamento delle barriere di comunicazione.

Sono favorite la creazione di informazioni in rete e la cooperazione fra istituzioni facilitando un approccio globale all’informazione e la realizzazione di progetti di convergenza.

La strategia innovativa di sviluppo di Sebina OpenLibrary si evidenzia nella sua articolazione in componenti che vengono dinamicamente assemblate in funzione della pluralità dei contesti operativi e strategici al fine di creare uno strumento modellato sulle esigenze dell’istituzione. Oltre a interagire fra loro, le componenti sono in grado di colloquiare con strutture esterne quali:

sistemi di back office bibliotecari, repository di oggetti digitali, e-commerce, depositi istituzionali, sistemi di autenticazione, etc.

L’istituzione seleziona, organizza ed attiva i Servizi per il Pubblico in base alle proprie strategie e ai diversi profili dell’utenza a cui è in grado di offrire, così, servizi differenziati. Ciascun utente, peraltro, dispone di un proprio spazio personalizzabile entro il quale interagire con l’istituzione e partecipare alla comunità degli utenti.

I Servizi per l'Istituzione supportano in modo completo ed integrato l'intero workflow delle attività bibliotecarie rispondendo ad ogni esigenza funzionale ed organizzativa della Biblioteca.

Dall'architettura sofisticata e dalla Tecnologia innovativa, Sebina OpenLibary supporta i principali Standard nazionali e internazionali.

Poiché Data Management ha progettato e realizzato tutte le componenti di Sebina OpenLibrary, sono garantite qualità di servizio, profonda conoscenza dell’applicazione, disponibilità ad effettuare personalizzazioni, implementazioni ed integrazioni con altri sistemi.





http://www.sebina.it/OpenLibrary2.htm

domenica 23 novembre 2008

SCUOLA: DOSSIER EDILIZIA SCOLASTICA, ZERO IN CONDOTTA SU SICUREZZA EDIFICI.


23 nov. - Dopo la tragedia al Liceo Scientifico ''Darwin'' di Rivoli, dove il crollo di una controsoffittatura ha provocato la morte di Vito Scafidi, 17 anni, e il ferimento grave di altri 4 studenti, si riaccendono i riflettori sull'edilizia scolastica e la sicurezza degli edifici.
NEL SESTO RAPPORTO ANNUALE DI 'CITTADINANZATTIVA' BOLLINO NERO AD AULE E PALESTRE - In Italia, la Scuola ne esce bocciata, con un sonoro 'zero' in condotta proprio per la questione sicurezza. A decretare il poco edificante giudizio e' stato il ''VI Rapporto annuale su sicurezza, qualita' e comfort degli edifici scolastici'' presentato il 26 settembre scorso a Roma da Cittadinanzattiva.
Una cantina umida per fare ginnastica, spazi verdi incolti e privi di recinzione, aule riscaldate con stufe elettriche alla faccia del risparmio energetico, termosifoni che cadono, aule poste sotto il livello stradale, porte scrostate, infiltrazioni di acqua, tubi e fili a vista, pavimenti e sanitari vecchi e rotti, impianti elettrici risalenti agli anni Quaranta, ascensori non collaudati.
E' questo il quadro che emerge dalla recentissima indagine svolta in 132 scuole di ogni ordine e grado, dislocate in 12 regioni, per un totale di oltre 41.269 studenti. Piu' della meta' di questi edifici, per la precisione 69, si colloca in zone a rischio sismico, il 38% ha l'ingresso situato direttamente sulla strada, il 35% ha registrato episodi di vandalismo: tutti elementi che fanno da contorno ad una situazione generale di insicurezza. Delle 132 scuole monitorate, denuncia il Rapporto, nessuna ottiene il massimo punteggio, 12 ottengono un giudizio buono, 33 discreto, 56 appena sufficiente, 24 insufficiente e 7 pessimo. Nella ultima categoria, su 7 scuole ben 6 sono dell'infanzia: dunque sono soprattutto i piu' piccoli a vivere in ambienti insicuri.
BIZZARRI, SI DESTINI A SICUREZZA IMPEGNO ECONOMICO PARI A MISSIONE DI PACE ALL'ESTERO - ''Anche quest'anno abbiamo registrato un peggioramento nella situazione delle nostre scuole, soprattutto per quelle situate in zone a elevato rischio sismico - ha affermato Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva, in occasione della presentazione del dossier - Per questo al Governo, agli enti locali e a tutti i cittadini che hanno a cuore l'interesse dei piu' giovani chiediamo di considerare l'emergenza sicurezza delle scuole come priorita'. Parlare di 100 scuole da mettere in sicurezza e' davvero troppo poco: al Governo chiediamo di dedicare alla sicurezza delle nostre scuole un impegno economico pari ad una missione di pace all'estero''. Ad aggiudicarsi il 'bollino nero' in particolare aule e palestre. Le aule, rileva il rapporto, presentano crolli di intonaco in un caso su cinque e altri segni di fatiscenza nel 29% dei casi. Il 20% ha pavimenti sconnessi, il 24% ha finestre rotte, il 15% banchi danneggiati, il 51% presenta armadi e librerie non ancorati alle pareti. E alle aule spetta anche il titolo di ''ambiente piu' sporco'' con polvere, sporcizia e imbrattamenti soprattutto sugli arredi, situazione segnalata nel 29% delle scuole monitorate.
Le palestre sono poche e malmesse: ben il 39% delle scuole non ha una palestra. Per il restante 61%, la palestra e' collocata in un locale spesso fatiscente, sporco e inadeguato allo svolgimento delle attivita'. Il 50% ha un impianto elettrico arretrato e nessuna norma antincendio, il 42% non ha porte antipanico, il 30% presenta segni di fatiscenza o crolli di intonaco. Il 29% ha attrezzature sportive danneggiate e addirittura c'e' un 9% che non ha alcuna attrezzatura.
SOLO IL 34% HA CERTIFICATO DI AGIBILITA' STATICA - I pavimenti dei bagni presentano numerose irregolarita' nel 12% delle scuole monitorate mentre finestre non integre sono presenti nel 17% dei casi. Riguardo alle porte esse sono state trovate in cattive condizioni nel 31% delle scuole. Ben il 30% e' sprovvisto di bagni per studenti disabili. La pulizia e' una nota dolente: il 42% dei bagni non ha gli scopini; nel 49% non c'e' carta igienica, nel 70% manca il sapone.
Sul tema della certificazione la situazione si conferma, come negli scorsi anni, gravissima. Il certificato di agibilita' statica e' presente solo nel 34% delle scuole, quello di agibilita' igienico-sanitaria e' disponibile nel 39% dei casi, quello di prevenzione incendi nel 37%.
La segnaletica e' messa male e molto meglio si potrebbe fare spendendo poco: ancora una scuola su quattro non ha la piantina con i percorsi di evacuazione e le uscite di emergenza non sono segnalate nel 17% dei casi.
Nelle scuole che hanno laboratori scientifici, solo il 63% ha cartelli informativi sulle precauzioni da seguire e l'84% possiede armadi chiusi per riporre sostanze e attrezzature pericolose. Assai scarsa e' la formazione del personale: nel dettaglio, una scuola su quattro non attua corsi sulla sicurezza del lavoro, il 17% non fa le prove di evacuazione, ben il 42% non fa corsi di primo soccorso ne' di prevenzione incendi e addirittura l'83% non ha svolto alcun corso sulla sicurezza elettrica.
NEL 2007 SEGNALATI 12.912 INCIDENTI A PERSONALE E 90.478 A STUDENTI - Gli incidenti a scuola sono in costante aumento, come mostrano i dati Inail, che nel 2007 ha segnalato 12.912 incidenti al personale e 90.478 agli studenti.
Nelle scuole monitorate da Cittadinanzattiva, i responsabili del servizio di prevenzione e protezione hanno segnalato 739 incidenti, con 90 richieste di intervento del 118 e 34 casi nei quali e' stato disposto il trasferimento in ospedale. Cittadinanzattiva chiede quindi continuita' nei fondi per la messa in sicurezza delle scuole; il completamento rapido della Anagrafe dell'edilizia scolastica; percorsi di formazione ed informazione al personale docente e non, nonche' studenti e genitori, in materia di salute e sicurezza nelle scuole; e interventi immediati per evitare il sovraffollamento delle aule e per garantire l'adeguata assistenza degli studenti disabili nel rispetto di quanto previsto dalla legge.
A questo proposito, Cittadinanzattiva invita i cittadini a segnalare al proprio servizio di consulenza, tutela ed informazione PIT Servizi (06.36718555), casi di scuole insicure, con particolare riferimento a: sovraffollamento delle aule, barriere architettoniche e qualita' della vita dei disabili nelle scuole; crolli di intonaco e infiltrazioni di acqua; incidenti a scuola, palestre scolastiche inagibili. Anche quest'anno Cittadinanzattiva celebra la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, giunta alla sesta edizione, che si svolgera' in tutta Italia il prossimo 25 novembre.

http://www.clandestinoweb.com/sondaggi-da-tutto-il-mondo/22/11/08/scuola-dossier-edilizia-scolastica-zero-in-condotta-su-sicurezza-ed-2.html

ECOSISTEMA SCUOLA 2008 Rapporto di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi.


Ecosistema Scuola di Legambiente edizione 2008
http://www.legambiente.fvg.it/media/foto/updown/555.pdf

sabato 22 novembre 2008

venerdì 21 novembre 2008

Giornata nazionale della sicurezza scolastica promossa da Cittadinanzattiva.



Scuola
25 novembre, Giornata nazionale della sicurezza scolastica promossa da Cittadinanzattiva. Eventi ed attività in 10.000 scuole. A Roma appuntamento all’Istituto Galilei per “dipingere” la sicurezza

Roma, 12 novembre 2008

Il 25 novembre diecimila scuole partecipano alla VI Giornata nazionale della sicurezza scolastica, promossa da Cittadinanzattiva: attività, eventi, manifestazioni in tutta Italia per promuovere la cultura della sicurezza e della salute tra i più giovani e richiamare l'attenzione delle istituzioni. L’evento nazionale si svolgerà a Roma, presso l’Istituto tecnico industriale Galilei, in via Conte Verde 51 (fermata metro Manzoni), ore 9-13.

L’iniziativa coinvolgerà circa 120 studenti di scuole secondarie della città perché realizzino graffiti e pannelli artistici sul tema della sicurezza a scuola, declinata in tutti i suoi aspetti: sicurezza strutturale, prevenzione e lotta ai comportamenti violenti e al bullismo, prevenzione dall’uso di droghe e fumo, corretto utilizzo delle nuove tecnologie. All’iniziativa di Roma sono stati invitati a partecipare rappresentanti di: Ministero dell’Istruzione, Ministero della Gioventù, Commissione Cultura della Camera, Provincia di Roma, Dipartimento della Protezione civile.

Cittadinanzattiva invita a segnalare situazioni di insicurezza nelle scuole, di ogni ordine e grado: sovraffollamento delle aule, barriere architettoniche e qualità della vita dei disabili, crolli di intonaco e infiltrazioni di acqua, incidenti a scuola, palestre scolastiche inagibili.Si può inviare la segnalazione sul sito www.cittadinanzattiva.it oppure telefonare allo 06.36718555 (PIT Servizi, dal lunedì al venerdì ore 9-13.30).



La Giornata, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, si colloca nell’ambito della Campagna IMPARARESICURI di Cittadinanzattiva, giunta quest’anno alla sua VI Edizione. La Campagna Impararesicuri 2008 si svolge sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, con la collaborazione del Dipartimento della Protezione civile e con i Patrocini del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, del Ministero delle Politiche Giovanili e delle Attività Sportive, del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
http://www.cittadinanzattiva.it/content/view/2009/230/

domenica 14 settembre 2008

Al Provveditorato riapre lo sportello per i genitori







Sabato 13 settembre riapre, dopo la pausa estiva, lo “Sportello genitori per i genitori” all’Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo (ex Provveditorato agli Studi – www.istruzione.bergamo.it) in via Pradello, 12. E’ un punto di riferimento informativo e di consulenza dei genitori per i genitori con figli a scuola, che resterà aperto ogni sabato mattino, dalle 9.30 alle 11.30, negli spazi dell’Ufficio relazioni con il pubblico dell’Ufficio Scolastico, pronto a spalancare le porte ai genitori.
Il servizio è stato varato lo scorso febbraio come sperimentazione e quest’anno entra a regime sulla scorta dell’ottimo riscontro ottenuto. Lo Sportello viene gestito, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico, dal Fopags (cioè il Forum che riunisce a livello provinciale Associazione Italiana Genitori - Age, Associazione Genitori Scuole Cattoliche - Agesc, Coordinamento Genitori Democratici – Cgd) e dal Coor.Co.Ge, il Coordinamento delle Associazioni e dei Comitati Genitori delle scuole superiori della provincia di Bergamo.
E’ un punto di incontro, uno spazio istituzionale dei genitori, valorizzati come risorsa anche all’interno dell’Ufficio Scolastico, in abbinamento al grande lavoro di formazione per i genitori impegnati con cariche elettive nelle scuole, cioè nei Consigli di Istituto e nei Comitati Genitori.
Lo “Sportello genitori per i genitori” sarà aperto ogni sabato mattino, dalle 9.30 alle 11.30, secondo il seguente calendario: 13, 20, 27 settembre; 4, 11, 18, 25 ottobre; 8, 15, 22, 29 novembre; 6, 13 dicembre; 10, 17, 24, 31 gennaio; 7, 14, 21, 28 febbraio; 7, 14, 21, 28 marzo; 4, 18, aprile; 9, 16, 23, 30 maggio 2009.
I genitori con figli a scuola possono recarsi ogni sabato mattina presso lo sportello, con ingresso libero e gratuito. Non serve prenotarsi. Per informazioni, i genitori della scuola possono telefonare allo 035/284117 e consultare il sito www.istruzione.bergamo.it

(12/09/2008)
http://www.ecodibergamo.it/EcoOnLine/CRONACA/2008/09/12_sportello.shtml

venerdì 5 settembre 2008

Come abbonarsi e cosa sono i l feed web.

Se ti vuoi abbonare a questo feed

http://genitori-inrete-lombardia.blogspot.com/


l feed web è un'unità di informazioni formattata secondo specifiche (di genesi XML) stabilite precedentemente. Ciò per rendere interoperabile ed interscambiabile il contenuto fra le diverse applicazioni o piattaforme.

Un feed è usato per fornire agli utilizzatori una serie di contenuti aggiornati di frequente. I distributori del contenuto rendono disponibile il feed e consentono agli utenti di iscriversi. L'aggregazione consiste in un insieme di feeds accessibili simultaneamente, ed è eseguita da un aggregatore Internet.

L'uso principale dei feed RSS (detti anche flussi RSS) attualmente è legato alla possibilità di creare informazioni di qualunque tipo che un utente potrà vedere molto comodamente, con l'aiuto di un lettore apposito, nella stessa pagina, nella stessa finestra, senza dover andare ogni volta nel sito principale. Questo è dovuto al fatto che il formato XML è un formato dinamico.

Il web feed presenta alcuni vantaggi, se paragonato al ricevere contenuti postati frequentemente tramite email:

* Nell'iscrizione ad un feed, gli utenti non rivelano il loro indirizzo di posta elettronica. In questo modo non si espongono alle minacce tipiche dell'email: lo spam, i virus, il phishing, ed il furto di identità.
* Se gli utenti vogliono interrompere la ricezione di notizie, non devono inviare richieste del tipo "annulla la sottoscrizione"; basta che rimuovano il feed dal loro aggregatore.

http://it.wikipedia.org/wiki/Feed

martedì 12 agosto 2008

DAL POF DI ISTITUTO AL POF DI TERRITORIO


http://www.mequa.it/pofterritorio/il_progetto.htm


L’esperienza umbra verso la costruzione di un modello per il sistema formativo territoriale



L’esame delle complesse modifiche istituzionali avviate dalla riforma del titolo V della Costituzione, l’emanazione da parte della Regione Umbria del disegno di legge sul “ Sistema Formativo Integrato Regionale” ( S.F.I.R.), la particolare struttura culturale, sociale e territoriale dell’Umbria ha sollecitato l’U.S.R. ad attivare un progetto di ricerca – formazione - azione per approfondire la conoscenza delle diverse innovazioni normative che si vanno progressivamente attuando e consolidando e , soprattutto, dei loro effetti di ricaduta sul sistema formativo regionale.



L’idea sottesa al progetto di ricerca è stata quella di verificare la possibilità di individuare e costruire forme istituzionali innovative, capaci di affrontare in modo nuovo le esigenze correlate allo stato sociale e alle vocazioni culturali dei soggetti presenti ed operanti a vario titolo nel contesto, nella prospettiva di valorizzare e riconoscere le risorse presenti sui diversi territori.



Il progetto, in sintesi, tendeva alla ricerca di nuovi equilibri istituzionali tra dimensione centrale e territorio, in una logica partecipata del servizio pubblico.

La finalità ultima era quella di verificare la praticabilità di un “modello” atto a governare il passaggio dalla visione di programmazione centralizzata ed interventista a quella che estremizza l’ autonoma iniziativa dei soggetti, mediante la definizione di una modalità regolatrice fra due istanze apparentemente divergenti.

Il riferimento , pertanto, è stato quello del concetto di Governance , inteso come la capacità delle istituzioni di coordinare e orientare l’azione dei diversi attori del sistema sociale ed economico valorizzando le attività di regolazione e orientamento ed alleggerendo procedure e regole amministrative (A. VERGANI , 2005).

Il termine Governance è sempre più utilizzato come categoria- guida nell'ambito delle politiche pubbliche, per sottolineare la prevalenza di logiche di tipo negoziale e relazionale, coordinative, piuttosto di quelle di vero e proprio Government basate esclusivamente sulla normazione e sulla programmazione.



Il progetto, nella fase di avvio, ha previsto l’inserimento dei soggetti coinvolti nel servizio dell’istruzione e della formazione in ambito regionale; in modo particolare sono stati invitati a partecipare all’attività la Regione dell’Umbria - Assessorato all’Istruzione e alla Formazione – e l’allora I.R.R.E., in quanto istituto regionale con compiti specifici relativi alla ricerca sulla formazione.



L’attività di ricerca – azione e di formazione è stata guidata dalla dott.ssa Anna Armone –Ufficio Formazione personale della P.A. -Dipartimento della Funzione Pubblica presso la Presidenza del Consiglio- e dal prof. Mario di Mauro – Università Ca’ Foscari di Venezia.



Prima fase – a.s. 2004-2005 - Ricerca delle esperienze presenti sul territorio in termini di intese, protocolli, convenzioni, costituzioni di rete,…e di ricognizione delle pratiche esperite dalle scuole rispetto ai contesti territoriali in cui operano.



Seconda fase – a.s. 2005 – 2006 - Esame del disegno di legge regionale sul sistema formativo integrato e pubblicazione degli esiti della I fase di sperimentazione per la successiva diffusione dell’iniziativa



Terza fase – a.s. 2006 – 2007 - Avvio del piano di formazione destinato ai dirigenti scolastici aderenti al progetto di sperimentazione, coinvolti, insieme ad uno staff di scuola da essi selezionato, in un percorso di formazione, curato dai responsabili scientifici del progetto, attivato in poli di aggregazione territoriale coincidenti con gli ambiti deliberati dalla Regione .



L’attività di formazione si è conclusa nel mese di maggio 2007 con l’impegno, assunto sia dall’USR che dalla Regione, di avviare durante il periodo precedente all’inizio dell’ anno scolastico 2007-08, i lavori preparatori necessari per il coinvolgimento dei diversi soggetti nella costruzione di un modello di POF da implementare dopo averlo validato al termine della sperimentazione







Il determinarsi di eventi non previsti e il mancato, sicuro riferimento normativo in ordine a taluni aspetti determinanti ai fini della costruzione di un POF di territorio, hanno portato l’USR a recedere dall’intenzione di costruire e sperimentare un modello di pianificazione dell’offerta formativa che avrebbe potuto perdere validità e non essere più cogente nel momento in cui fossero stati assunti provvedimenti non coerenti con le tesi assunte come fondazione teorica e giuridica dell’ipotesi adottata.



Nell’anno scolastico 2007- 2008, quindi, è stato attivato un processo di riesame e di approfondimento teso ad individuare quali possano essere le modalità organizzative e gestionali per garantire l’ efficacia ed il miglioramento della qualità dei servizi resi, nonché la preparazione di “interventi di sistema”. Partendo dall’esperienza realizzata da chi ha partecipato fin dall’inizio al progetto di ricerca e privilegiando metodologie atte a valorizzare il ruolo attivo delle scuole, l’ U.S.R. ha, dunque, promosso una riflessione sulla territorialità che rappresenta la dimensione entro cui, oggi, una molteplicità di soggetti si muove, opera e coopera nella realizzazione dei servizi ai cittadini







Sabrina Boarelli

Dirigente ispettore tecnico

U.S.R. per l’Umbria

Prove nazionali di ammissione ai corsi ad accesso2008/2009.

Prove nazionali di ammissione ai corsi ad accesso programmato Anno Accademico 2008/2009.
http://www.sophia.it/app/WebObjects/News.woa/wa/Clips/clipDetail?_clp=5549597&iss=61048&page=pressReview&sid=492&uid=dhoGhURGZx%2FAqAoF&srv=1582


Su internet un simulatore del test di ammissione predisposto dal ministero
Sono quasi 200 mila i ragazzi che aspirano ad entrare nelle facoltà a posti limitati
Università a numero chiuso
un sito per esercitarsi online

Università a numero chiuso un sito per esercitarsi online
ROMA - Per chi si accinge a sfidare i test delle facoltà a numero chiuso è arrivato "l'esercitatore". Il ministero dell'Università mette a disposizione dei ragazzi alle prese con la preparazione ai quiz di accesso alle facoltà a numero programmato una funzionalità per saggiare, giorno dopo giorno, la propria preparazione. Basta collegarsi al sito Internet www.accessoprogrammato.miur.it.

Sono quasi 200 mila i ragazzi che dopo avere conquistato il diploma continuano a studiare in piena estate per acciuffare uno dei 20 mila posti messi a disposizione per studiare nelle facoltà di Medicina, Architettura, Veterinaria, Odontoiatria, Scienza della formazione primaria e per le cosiddette Professioni sanitarie.

Per superare lo scoglio dei test, alcuni studenti seguono un corso di preparazione che può arrivare a costare anche tremila euro. Chi non ha le disponibilità si affida al fai da te. Sul sito si possono affrontare batterie di 80 domande, selezionate dalle prove degli anni precedenti. La possibilità di esercitarsi con domande del tutto simili a quelle che ritroveranno fra qualche settimana è offerta a coloro che aspirano ad un posto alle facoltà di Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura. Per le prime tre facoltà i ragazzi dovranno cimentarsi con Logica e cultura generale, Biologia, Chimica, Matematica e Fisica. Per l'accesso alla facoltà di Architettura gli studenti dovranno misurarsi con Logica e cultura generale, Storia, Disegno e rappresentazione, Matematica e Fisica. In tutto, 80 domande da risolvere in due ore.

Come nella prova reale, per ogni risposta corretta gli studenti conquisteranno un punto, per ogni errore ne perderanno 0,25 e zero punti per ogni risposta non data. Guardando le graduatorie dello scorso anno non è difficile farsi un'idea del livello di preparazione acquisito. Le prove di selezione prenderanno il via su tutto il territorio nazionale il 3 settembre (Medicina e chirurgia), proseguiranno il giorno dopo con le prove per Odontoiatria e il 5 settembre per l'accesso a Veterinaria. Lunedì 8 settembre sarà la volta degli aspiranti architetti, il giorno successivo sarà la volta di coloro che hanno scelto una delle innumerevoli Professioni sanitarie e il 10 settembre gli aspiranti insegnanti di scuola dell'infanzia (la ex materna) e primaria (un tempo scuola elementare).
(s. i.)
(8 agosto 2008)

ORIENTARSI ALL'UNIVERSITA' : il test Almalaurea - l'allenamento ai quiz.



Conoscere e valutare: orientamento alla sc
elta universitaria
Andare all’università? Sì, ma quale? I percorsi universitari sono una giungla! E poi, per decidere, è meglio seguire il cuore o la ragione? I tuoi dubbi sono normali. Per questo è nato AlmaOrièntati, il percorso di orientamento alla scelta universitaria messo a punto dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea. Grazie alla collaborazione di un team di esperti e ai suggerimenti delle migliaia di diplomati che, prima di te hanno sperimentato il percorso, potrai orientarti e fare la scelta giusta per il tuo futuro lavorativo. Ricorda: un quinto dei giovani che si iscrive all'Università si ritira dopo il primo anno proprio a causa di un orientamento approssimativo!

AlmaOrièntati è un percorso articolato in quattro tappe:

1. Individua i tuoi punti di forza
2. Conosci il sistema universitario e il mercato del lavoro? Prendi confidenza con alcune delle loro caratteristiche.
3. Cerca il tuo corso di studio. Individua i corsi di laurea in base alle materie di studio che più ti piacciono.
4. Che cosa vuoi fare da grande? Sei una formica ambiziosa o un aquilotto alpino? Valuta le tue aspirazioni lavorative per scegliere meglio il percorso universitario.

lupo d'appartamento leone rampante delfino mediterraneo formica ambiziosa ornitorinco cavallo di zorro gatto sornione cane da guardia tartaruga da giardino
AlmaOrièntati rappresenta un'importante occasione per documentarti. Le informazioni fanno riferimento a studi accreditati in Italia e in Europa e alle indagini AlmaLaurea, con particolare riguardo all'esperienza concreta, di studio e di lavoro, compiuta dagli studenti universitari che ti hanno preceduto. AlmaOrièntati non è un nuovo "passatempo per l'estate": per gli obiettivi che ti propone di raggiungere, richiede la tua attenzione per almeno 15 minuti.
Alla fine ti sarà restituito un profilo personalizzato. È orientativo, naturalmente! Ricorda che nessuno può dirti con assoluta certezza qual è la scelta migliore per te. Rispondendo alle domande, potrai ricevere alcuni suggerimenti che ti saranno utili per prendere una decisione, magari consultando l'ufficio orientamento della tua futura Università.

In bocca al lupo!
http://orientamento-almalaurea.repubblica.it/cgi-bin/info/servizi/orientamento/pag_pers.pl?SITE=repubblica&PAGE=0

mercoledì 6 agosto 2008

Il Codacons ricorre al TAR del Lazio in merito alle elezioni dei Consigli Scolastici Provinciali e Distrettuali

COMUNICATO STAMPA
Il Codacons ricorre al TAR del Lazio in merito alle elezioni dei Consigli Scolastici Provinciali e Distrettuali
Il 18 giugno 2008 il Codacons ha depositato ricorso presso il Tar Lazio per l’annullamento della nota del 7.04.08 avente ad oggetto: elezioni del Consigli Scolastici Provinciali e Distrettuali. Il Tar Lazio in data 7.07.08 ha ordinato al Ministero della Pubblica Istruzione di riferire “con esaustiva e documentata relazione sui fatti di causa, puntualmente deducendo alle censure dedotte in ricorso” fissando il termine di 70 giorni dalla comunicazione e/o notificazione della decisione per provvedere all’incombente istruttorio.
Da anni rivendichiamo l’applicazione della normativa in materia, nell’attesa infinita di una riforma che appare sempre più lontana giacché non v’è ancora ad oggi alcuna definizione degli ambiti dei nuovi organi delineati dal D.L.vo 233/99 e tra i progetti di legge presentati in VII^ Commissione solo due trattano degli organismi territoriali di partecipazione e cioè la proposta di legge N° 808 del deputato Angela Napoli (PdL), che torna ad utilizzare la distrettualità, e la N° 1262 ad iniziativa dell’On. Maria Letizia De Torre (PD) ed altri.
Nell’attesa del promesso e mai realizzato insediamento dei nuovi organi intanto sono stati prorogati i poteri di quelli in carica, con effetti lesivi della funzionalità dei consigli, alcuni ancora proficuamente attivi, nonché dei diritti di partecipazione ed elettorato, specialmente dei genitori e degli studenti.
Trascurando che la L 444/94 che ha convertito il DL 293/94 ha fissato in 45 giorni la durata massima della proroga nonché il D.L. 411/01 convertito nella L 463/01 che aveva espressamente disposto che gli organismi collegiali territoriali restassero in carica “fino all'insediamento dei nuovi organi” e solo con effetto della loro costituzione sarebbero state abolite le relative norme del D.L.vo 297/94 e sebbene anche la VII Commissione della Camera nella seduta del 15 maggio 2003 abbia ribadito l’attuale vigenza del D.L.vo 297/94, questa normativa continua ad essere disattesa.
Le parole testualmente pronunciate dall’allora Ministro Fioroni alla fine del 2006 in occasione dell'VIII^ Salore dell'Orientamento di Rovigo: "tutti gli organi che non sono stati abrogati per legge, se non si fa la riforma, torno a farli votare direttamente, perché non è possibile che Organi previsti non siano in grado di avere una guida democratica” ci avevano lasciato sperare. Ma le Circolari Ministeriali successive, nulla prevedendo in proposito, hanno deluso tali aspettative.
È proseguito invece il progressivo esautoramento di poteri e risorse nonché di materiale umano a causa delle mancate elezioni nonostante le istanze e le diffide presentate a livello regionale e provinciale.
È doveroso quindi ringraziare il Codacons per tale iniziativa e sostenerla giacché, come ribadiamo da tempo, riteniamo tale prorogatio sine die e l’illegittima ed immotivata disapplicazione delle norme vigenti in materia non solo lesiva dei diritti di elettorato ma anche responsabile dell’inesorabile “agonia” di questi organismi di partecipazione democratica, ormai privi della loro componente elettiva.
Chiediamo pertanto che, in ossequio alla normativa vigente, si provveda alla indizione delle elezioni dei consigli scolastici provinciali e distrettuali.

Il Coordinamento nazionale dei Presidenti - Coordinamento Genitori Democratici dei Consigli Scolastici Distrettuali Onlus – cell. 3395777318

lunedì 23 giugno 2008

Proposte per una scuola partecipata dai genitori.


La dura presa di posizione del Portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, sulla necessità di una scuola di qualità con un ruolo da protagonista per i genitori, ritenuti dal Portavoce di Piccoli Comuni, i veri azionisti di maggioranza della scuola pubblica, ha suscitato un grande interesse e sabato è stata ricevuta dal leader di Piccoli Comuni una delegazione di "genitori organizzati" della Puglia, Campania, Basilicata e Molise, per approfondire meglio le tematiche in campo.
L’Associazione “Genitori in movimento” ha inoltre inviato al Portavoce dei Piccoli Comuni una proposta utile per una scuola partecipata. Una proposta che il Coordinamento dei Piccoli Comuni ha deciso di rilanciare sulla rete per aprire una riflessione concreta ed efficace.
Genitori in movimento chiedono:
• Formazione delle rappresentanze affinché qualsiasi Patto si realizzi tra soggetti “pari” e consapevoli e rinnovi lo stimolo alla partecipazione quale espressione di cittadinanza attiva;
• Piena applicazione, difesa e valorizzazione della collegialità attraverso la previsioni di meccanismi in grado di rafforzare la cogenza delle norme, riconoscendo alla scuola il valore di comunità che si fonda sull’apporto di tutte le sue componenti;
• Riconoscimento dei Comitati Genitori, in quanto stimolo alla partecipazione, quale organo collegiale non potenziale ma ordinario, attraverso una norma che ne disciplini la costituzione ed le regole generali di funzionamento, con funzioni consultive e propositive, creando altresì meccanismi di continuità;
• Attuazione delle procedure di autovalutazione attraverso meccanismi di cogenza con il coinvolgimento del collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori e l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale verifica del corretto funzionamento organizzativo;
• Sottoscrizione del “contratto formativo” elaborato attraverso commissioni miste e ampiamente condiviso che preveda e garantisca gli standard massimi e minimi di apprendimento;
• Creazione di una banca dati delle rappresentanze con particolare riguardo ai presidenti quale strumento per favorire il collegamento;
• Istituzione dello Statuto e delle Consulte dei genitori in quanto parti della comunità scolastica al pari degli studenti ai quali tali strumenti sono riconosciuti ma anche in virtù del loro ruolo di tutela piena degli alunni dalla scuola dell’infanzia sino alla scuola secondaria di primo grado e condivisa con gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado. Ingiustificabile limitazione questa anche nell’ottica della continuità scuola/scuola, Scuola/università; Scuola formazione professionale. Infatti è proprio nel momento del passaggio dalla secondaria di 1^ a quella di 2^ grado che si segnala il maggior numero di bocciature e un incremento del tasso di dispersione e laddove serve la territorialità nell’uscita da un ciclo e l’ingresso in un altro, ed occorre l'orientamento in uscita che non sia mera informazione sulle scuole di un ambito territoriale.
• Rinnovo degli organi collegiali territoriali per la indiscussa centralità del territorio, che certo non può realizzarsi con la semplice previsione della partecipazione (ipotetica) di rappresentanti degli Enti Locali all’interno dei consigli di circolo o di istituto, ma che passi attraverso anche l’istituzione di Forum permanenti della formazione e informazione, all’interno degli stessi ambiti, auspicabilmente coincidenti con quelli del lavoro, aperti a tutte le componenti della scuola ed alla partecipazione consultiva di agenzie ed associazioni quale sviluppo naturale di un Osservatorio dei Bisogni Formativi (con compiti tecnici e istituzionali più precisi) per assicurare un’azione di collegamento-coordinamento attraverso incontri, attività di formazione e informazione e favorire quel dialogo che al momento manca, difettando altresì dei luoghi fisici di incontro e cooperazione. Le questioni come quelle dei debiti formativi o del patto educativo di corresponsabilità non possono risolversi senza una condivisione tra le componenti.
La politica italiana - sostiene il Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano - ha il dovere di dare risposte concrete alla urgenza di riforma dal basso della scuola come luogo di crescita della società. Una sfida alta che deve coinvolgere le famiglie, i media, l’economia e il sindacato. Una sfida epocale nel tempo del ferro e dei pensieri corti occorrono lungimiranza politica, passione civile e orizzonti valoriali di alto profilo etico.

L’Addetto Stampa
Andrea Gisoldi

COORDINAMENTO NAZIONALE PICCOLI COMUNI ITALIANI
www.piccolicentrieuropei.com
infopiccolicomuni@gmail.com
tel.3483722435
Rocchetta Sant’Antonio(Fg)
http://www.europasera.it/last.php?cat=comunicati

URGE RIFORMARE LA SCUOLA: PIU' POTERI AI GENITORI I VERI AZIONISTI DELLA SCUOLA PUBBLICA .


Un interessante confronto con le associazioni dei genitori della scuola pubblica tenutosi a Morroni ha messo in risalto la necessità di una riforma dal basso della scuola che tenga conto delle attese delle famiglie interessata alla formazione dei propri figli e del ruolo strategico che i genitori debbono avere nelle fasi decisionali della scuola. Ai genitori presenti il Portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano ha parlato di una scuola di qualità, del merito, europea, in grado di aiutare i giovani ad affrontare e vincere la sfida del domani. “La scuola italiana - avverte il leader di Piccoli Comuni - oggi è autentica retroguardia formativa, farraginosa, burocratica, dove i genitori non contano nulla, pur essendo i veri azionisti di maggioranza dell’azienda pubblica scuola. Nei consigli d’istituto le rappresentanze dei genitori sono assolutamente insignificanti, una pura presenza di ratifica a scelte già definite. Nel resto d’Europa i genitori hanno invece un ruolo centrale e partecipano attivamente alla vita quotidiana dell’istituto. Abbiamo un livello di insegnanti pericolosamente tracciato verso il basso, scarsamente formato e poco disponibile ad essere riqualificato. La nostra proposta – rilancia Piccoli Comuni - è che ogni cinque anni gli insegnanti si sottopongano a verifiche di qualità e test psicoattitudinali in grado di certificare l’idoneità all’insegnamento. Occorre anche rilanciare una nuova stagione dei doveri da parte degli alunni che ritengono nella grande parte oggi la scuola un semplice area di parcheggio e non il luogo della formazione per il domani. Rigore, determinazione e meritocrazia gli ingredienti necessari per riportare la scuola italiana ai livelli europei. Lo sfascio e l’inadeguatezza delle nostra scuola è magistralmente dimostrato in questi giorni dalle incredibili papere delle prove d’esame di maturità che denotano superficialità ed improvvisazione anche nei più alti vertici direttivi del Ministero dell’Istruzione. Il nostro motto – ha concluso il Portavoce di Piccoli Comuni – è “meno burocrazia e sindacato e più lezioni”.
http://www.genovapress.com/index.php/content/view/23899/45/

sabato 10 maggio 2008

Acquario di Genova.

Dall'11 febbraio, è online il nuovo sito dell’Acquario di Genova, che ti offre la possibilità di esplorare virtualmente i diversi ambienti acquatici riprodotti nelle vasche espositive, conoscere le specie ospiti e tenerti sempre aggiornato sulle ultime novità e gli appuntamenti della struttura.

Una vera e propria immersione nell’Acquario, nelle emozionanti esplorazioni edutainment del mondo marino, esperienze capaci di coinvolgere, emozionare e insegnare allo stesso tempo.

Partendo dal sito, potrai inoltre “assaggiare” il mondo di Costa Edutainment grazie ai percorsi di visita che collegano l’Acquario di Genova a La città dei bambini e dei ragazzi, al Galata Museo del Mare, al Bigo e alla Biosfera.

Il sito presenta alcune sezioni speciali interattive pensate per te come "Parla con loro", dove puoi pubblicare i messaggi e le immagini realizzate durante la tua visita all’Acquario.

U.R.L. ( http://www.acquariodigenova.it/jsp/index.jsp )

Informalavoro




Ricordatevi, però, che il lavoro non vi cercherà, dovete cercarlo voi!

U.R.L. ( http://www.informalavoro.net )

venerdì 2 maggio 2008

Lettera (Aperta) alle associazioni, ai canditati, agli eletti, agli elettori di Genitori in movimento.

09 aprile 2008 -
I Cittadini sovrani utilizzano la Rete. Trasparenza
Don Milani nella sua “Lettera ai giudici” affermava che è necessario “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto”.
In quanto cittadini “sovrani e coscienti”, responsabili delle nostre azioni e scelte, analizziamo ogni informazione in modo criticamente costruttivo. Orbene, con riferimento ad atti di pubblico interesse, non possiamo dubitare che ciò che la rete ci mette a disposizione sia reale, mentre la mancanza di attestazioni o di dati comprova solo un difetto di pubblicità degli stessi ma non la loro inesistenza. È improprio dire che in tali casi ci troviamo di fronte ad un difetto di trasparenza?
Il documento del FoNAGS (Forum Nazionale Associazioni Genitori e Scuola) del 12 luglio 2007 (1) impone delle riflessioni che vanno svolte anche considerando i contenuti del contributo dell’APEF (Associazione Professionale Europea Formazione) (2) al Forum delle Associazioni dei Docenti e dei Dirigenti della Scuola, pubblicato a marzo (3).
L’espressione di una posizione unitaria delle diverse parti associative (dei genitori da una parte e dei docenti/dirigenti dall’altra) che superi le naturali contrapposizioni è certo un segnale positivo, tuttavia si riscontra talora la tendenza a trattare spesso le audizioni o, genericamente, i momenti di interrelazione col ministero più come un fatto privato che un evento pubblico e rappresentativo. Almeno questa è la sensazione del cittadino che legge all’interno della proposta del FoNAGS un passaggio conclusivo del documento finale di un seminario di studio organizzato nel marzo 2007 di cui non si hanno apparentemente notizie documentabili (a parte riferimenti informali relativi al coinvolgimento di cento partecipanti selezionati da diverse categorie di appartenenza) o che apprende, dal contributo dell’APEF al FoNADDS, di un incontro del 13 febbraio 2007 sul tema della riforma degli Organi Collegiali (4) di cui però difettano ulteriori dettagli.
Associazioni e associati. Rappresentanza elettiva. Partecipazione
Queste posizioni influiranno sulle potenzialità partecipative di migliaia di genitori eletti (e non) all’interno degli organi collegiali. Dovrebbe quindi essere naturale condividerle anche per conferire ad esse un carattere di autorità. Così come sarebbe interessante conoscere i criteri di selezione e l’identità delle cento persone chiamate a partecipare al seminario.
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia” (5). La mancanza di coinvolgimento e di condivisione, l’esclusione dai processi decisionali, determina e legittima il disinteresse, perchè “la democrazia non consiste nel decapitare i sovrani, ma nel diffondere il gusto e la capacità di sentirsi sovrani e di esercitare poteri capaci di governare e di governarsi” (6).
Il problema non sta affatto nel riconoscimento o nella ricerca di un maggiore “potere” ma nella possibilità concreta di esercitare diritti e prerogative legalmente sanciti e di fatto impediti o svuotati di contenuto. Il gusto di governare poi è strettamente legato alla capacità degli organismi di partecipazione, siano essi di carattere politico/partitico ovvero associativo, di rinnovarsi. Ed è proprio attorno a questo tema che si sta animando oggi il dibattito politico.
Attualmente nella scuola le esperienze di reale cooperazione restano ancora marginali e circoscritte, mentre prevalgono i conflitti, nella rigida difesa di ruoli e prerogative. Se così non fosse non parleremmo di “fallimento” della collegialità e non ipotizzeremo il cambiamento… Tuttavia il ruolo di coeducatori non si rafforza solo nella mera pariteticità ma nei reali contenuti, nell’effettiva condivisione anche progettuale, nell’ovvio rispetto delle diverse funzioni e competenze ed in un costruttivo confronto. La scuola come “comunità educante” non può limitare a pura marginalità il contributo genitoriale. Il “patto educativo di corresponsabilità” ai sensi del DPR 245/07, deve mirare alla realizzazione di un’alleanza educativa che non si fermi al solo momento sanzionatorio ma attraverso un tessuto stabile di relazioni. Non si può essere “cocostruttori” senza reale “cocostruttività”. Manca però una condivisa definizione delle modalità partecipative, soprattutto con l’avvento dell’autonomia, per cui se da un lato il genitore s’interroga sul senso della propria partecipazione, l’istituzione dall’altro avverte anche il legittimo intervento come una insopportabile interferenza. Questo perché forse difetta un vera cultura della partecipazione.
Scuola e famiglia esercitano una funzione educativa ma all’interno degli organi collegiali i genitori svolgono altresì un’attività partecipativa di natura “politica” così come avviene in ogni caso di rappresentatività elettiva.
Non sembra corretto sostenere che “La democrazia formale, quella legata al momento elettorale, si è progressivamente svuotata di effettiva rappresentatività”(7) e che esperienze informali di partecipazione, non ad esso legate e peraltro non uniformemente diffuse, possano considerarsi maggiormente rappresentative, perchè il principio di rappresentatività è strettamente, se non indissolubilmente, legato ad un concetto di delega elettorale; il nostro sistema di governo si basa su un criterio di democrazia formale fondato sul momento elettorale in ogni ambito territoriale tra cui la scuola. L’elettorato attivo e passivo è un diritto e come tale va esercitato per libera scelta. Diversa è la spontanea aggregazione per esprimere interessi condivisi dal gruppo di appartenenza ma come tali ad esso solo attribuibili. “La sovranità popolare (…) infatti si esprime non solo come ‘partecipazione politica’ attraverso la forma del voto (…) ma anche come ‘partecipazione sociale’ riguardante gruppi di varia natura” la cui volontà collettiva sia espressione il più possibile rispondente a quella dei singoli che ne fanno parte (8). Infatti la nostra Costituzione “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (…)” con ciò conferendo uguale dignità alle due posizioni e senza che l’una surroghi l’altra.
All’interno di ogni pubblico consesso eleggiamo “individui-persone” che rappresentano interessi “generali” e diffusi. La delega rappresentativa è la necessaria espressione di ogni democrazia formale e sostanziale, tanto vero che anche ogni aggregato associativo viene rappresentato appunto da “individui-persone” chiamate ad esprimere il volere di quella comunità ed elette dagli associati stessi. È evidente che la “legittimazione di base” (in forma diretta attraverso il meccanismo elettorale) di un organo collegiale è più forte ed espressione di “maggiore nobiltà democratica” (9).
A ciò si aggiunga che gli organi collegiali di democrazia formale legati al momento elettorale rispondono a precise regole di trasparenza amministrativa e sono sottoposti alle norme relative all’accesso agli atti, mentre nell’associazionismo spesso non si ha eguale visibilità di provvedimenti interni quali verbali di assemblea, atti di nomina, elenco degli associati. È incomprensibile quindi che se l’art. 42 del D.L.vo 297/94 al comma 5 riconosce “per il mantenimento dell'ordine” al Presidente del Consiglio di Istituto e del Consiglio Scolastico Distrettuale “gli stessi poteri a tal fine conferiti dalla legge a chi presiede le riunioni del consiglio comunale”, tuttavia non si assoggettino allo stesso regime di pubblicità previsto per gli organi di governo degli enti locali, anche le nomine degli eletti all’interno degli Organi Collegiali, con particolare riferimento ai Presidenti, dei quali non è disponibile una banca dati, esigenza imprescindibile per realizzare un necessario collegamento.
Incredibilmente, la manifesta caduta partecipativa, anziché indurre ad individuare le ragioni di tale perdita d’interesse per rimuoverne le cause, costituisce l’alibi per giustificare la soppressione degli spazi di partecipazione inutilizzati o mal gestiti per mancanza di idonee condizioni di funzionamento.
Nei documenti del CNPCSD (Coordinamento Nazionale Presidenti Consigli Scolastici Distrettuali) si sottolinea, a proposito dei Distretti Scolastici: “Si vuole affermare che non è irreprensibile la conclusione ‘chiudiamoli perché ormai non funzionano più senza valutarne le cause; si vuol dire che è epidermico l’assioma secondo il quale ‘la scarsa frequenza delle componenti ne dimostra l’inutilità’. Con tale superficialità non si vedono le vere cause che hanno portato al progressivo esautoramento dei Distretti Scolastici e non si traggono insegnamenti per il futuro”(10). La disaffezione è stata infatti conseguenza di un’impossibilità concreta di funzionamento nonché della evidente convinzione dell’inutilità e scarsa efficacia della propria attività connessa anche al depauperamento progressivo di risorse e funzioni. Ciò spiega perchè si è parlato di una precisa volontà di tenere esclusi i genitori dal governo della scuola (11).
Secondo E. Barbieri: “La partecipazione degli organi collegiali serve, la scuola senza partecipazione è come un motore senza olio e poi magari apparentemente le cose possono andare meglio, ma nei fatti ci sono delle difficoltà serie” (12).
Come quella di rischiare di fondere la testata…
Le problematiche connesse ai Consigli Scolastici Distrettuali erano note già dal 1985. Ne sono state analizzate le ragioni e proposte adeguate soluzioni (13). Eppure le azioni intraprese, nel corso di oltre un ventennio, sono state dirette solo verso una graduale ma costante deminutio di funzioni e poteri, già scarsi e vaghi, spoglio delle modeste risorse economiche ed umane. Appare questo un atteggiamento non equivocabile.
Con l’avvento dell’autonomia, la presenza del Distretto, la cui sede ha continuato ad essere posta all’interno di istituzioni scolastiche, è stata avvertita dalle stesse come un’intollerabile interferenza, anche in correlazione con l’incremento dei poteri e delle connesse responsabilità dirigenziali.
Dall’altra parte, le previste e talora paventate responsabilità penali e civili a carico dei presidenti per l’attività svolta, senza praticamente più alcuno stabile supporto organizzativo, ne hanno scoraggiato la partecipazione, al punto che si è detto che i Consigli Scolastici Distrettuali erano, oltre che una forma di “decentramento atipico” per la sua configurazione giuridica evanescente e la mancanza di deferimento di poteri, “un’istituzione ma non un’organizzazione” (14). Non può perciò meravigliare l’agonia cui sono stati destinati e la progressiva dimenticanza degli stessi. Gli organi collegiali territoriali infatti dovrebbero essere “concepiti non come articolazione dell’Amministrazione, ma come luoghi dove si costruisce la partecipazione”(15).
Si può quindi convenire che nel caso dei Consigli Scolastici Distrettuali alla “maggior nobiltà democratica” è corrisposta invece una “minore potenzialità operativa” (16).
Inoltre se è senza dubbio indispensabile investire risorse per la realizzazione di in “programma di ‘professionalizzazione’ relativa alla partecipazione” (17) perché l’informazione ed un’adeguata preparazione possono migliorarne la qualità, è pur vero che “nessun organismo di rappresentanza prevede la competenza” (18). Insomma, la formazione va accompagnata anche da adeguati stimoli alla partecipazione.
Fenomeni spontanei di aggregazione partecipativa, per quanto auspicabili, encomiabili ed indispensabili non possono considerarsi sostitutivi. Bisogna invece, come si è detto, indagare sulle cause che spingono il singolo individuo a disinteressarsi e rimuoverle. Solo recuperando il valore ed il senso della partecipazione individuale in funzione di rappresentanza elettiva “rimuoveremo gli ostacoli che ne impediscono l’effettiva partecipazione”, tenendo presente altresì che la spinta ad operare è direttamente proporzionale alla concreta possibilità di fare ed agire (19).
Scuola-scuola e territorio. Organi collegiali territoriali. Auspicabili alleanze
Il rapporto della scuola col territorio non può certo realizzarsi con la sola presenza dell’ente locale all’interno del Consiglio di Istituto ma neanche attraverso la semplice previsione di “conferenze di servizio” se organizzate escludendo la presenza di genitori e studenti. Queste, previste dalla L 241/90, successivamente modificata alla L 340/00 quale organo di semplificazione e trasparenza dell’azione amministrativa “qualora sia opportuno effettuare un esame contestuale di vari interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo”, vengono viste come strumento che coinvolge solo l’amministrazione stessa, anche laddove sia attivato da privato o coinvolga l’interesse di cittadini “utenti” del servizio. Un luogo di confronto dunque destinato esclusivamente agli operatori.
Nonostante il diffuso parlare di territorialità “c’è la tendenza a rinchiudere il rapporto scuola territorio in una attivazione promossa solo dalla istituzione scolastica. E’ questa “la partecipazione?”(20). E bisognerà chiedersi se ancora “persiste, una distrettualità come recapito di un particolare territorio, di una gente, di una cultura, come aggregato sociale, naturale e genuino; con il quale far rapportare una scuola che vi opera” (21). Ma “una autonomia ad oltranza, senza un rapporto stabile con il suo hinterland, senza altre condivise interlocuzioni, rischia di essere l’esaltazione di quella autoreferenzialità che ogni recente indagine (del Censis, dell’Istat, di ‘Ascoltare Scuola’, del ‘Giudizio dei cittadini sulla scuola’, del MoniPOF’, delle Associazioni dei genitori) denuncia come il limite che disaffeziona l’attenzione e la partecipazione per la scuola. (…)Né dal punto di vista procedurale, né tanto meno da quello economico, è immaginabile che ciascuna scuola per suo conto possa organicamente dialogare con gli Enti locali, con l’imprenditorialità, con l’associazionismo” (22).
Se poi è assolutamente necessario dare corretta applicazione all’art. 7 del DPR 275/99 che prevede l’istituzione di “reti di scuole” allo scopo di elaborare una reale offerta formativa territoriale, d’altra parte “si è visto, nelle recenti esperienze, che nemmeno l’attivazione di ‘reti’ fra scuole può corrispondere per tali finalità perché possono necessariamente incrociarsi per livelli, per preferenze, per argomenti, per dotazioni – ed è già positivo – ma non per generare un impianto di interrelazioni, con le istituzioni e la società civile, compiuto e permanente” (23). Questo perché il coordinamento territoriale ed il ruolo di intermediazione con l’ente locale andrebbe correttamente svolto da un organismo ad hoc, a ciò istituzionalmente demandato, quale era il Consiglio Scolastico Distrettuale, ora invece svilito nelle sue funzioni, mortificate anziché valorizzate, in cui avrebbe potuto ben svolgersi “l’autonomo apporto delle varie componenti,. Infatti si ritiene che la motivazione alla partecipazione sia determinata da due fondamentali presupposti: l’effettivo potere degli organi di incidere sulle scelte di politica scolastica ed il “senso di appartenenza” ad una comunità.
Oggi si ripete che una riforma degli organi collegiali deve tenere presenti le modifiche introdotte al titolo V della Costituzione e le connesse esigenze dell’autonomia. Ma se già l’art. 21 della L 59/97 aveva ben distinto responsabilità ed attribuzioni delle diverse componenti della scuola e precisato che i “contenuti e le specificità della qualifica dirigenziale” nonché l’affidamento dei nuovi compiti dovessero individuarsi secondo criteri che rispettassero altresì le “competenze degli organi collegiali scolastici”, è lecito domandarsi quale sia il significato del valore che si vuole conferire all’autonomia didattica ed organizzativa in ambito scolastico i cui contenuti sono stati definiti dal regolamento, il DPR 275/99. Questo non solo ribadisce che l’esercizio delle funzioni direttive si esplica nel rispetto delle competenze degli Organi Collegiali ma conferma anche l’immagine di una “comunità” scolastica (purtroppo non ancora realizzata) che deve “interagire” con la comunità civile. Autonomia è altresì “la capacità di corrispondere ai bisogni dell’utenza, è questa che premia o punisce la scuola attraverso un “patto sociale” (carta dei servizi, piano dell’offerta formativa)”(24) ed è per questo che la scuola deve imparare ad interloquire con il territorio ed a relazionarsi con esso. La partecipazione mira appunto a favorire una collaborazione tra scuola e società (25). L’autonomia così come attualmente interpretata rischia invece di esasperare l’autoreferenzialità delle istituzioni scolastiche, quale difesa da ogni ingerenza esterna.
Se appare rispondente alla “regionalizzazione” dell’istruzione e conforme al dettato costituzionale la previsione di organi collegiali territoriali a livello regionale, non sembra corretto identificare l’ambito di pertinenza degli organismi territoriali a livello locale con la creazione, auspicata ma dalla latitudine variabile e comunque potenziale e su base volontaristica, di reti di scuole. Già un Testo di riforma approvato dalla 7a Commissione Camera il 10 febbraio 1999 (26) aveva previsto la possibile creazione di Organi collegiali di rete, quali organi di gestione collegiale comune costituito ”ove due o più istituzioni scolastiche, appartenenti al sistema nazionale pubblico d'istruzione, decidano di collegarsi fra loro in un accordo di rete”, approvato dagli organi collegiali delle singole istituzioni, come previsto dall’art. 7 del DPR 275/99. Questi non possono essere assimilati ad organi collegiali territoriali proprio perché legami tra istituzioni scolastiche (ed in particolare tra Dirigenti) difettando invece un collegamento con la comunità territoriale, per quanto sia auspicabile la creazione di “laboratori territoriali” ai sensi del citato art. 7. Infatti “ il servizio che viene erogato, per essere di qualità, va continuamente alimentato, soprattutto in un regime di autonomia, ed anche le politiche formative territoriali devono potersi mantenere attraverso una riflessione alla quale operatori della scuola, degli enti locali, del privato sociale, ecc. contribuiscono, perché la decisione sia poi adeguata e partecipata”(27). È per questo che occorre invece recuperare un ruolo del “Distretto Scolastico” che preveda però non la prevalenza di “tecnici”, ma dei diretti “portatori di interessi”, i genitori appunto, in quanto parte della comunità locale.
Solo attraverso un costante ed organico rapporto tra scuola e territorio sarà possibile affrontare e risolvere in maniera adeguata le questioni attinenti all’insuccesso scolastico ed alla dispersione ed intraprendere una corretta azione di orientamento, nonché le problematiche afferenti al passaggio scuola-scuola (nei diversi gradi di istruzione) ed a quelle del transito ulteriore scuola-lavoro, purché si sia capaci di agire tenendo presenti le caratteristiche dell’ambiente ed i bisogni dei residenti. “Larga parte della popolazione scolastica ha un insuccesso formativo perché, non trovando percorsi adeguati nel sistema dell’istruzione, non ha un’altra possibilità. (…) Le Regioni, che hanno competenza in merito alla programmazione dell’offerta formativa, devono individuare gli ambiti territoriali funzionali al miglioramento di questa offerta. Il problema dell’insuccesso formativo si affronta anche attraverso l’individuazione di questi ambiti territoriali, per ricostruire un rapporto efficace tra l’istruzione, formazione professionale e formazione sul lavoro.”(28)
Oggi ancora non si può parlare di una reale offerta formativa territoriale. È interessante la proposta secondo la quale il Dirigente Scolastico potrebbe “raccogliere le esigenze, le istanze e le attese delle famiglie” attraverso “una conferenza di scuola, convocata dal dirigente scolastico, composta dal consiglio di istituto, dai rappresentanti delle famiglie e degli studenti, dai rappresentanti degli enti locali e dai rappresentanti delle realtà produttive sociali” (29). La creazione di un “Osservatorio sui bisogni formativi” potrebbe funzionare da raccordo territoriale delle esigenze delle diverse conferenze. Ma occorrerà sempre un organo territoriale che operi una sintesi dei dati e formuli idonee ed efficaci proposte e risposte.
L’elevamento dell’obbligo stabilito dal DM 139 del 22/08/2007 per il quale “L'istruzione obbligatoria è impartita per almeno dieci anni” e “L'adempimento dell'obbligo di istruzione é finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età, con il conseguimento dei quali si assolve il diritto/dovere …” pone serie questioni in merito all’offerta territoriale nel passaggio scuola-scuola. Infatti quale corrispettivo dell’obbligo vanno garantite opportunità che assicurino il libero ed ampio diritto di scelta senza aggravi per lo studente e le famiglie giacché anche questa problematica può influire sul fenomeno della dispersione.
La sistematica e progressiva svalutazione dei Consigli Scolastici Distrettuali e la mancata individuazione dei nuovi ambiti territoriali non ha certo privato di significato le motivazioni che erano alla base l’obbligo sancito all’art. 17 del D.L.vo 297/94 per il quale: “Nell'ambito dei distretti scolastici dovrà, di regola, essere assicurata la presenza di tutti gli ordini e gradi di scuola …”.
L’orientamento continua, soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, ad essere confuso con la semplice “informazione”(30). Molteplici sono invece a riguardo le iniziative che regolano il passaggio scuola-scuola (università) ed anche scuola-lavoro, mentre ancora poco chiaro continua a rimanere la sua concreta operatività dalla scuola dell’infanzia così come previsto dalla direttiva 487/97, eccezion fatta per il progetto Orme (31). La direttiva 487/97 all’art. 7, tra le azioni a livello provinciale in tema di orientamento, prevede che i “provveditori agli studi … attivino gli osservatori d’area di cui alla CM 257/94 in modo che le scuole collaborino con i consigli scolastici distrettuali alla formulazione dei programmi relativi ai servizi territoriali di orientamento e alla definizione degli interventi di sostegno”. Si coglie da questa previsione la concezione territoriale dei programmi di orientamento, riconoscendo le grandi potenzialità di coordinamento dell’azione da parte dei Consigli Scolastici Distrettuali. Con essa inoltre si provava a meglio definire il ruolo di tali organi territoriali, prendendo implicitamente atto delle difficoltà di collaborazione con le istituzioni scolastiche che per tale via veniva sollecitata. Come si può orientare ad una scelta senza un’analisi dei bisogni del territorio e delle cause endemiche del disagio e chi, se non un organismo territoriale, può essere in grado di comprenderne le intime dinamiche? In mancanza, le molteplici iniziative, realizzate in diversi ambiti, in tema di dispersione (connesse ad esempio al recente programma “Scuole Aperte” (32) nonché al PON finanziato dai Fondi Strutturali relativamente ai quali ha preso avvio la programmazione 2007-2013) sono destinate, per quanto lodevoli, a sortire risultati di scarsa efficacia, come dimostra la persistente lontananza dagli obiettivi previsti dalla carta di Lisbona. Vale la pena cercare di comprendere come vengono distribuiti e spesi questi stanziamenti straordinari o i fondi sull’orientamento, e monitorare i risultati delle azioni, accennando appena alla circostanza che appare contraddittorio finanziare progetti per la dispersione e poi prevedere cospicui tagli sugli organici favorendo la costituzione di classi sempre più numerose che non possono che favorire il fenomeno. Senza un “POF di territorio” ogni scuola continuerà ad essere assimilata ad una sorta di “progettificio” il cui Piano dell’Offerta Formativa finisce per essere “un elenco di progetti poco coerente; tra l'altro, con risorse assolutamente inadeguate per garantire un risultato verificabile”. Per le quali è “difficile quindi ipotizzare che possano avere una importante valenza formativa”. Se per la sua realizzazione è senza dubbio necessario individuare degli “ambiti territoriali” è incredibile si possano assimilare ad “Organi Collegiali Territoriali” delle strutture partecipative costituite con il “compito di coordinare l'offerta formativa” e che vedono coinvolti “Dirigenti scolastici, sindaci e forze produttive dei rispettivi territori”. Come si può valutare la rispondenza dell’offerta alle esigenze del territorio senza il contributo di genitori, studenti, docenti ed anche associazioni attive che lo “vivono” concretamente? (33)
D’altra parte “Il territorio non è una realtà basata sulla somma di più comunità ma, è il complesso delle tradizioni, delle etnie, delle culture, delle economie che ne fanno e ne cementano le radici, non è una enclave chiusa ma, dinamica e aperta alla accoglienza nel reciproco rispetto delle diversità”. Mentre “La partecipazione non è l’attestazione di essere solo e comunque presente ma, il contare, costruire, lavorare per un fine, per uno scopo non solo a difesa di una parte ma essere disponibili e pronti a operare con equità e onestà al servizio per un “qualche cosa” che meriti e conceda rispetto” (34).

Superfluo riaffermare anche in tal caso l’importanza degli organi collegiali territoriali. Senza dissimulare le reali problematiche connesse al loro funzionamento è incredibile che la mancanza di organizzazione dei genitori abbia consentito che l‘amministrazione, senza modifiche sostanziali del quadro normativo, abbia privato di risorse un organo di rappresentanza e di governo territoriale ancora legislativamente valido ed impedito l’esercizio dei diritti fondamentali di democrazia connessi all’elettorato attivo a passivo. Ed è per questo che va rivendicato il rinnovo.
Questa è l’occasione per riuscire a creare un movimento comune. Anche a Bologna nel 2002 si ravvisava “l’opportunità che i Presidenti dei Consigli di Circolo o di Istituto (genitori) e dei Distretti Scolastici trovino il modo di coordinarsi per l’esame e la proposta, derivanti dalle loro esperienze. Per i genitori occorre promuovere una attenzione più ampia su quanto si muove per la scuola. In Italia svolgono un ruolo che non è certo paragonabile con quello che svolgono in altri Paesi europei: dove sono loro determinanti sulle questioni scolastiche” (35).
La CM 67/07(36), che ha disposto in merito alla elezione degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica per l’a.s. 2007/08, in maniera significativamente diversa dalle precedenti, si è richiamata direttamente ed “integralmente” alle disposizioni contenute nella CM 192/00 la quale prevedeva espressamente l’indizione delle elezioni suppletive dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali in caso di impossibilità di surroga, in ossequio a quanto previsto dall’art. 8 del noto D.L.vo 233/99, mai entrato in vigore. È ormai tristemente risaputo che le liste sono esaurite ormai ovunque e che questi organismi sono nell’impossibilità di funzionare. Pertanto il FoNAGS nel documento del 12 luglio 2007, anche in considerazione di quanto previsto dalla nota all’art.6 del DL 411/01 convertito nella L 463/01, che tra l’altro ha modificato il summenzionato articolo 8 D.L.vo 233/99 (37), della risposta all’interrogazione parlamentare del 13 maggio 2003 (38), nonché della sentenza della Corte Costituzionale n. 208/92 (39) in tema di prorogatio (40), da cui il DL 293/94 convertito nella L 444/94 (che indica il limite temporale di proroga in 45 giorni), recepita, si badi, nella sola OM 225/95 all’art. 44 in materia di elezione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, (41), ha chiesto: “Nella deludente ipotesi che non si possa procedere in tempi stretti all’attivazione dei nuovi organi territoriali, chiederemo che si proceda comunque al rinnovo dei Distretti scolastici e dei Consigli scolastici provinciali secondo la “vecchia” normativa vigente e inosservata da tempo, anche se insoddisfacente”(42).
Tuttavia la CM 67/07, nonostante la prevista “integrale” applicazione della CM 192/00 ha richiamato solo l’OM 215/91 relativa alle elezioni degli OO.CC. d’istituto e non anche le OO.MM. 216/91 e 217/91 aventi ad oggetto quelle dei Consigli Scolastici Distrettuali e Provinciali. Nel pregresso le circolari hanno dato istruzioni chiare in merito, finché negli ultimi anni si è semplicemente del tutto sottaciuto sull’argomento (43). Così, in mancanza di alcuno che eccepisse la lacuna, gli UU.SS.RR. hanno provveduto ad indire le elezioni dei soli OO.CC. di istituto escludendo quelle dei territoriali (44). D’altra parte quanto e cosa conoscono di questo gli eletti e gli elettori?
Pertanto dalle Associazioni era auspicabile la determinata richiesta di una nuova circolare del Ministero nella quale si prevedesse RINNOVO, coerentemente agli impegni assunti, considerando che le verifiche richieste ed effettuate da alcuni Uffici Scolastici Regionali hanno già chiaramente evidenziato tale necessità. Tanto più urgente dal momento che l’infinita attesa di una riforma pare prolungarsi e comunque non potrà realizzarsi nell’immediato. Questo non avrebbe certo risolto le questioni di funzionamento ad essi connesse, ma rammentato che la mancata applicazione di una norma comporta la violazione di un diritto il cui esercizio i cittadini sovrani sono legittimati a reclamare nonché l’assunzione di precise responsabilità.
Tuttavia, contraddicendo l’impegno unitario, l’unica significativa reazione, cui va dato riconoscimento, è la lettera con la quale il CGD ha coerentemente richiesto al Ministro “l'immediata integrazione della circolare che disponga il rinnovo degli organi collegiali territoriali per le componenti elettive”(45).
Constatata però la debole resistenza e la mancanza di una pervicace richiesta, la sola risposta del Ministero in proposito è stata l’assenza di alcuna risposta.
In questa azione a tutela di interessi collettivi potrebbe ipotizzarsi, liberandosi da preclusioni sull’argomento, anche una collaborazione con le Associazioni dei consumatori, statutariamente preordinate e dotate di professionalità adeguate all’esercizio di quell’action class che aveva già trovato pieno riconoscimento in altri ordinamenti, ed introdotta nel nostro ordinamento con la Finanziaria 2008, applicabile dal 29 giugno 2008, ma anche per fornire supporto, grazie alle specifiche competenze, per la corretta formulazione di norme regolamentari quali quelle dirette a superare e disciplinare il meccanismo della privacy che concretamente ostacola talvolta persino i contatti tra gli eletti di uno stesso istituto, oltre che per assistenza in tema di L 626/94 e per una completa ed aggiornata anagrafe dell’edilizia scolastica. Infatti, per tale ultimo caso, sembra che nonostante i buoni propositi la rete ci riveli un mancato aggiornamento dei dati (46).
Ed in materia di diversa abilità anche la questione relativa al sostegno ed alla riduzione degli organici, alla formazione delle classi, all’applicazione della L 104/92, agli accordi di programma, ai gruppi GLH, va affrontata da parte di tutte le associazioni. Irrimediabilmente queste emergenze mai risolte si riflettono su tutti gli alunni e sul loro diritto allo studio e conseguentemente sono interesse di tutti i genitori. L’atto di indirizzo del Ministro Fioroni (47) ha taciuto sull’argomento ma con intensità crescente si sollecita l’attenzione su queste problematiche rammentando che ogni risparmio di spesa nei confronti dell’“azienda scuola” si traduce in un ulteriore disagio per gli studenti e sacrificio del loro diritto allo studio.
Quale ulteriore riflessione sulla territorialità bisogna dire che i Forum aperti anche ad altre realtà associative, la cui maggiore rappresentatività sia rapportata alla “dimensione territoriale”, secondo quanto previsto dal DPR 301/05, possono costituire un’opportunità di dialogo e progettazione territoriale, ma i Forum regionali (FoRAGS) dove ed in quante realtà possono dirsi regolarmente istituiti ed efficacemente funzionanti? E quale sarà la sorte dei Forum provinciali (FoPAGS), non menzionati neanche nel DPR 301/05 ed a cui neanche il documento del FoNAGS fa riferimento? Quindi, per quanto in alcune realtà manifestamente operativi, possiamo legittimamente chiederci se esistono, quali siano le loro funzioni e se sia condizione sufficiente l’autonoma istituzione degli UU.SS.RR.. Chissà se chi è parte attiva al loro interno è in grado di fornire risposta.

Diversa e peculiare è la situazione del CNPI. Esso è disciplinato nel Capo IV del TU 297/94 artt. 23-25 che prevede gli organi collegiali (territoriali) a livello nazionale ed è stato sottoposto dal Decreto Legge 411 del 23 novembre 2001 convertito con legge 463 del 31 dicembre 2001 allo stesso regime di prorogatio degli altri OO.CC. territoriali che tuttavia sembra avere operato qui differentemente dal momento che ne è stata garantita la permanenza in carica nel pieno delle sue competenze nonostante il suindicato termine previsto dall’art. 44 comma 2 dell’OM 225/95 e, per quanto accertabile, le ultime elezioni risalgano al 1996. Ci si domanda pertanto come si applichi in tal caso il principio della decadenza dei suoi membri.
Esso, presieduto dal Ministro della PI, è organo del ministero stesso come si evince dal DPR 260/07, che, nel regolare la riorganizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, modifica l’elencazione del precedente DPR 319/03 che aveva incluso non solo alla lettera g) il CNPI di cui
all'articolo 23 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 ma anche alla lettera
f) il CSPI, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione di cui
all'articolo 2 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233. Era legittimo chiedersi, per quanto il DPR 319/03 avesse mera efficacia ricognitiva e non normativa, perché indicare nell’organizzazione del ministero una struttura non operante, dal momento che il D.L.vo 233/99 non è mai entrato in vigore (poiché non sono mai stati definiti gli ambiti territoriali degli organi collegiali locali)? Tuttavia anche il DPR 260/07 non è esente da analoghi rilievi giacché all’art. 7 comma 3 nell’indicare i compiti degli Uffici Scolastici Regionali afferma: “provvede alla costituzione della segreteria del consiglio regionale dell’istruzione a norma dell’art. 4 del D.L.vo 233/99”… Ciò non configge con i principi dell’ordinamento in materia di successioni di leggi nel tempo (art. 15 delle disposizioni preliminari del codice civile)?
Tuttavia il DL n. 147/2007 (convertito nella L 176/07) ha gettato ombre anche sulla conservazione della pienezza di poteri del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Infatti, sempre nella dichiarata ed espressa “attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1999 n. 233” ha reso non più obbligatorio e vincolante il parere degli OO.CC. territoriali, nella fattispecie CNPI e Consigli Scolastici Provinciali, per la disposizione dei provvedimenti disciplinari e dei trasferimenti nei confronti dei docenti di cui agli artt. 503, 468 e 469 del D.L.vo 297/94. Se ciò risponde ad esigenze di celerità procedurale è pur vero non solo che il parere di un organo collegiale costituiva maggiore garanzia di imparzialità rispetto alla decisione di un organo monocratico, ma altresì che questa pare essere una singolare soluzione alle difficoltà nel funzionamento degli OO.CC. territoriali connesse all’infinita prorogatio patita soprattutto dai CSP che intanto, in mancanza di elezioni, ordinarie o suppletive, si sono progressivamente svuotati delle componenti. Pertanto, anziché rendere efficienti questi organi attraverso il rispetto delle norme elettorali, ovvero provvedendo a riformarli, si perpetua la scelta del costante esautoramento di poteri e svilimento di funzioni. E se la Federazione Lavoratori della Conoscenza (48) afferma: “(…) tutt’oggi, non è stato presentato dal Ministro alcun progetto di riforma degli organismi territoriali di scuola, tassello indispensabile per una equilibrata gestione della materia disciplinare dei docenti e dei dirigenti scolastici. Al contrario, in modo surrettizio, si procede ad un loro svuotamento senza prospettive riformatrici più giuste ed efficaci”, c’è invece chi accoglie questo provvedimento con incredibile entusiasmo esclamando: “(…) Finalmente, un’inversione di marcia alla demagogia imperante del lassismo e della deresponsabilizzazione esercitata da una miriade di organi collegiali inutili e improduttivi” (49). Superfluo precisare che l’inutilità ed improduttività non è intrinseca all’organo ma al sistematico smantellamento di queste strutture partecipative. Sembra evidente che tutto depone per la deliberata scelta di tenere i genitori sempre più lontani dal governo delle istituzioni scolastiche.
Così mentre in materia disciplinare si rafforza il potere dei Dirigenti Scolastici e degli Uffici Scolastici Regionali, secondo una visione più rispondente a logiche accentratrici e verticistiche che ai principi di autonomia, si impoverisce quello degli organi di garanzia. Ma chi controlla i controllori?!


Il prossimo futuro nell’attesa di possibili Riforme
In questo contesto si innesta l’incredibile recente proposta dell’ASAS (Associazione Scuole Autonome della Sicilia) (50), aderente alla FNASA (Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome), che muovendo dalla premessa che “Una delle cause della crisi della scuola statale è a nostro avviso la proliferazione oltre ogni logica degli Organi collegiali” propone di sopprimerne ben otto e cioè: la Giunta Esecutiva, il Collegio dei Docenti, l’assemblea studentesca, l’assemblea ATA, il comitato dei genitori, l’assemblea dei Genitori, la RSU, l’Organo di Garanzia.
Colpisce che un simile emendamento provenga da un’associazione di “scuole”, giacché la scuola è un’entità complessa, nella quale sono rappresentante diverse componenti. Pertanto analizzando la notizia da “cittadini sovrani e coscienti”, sottraendo alla comunità scolastica i massimi organismi di partecipazione di docenti, genitori, studenti, ATA il risultato palesa gli interessi che vi sottendono.
Tanto più sbalorditiva la notizia se messa in relazione all’interessante esperienza recentemente promossa dai FoPAGS (Forum Provinciale delle Associazioni dei Genitori della Scuola) di Firenze e Bergamo, quest’ultimo aperto anche ad altre realtà associative del territorio, che, prendendo l’avvio da incontri di formazione che hanno interessato in primo luogo tutti i presidenti dei consigli di circolo e di istituto, indipendentemente dall’appartenenza associativa, riconoscendo quindi l’importanza del loro ruolo istituzionale e di un loro collegamento, è approdata nell’un caso, attraverso la loro consultazione, alla formulazione di una serie di proposte per la riforma degli Organi Collegiali (51) e nell’altro, dopo la somministrazione di un questionario, alla istituzione di uno sportello di ascolto gestito dai genitori presso l’USP (52). Peccato che i Forum Provinciali ancora non abbiano ancora ricevuto adeguato riconoscimento normativo, non essendo contemplati dal DPR 301/05 e queste buone pratiche non abbiano ancora trovato la più ampia condivisione.
Necessaria premessa di ogni possibile proposta è l’art. 21 comma 15 della L 59/97 che così enuncia: Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge il Governo è delegato ad emanare un decreto legislativo di riforma degli organi collegiali della Pubblica istruzione di livello nazionale e periferico che tenga conto della specificità del settore scolastico, valorizzando l'autonomo apporto delle diverse componenti e delle minoranze linguistiche riconosciute, nonché delle specifiche professionalità e competenze(…).
Palese è l’osservazione in merito alla circostanza del decennio decorso mentre particolare considerazione andrebbe riconosciuta alla parola “valorizzazione”.
Dunque, partendo da quanto esposto nel documento del FoNAGS con il quale si è parte questa riflessione, non si può non condividere l’istanza di maggiore riconoscimento dei Comitati Genitori, in considerazione del loro valore rappresentativo e partecipativo in quanto costituiti dalla volontà associativa dei rappresentanti di classe. Di questi non solo va resa obbligatoria la costituzione, quale stimolo alla partecipazione, ma va altresì elevata la dignità a quella di un organo collegiale con funzioni consultive e propositive, creando dei meccanismi di continuità e di automatico rinnovo.
A meno di non escludere ogni forma di condivisione disconoscendo la pluralità delle componenti scolastiche e l’opportunità di un loro fattivo apporto non può cancellarsi il riferimento alla collegialità. Né allo stato può consentirsi che ogni scuola disciplini autonomamente, attraverso un proprio statuto le migliori forme di partecipazione, in considerazione del non uniforme grado di maturità partecipativa e delle evidenti carenze informative sull’utilizzo degli strumenti.
Quanto al nucleo di valutazione, prima di rivendicare un ruolo partecipativo occorre preventivamente definirne le funzioni e distinguerlo nettamente dalla previsione dell’art. 21 comma 9 ultima parte dell' “obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi”, quali sono quelli previsti dalla Carta dei Servizi. Diversa è la funzione ed il metodo.
La “valutazione di sistema” è attività fondamentale di verifica e miglioramento della qualità ma, in particolar modo se applicata alla scuola, ove si tratta di valutare l’“efficienza” (quindi l’attività svolta) e l’“efficacia” (in relazione ai risultati conseguiti) dell’operato di individui anche sulla base delle risposte di altri individui, non è certo un’operazione semplice soprattutto nell’identificazione di strumenti e metodi chiari, professionali ed il più possibile oggettivi ed imparziali. Inoltre è necessario che l’intera comunità scolastica venga gradualmente coinvolta in una serie di attività nell’ambito di un progetto complessivo e sistematico affinché in essa “si radichi la convinzione che la valutazione di sistema, se fatta secondo le regole, è utile, anzi fondamentale per migliorare la formazione dei nostri studenti.” (53)

Un nucleo di valutazione, oltre ad insediarsi a far data dalla propria istituzione, dunque senza gradualità né preparazione specifica, richiederebbe necessariamente professionalità ad hoc in quanto chiamato a valutare essenzialmente l’operato degli operatori scolastici in maniera tecnica.
Bisognerebbe invece rafforzare le procedure di autovalutazione, così come previste dall’art. 21 della L 59/97, dando significato alla loro cogenza con la previsione di sanzioni o incentivi per la mancata o pratica applicazione e coinvolgendo il collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori, anche attraverso l’obbligatorietà della sottoscrizione del “contratto formativo” che dovrà prevedere e garantire degli standard massimi e minimi di apprendimento nonché l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale strumento di verifica del corretto funzionamento organizzativo in relazione al chi, come e quando (54). Perché “La scuola dell’autonomia non è un apparato autoreferenziale, assume la sfida di rendere conto delle proprie azioni e per questo si può autogovernare” (55).
Il “Quaderno bianco sulla scuola” pubblicato a settembre 2007 (56) dedica ampio spazio al tema della valutazione individuando proprio nel ritardo nell’adozione di tali procedure la causa di molte delle criticità del nostro sistema di istruzione.

La Commissione delle Comunità Europee ha nel luglio scorso pubblicato un “Documento di Lavoro dei Servizi della Commissione” dal titolo “Le scuole del 21° secolo” (57) nel quale testualmente si legge: “Nel 2001 il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno raccomandato agli Stati membri di istituire sistemi di valutazione della qualità trasparenti nonché di creare un contesto che equilibri le autovalutazioni della scuola con valutazioni esterne, di coinvolgere tutte le parti in causa nel
processo di valutazione e di diffondere le prassi ottimali e gli insegnamenti tratti dall'esperienza. Malgrado tale iniziativa i genitori, gli allievi ed altri membri scolastici sono coinvolti meno spesso nella valutazione rispetto agli insegnanti e ai consigli scolastici”.
Attraverso questo Documento che analizza le maggiori problematiche della scuola moderna l’UE, preso atto della difficoltà (in particolare per alcuni paesi) di raggiungere gli obiettivi previsti per il 2010 dalla Carta di Lisbona, promuove una consultazione proprio per individuare le migliori strategie per la modernizzazione del sistema scolastico nonché ipotizzare possibili azioni comuni e per favorire la massima diffusione nel coinvolgimento della quale le Associazioni potrebbero esercitare la propria influenza.

Occorre poi distinguere le competenze tecniche dal ruolo “politico” svolto dagli eletti all’interno degli OO.CC.. Invero l’art. 21 della L 59/97 ha ben distinto le responsabilità di natura elettiva da quella amministrativa e didattica. È evidente che il Consiglio di Istituto non partecipa alla redazione materiale degli atti contabili ma esercita una mera attività di controllo e verifica e la sua responsabilità è di natura eminentemente politica. In considerazione quindi della sostanziale estraneità dal procedimento di redazione dell’atto e della materiale impossibilità di verifica contabile (non soltanto per mancanza di specifiche competenze), bisognerebbe limitare la responsabilità personale e patrimoniale dei consiglieri tutti e non solo escludere la componente studentesca da tale funzione di verifica ancorché minorenne.
Ed è sicuramente necessario investire in formazione, che riguardi non solo aspetti della genitorialità ma anche della partecipazione, perché genitori e scuola hanno il compito di formare i “cittadini sovrani” del domani.
L’indifferenza e la mancanza di organizzazione e collegamento della componente genitori ha di fatto legittimato il riconoscimento delle associazioni quale unico interlocutore ministeriale. L’A.Ge. ha provato a contattare direttamente i presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto invitandoli a sottoscrivere una petizione per la riforma degli OO.CC. (58). Se l’iniziativa è da valutare positivamente, ove inquadrata nell’ottica dell’obiettivo auspicabile della creazione di una banca dati delle scuole e degli eletti, nonché della realizzazione di opportunità di collegamento tra gli stessi per la condivisione di esperienze, buone pratiche e norme regolamentari, va però superata ogni tendenza alla surroga o sostituzione quale conseguenza della loro inattività ma sollecitata la partecipazione individuale attraverso un diretto ed immediato coinvolgimento. Ed un Forum permanente della formazione e informazione (*) per ambiti territoriali aperto ai “portatori di interesse”, costituirebbe un valido strumento per la diffusione delle buone pratiche, la rilevazione dei bisogni ed il conseguimento degli obiettivi formativi, che dovrebbero attivare i presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto, democraticamente eletti, sollecitando altresì le associazioni dei genitori all’applicazione del DPR 301/05.
Tra i “portatori di interesse”, i singoli genitori e le istituzioni, le associazioni potrebbero e dovrebbero esercitare un ruolo politico intermedio rivedendo la propria struttura organizzativa improntandola a maggiore snellezza in modo stimolare la partecipazione, legando il rapporto associativo ad adesioni meno formali, funzionando come luogo di aggregazione e di incontro senza rigidi vincoli di appartenenza, utilizzando strumenti informatici e rapidi per le decisioni e la diffusione di comunicazioni ed informazioni.
Nonostante i documenti congiunti si è ancora troppo divisi e le azioni quindi risultano di scarsa efficacia. Riprova ne sono i successi conseguito dalle associazioni studentesche per quanto attiene alla disciplina delle Consulte Provinciali degli Studenti, organismi che non hanno un analogo tra i genitori e che andrebbero invece favoriti non solo per realizzare il collegamento territoriale che attualmente manca ma anche per dare un nuovo impulso ad una partecipazione individuale e non surrogata. Il DPR 268/07 non solo ha elevato a due anni il mandato dei rappresentanti degli studenti all’interno delle Consulte studentesche ma ha anche introdotto all’art. 16 bis il Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte Provinciali degli studenti con funzioni di coordinamento(59).
È scritto negli Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia: “chi non vuole l’orrore della morte deve accettare le fatiche della vita; chi non vuole la guerra deve pagare il costo della pace, che è una lotta incessante perché la vita trionfi sulla morte” (60). Possono parere parole troppo intense e forse inappropriate eppure stiamo assistendo alla “morte” (non naturale ma colpevole) di strumenti ed organismi di partecipazione nonché di ogni pulsione individuale ad un gratuito impegno per interessi comuni. Il DL del 5 settembre 2007 (61) recita all’art. 2: “(…) in attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233 (…)”, sono trascorsi otto anni da allora … quanto dovrà ancora durare l’attesa? Nelle more vale la pena precisare che ad oggi vige una normativa che viene disattesa. Sarebbe stato altresì preferibile specificare che sono i NUOVI organi collegiali territoriali quelli di cui si attende la costituzione dal momento che essi esistono attualmente.
Proposte per la nuova legislatura
Si è letto che “La scuola è assente nella campagna elettorale” (62) ed in effetti la sensazione è di estrema vaghezza, soprattutto sul come raggiungere gli obiettivi.
In particolare per quanto attiene alla collegialità manca qualsiasi accenno alla territorialità ma solo un generico rapporto al territorio senza ipotesi di coordinamento e collegamento tra organismi di governo e solo modesti riferimenti agli organi di istituto nei programmi elettorali. Eppure l’esercizio della democrazia in quanto governo del popolo si esprime proprio nella partecipazione nella sua accezione di democrazia rappresentativa. Senza partecipazione non v’è democrazia. E la scuola e la collegialità sono palestre di democrazia. Nella scuola c’è un microcosmo, è una piccola comunità che si governa.
D’altra parte ancora nelle dichiarazioni programmatiche del ministro Letizia Moratti esposte alla VII^ Commissione Cultura nel 2001 (63)si legge: “Il Governo si appresta a presentare alle Camere un disegno di legge di riforma degli organi collegiali di istituto, ispirato a garantire la presenza degli essenziali organi di governo, lasciando alla libertà dei singoli istituti di prevedere le forme di partecipazione e organizzazione ritenute più opportune.
Rispetto, invece, agli organi collegiali territoriali si renderà necessaria una proroga alla loro costituzione, prevista per il prossimo primo settembre, per una indispensabile revisione che tenga conto sia della riforma federalista dello Stato, sia di un necessario cambiamento rispetto all’attuale struttura che prevede una serie di rappresentanze chiamate ad assistere alle scelte dell’amministrazione, senza nessun reale potere decisionale”, intenti rimasti però lettera morta tanto che il D.L.vo 233/99 attende ancora l’approvazione dei decreti di attuazione, nonostante le deleghe che si sono succedute, e pertanto non è mai entrato in vigore.
Sia nel programma di governo 2006-2011 dell’Ulivo (64) quanto nel programma politico esposto dal Ministro Fioroni nel corso di un’audizione in VII^ Commissione nel giugno 2006 (65) manca qualsiasi riferimento agli organi collegiali, mentre delle iniziative intraprese, che però non hanno avuto seguito, si è detto in apertura di questo documento.
È evidente quindi che le maggioranze di turno non sono state capaci di riformare o non hanno avuto interesse a farlo, giacché, come si è detto, nelle interminabili more l’interesse alla partecipazione si è gradatamente spento ed i cambiamenti, si sa, occorre che qualcuno li richieda.
Si parla oggi spesso di nuovi “Organi Collegiali dell’autonomia” ma non di quell’autonomia che si attua con corrispondendo ai bisogni dell’utenza monitorati attraverso gli strumenti previsti dalla Carta dei Servizi bensì che mira a realizzare una struttura aziendalistica che snatura le caratteristiche della scuola comunità. E come si concretizza la piena autonomia statutaria, la “libertà” per le istituzioni scolastiche di prevedere le forme di partecipazione senza attuare il pieno rispetto e la consapevolezza nell’uso degli strumenti di tutte le componenti della scuola e formando interlocutori qualificati?

Ritorna negli attuali programmi elettorali anche di frequente il riferimento alla sussidiarietà. Eppure a tale principio organizzativo non è collegata affatto una visione dell’autonomia di tipo verticistico con un conseguente rafforzamento di poteri del Dirigente Scolastico, ma una concezione che pone al centro dell’ordinamento la persona nel senso della delega delle attività ad entità territorialmente organizzate e coordinate sempre più prossime ai cittadini per garantirne l’efficacia e l’efficienza, come ben si palesa nell’art. 118 della Costituzione in particolare al comma 4 “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
Seguono nello specifico alcuni passaggi in merito dai programmi dell’ormai prossimo appuntamento elettorale (66): l’on. Valentina Aprea (Il Popolo della Libertà) in un recente confronto si è espressa sull’opportunità di una “Riforma degli organi collegiali con individuazione di un ruolo forte del consiglio di amministrazione”(67); La Sinistra l’Arcobaleno: “valorizzare gli organi di governo della scuola come strumento di partecipazione” con particolare interesse nei confronti degli studenti dei quali “Vanno rivisti innanzitutto i loro organismi di rappresentanza”; Partito Democratico: “I Consigli di istituto, al cui interno va ampliata la partecipazione degli studenti e dei genitori, dovranno dotarsi di organi di governo, anche aperti alle comunità locali e alle forze economiche e sociali, in grado di far fronte alla complessità crescente dei compiti che l’Autonomia pone alla scuola” e questo perché “La scuola dell’Autonomia si fonda su un nuovo patto tra scuola e territorio; Unione di Centro: “Portare a termine la revisione degli Organi collegiali per rendere effettiva la partecipazione al governo della istituzione scolastica”.
Organizzazioni sindacali ed associazioni professionali e di categoria hanno espresso le loro proposte (68). Tra queste. Il Forum delle Associazioni Professionali: “imprescindibile una riforma degli Organi collegiali dove siano chiari ruoli e competenze”; CISL: “Per una piena assunzione di responsabilità educativa a parte dell’intera comunità scolastica è indispensabile la riforma degli Organi collegiali”; UIL: “riforma degli Organi collegiali, che preveda dipartimenti di aree disciplinari come sedi della ricerca e dell’innovazione didattica, dello scambio di esperienze, dell’intervento personalizzato di recupero e di potenziamento”; ANP: Organi collegiali che vedano la presenza di rappresentanti del mondo produttivo di riferimento. Alle proposte dell’ANP hanno risposto l’attuale vice-ministro Mariangela Bastico: “Certamente occorrono ulteriori passi in avanti, tra cui individuo in via prioritaria la definizione degli organi di indirizzo e di governo della scuola (riforma degli organi collegiali)”, e l’on. Valentina Aprea: “I dirigenti costituiscono il valore aggiunto della scuola... Ma a nulla serve aver collocato un dirigente alla guida di ogni scuola autonoma se non gli si conferiscono poteri corrispondenti alle responsabilità ed ai compiti. Nostro impegno è attribuire ad essi gli strumenti di governo necessari: (...) Occorre introdurre l'autonomia statutaria e organismi snelli di autogoverno delle istituzioni scolastiche (...)”(69); E per finire anche la Rete degli Studenti: “Rappresentanza e democrazia: la scuola è anche una comunità educante, nella quale si devono apprendere i principi della convivenza democratica e gli strumenti per una piena realizzazione dell’individuo nella comunità democratica. Chiediamo che vengano incentivati gli spazi di confronto e coordinamento nelle scuole aumentando la presenza degli studenti nei luoghi di programmazione e decisione, attraverso una riforma e un riordinamento degli organi collegiali attuali. Proponiamo di rendere accessibili il consiglio di istituto ai rappresentanti della Consulta Provinciale degli Studenti, anche per agevolare un governo più democratico dei rapporti tra scuola e territorio”.

Assordante invece il silenzio dei genitori.
Ma cosa in realtà sarebbe auspicabile per il futuro?

Pertanto considerando che ricorrono costantemente nei vari programmi e proposte anche altre parole e cioè Patto, Autonomia e Valutazione, occorre sollecitare l’attenzione su questi punti:
Formazione delle rappresentanze affinché qualsiasi Patto si realizzi tra soggetti “pari” e consapevoli e rinnovi lo stimolo alla partecipazione quale espressione di cittadinanza attiva;
Piena applicazione, difesa e valorizzazione della collegialità attraverso la previsioni di meccanismi in grado di rafforzare la cogenza delle norme, riconoscendo alla scuola il valore di comunità che si fonda sull’apporto di tutte le sue componenti;
Riconoscimento dei Comitati Genitori, in quanto stimolo alla partecipazione, quale organo collegiale non potenziale ma ordinario, attraverso una norma che ne disciplini la costituzione ed le regole generali di funzionamento, con funzioni consultive e propositive, creando altresì meccanismi di continuità;
Attuazione delle procedure di autovalutazione attraverso meccanismi di cogenza con il coinvolgimento del collegio dei docenti aperto ai rappresentanti di classe e/o al comitato genitori e l’utilizzo di una “lista di controllo delle attività della scuola” quale verifica del corretto funzionamento organizzativo;
Sottoscrizione del “contratto formativo” elaborato attraverso commissioni miste e ampiamente condiviso che preveda e garantisca gli standard massimi e minimi di apprendimento;
Creazione di una banca dati delle rappresentanze con particolare riguardo ai presidenti quale strumento per favorire il collegamento;
Istituzione dello Statuto e delle Consulte dei genitori in quanto parti della comunità scolastica al pari degli studenti ai quali tali strumenti sono riconosciuti ma anche in virtù del loro ruolo di tutela piena degli alunni dalla scuola dell’infanzia sino alla scuola secondaria di primo grado e condivisa con gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado. Ingiustificabile limitazione questa anche nell’ottica della continuità scuola/scuola, Scuola/università; Scuola formazione professionale. Infatti è proprio nel momento del passaggio dalla secondaria di 1^ a quella di 2^ grado che si segnala il maggior numero di bocciature e un incremento del tasso di dispersione e laddove serve la territorialità nell’uscita da un ciclo e l’ingresso in un altro, ed occorre l'orientamento in uscita che non sia mera informazione sulle scuole di un ambito territoriale.
Rinnovo degli organi collegiali territoriali per la indiscussa centralità del territorio, che certo non può realizzarsi con la semplice previsione della partecipazione (ipotetica) di rappresentanti degli Enti Locali all’interno dei consigli di circolo o di istituto, ma che passi attraverso anche l’istituzione di Forum permanenti della formazione ed informazione (*), all’interno degli stessi ambiti, auspicabilmente coincidenti con quelli del lavoro, aperti a tutte le componenti della scuola ed alla partecipazione consultiva di agenzie ed associazioni quale sviluppo naturale di un Osservatorio dei Bisogni Formativi (con compiti tecnici e istituzionali più precisi) per assicurare un’azione di collegamento-coordinamento attraverso incontri, attività di formazione e informazione e favorire quel dialogo che al momento manca, difettando altresì dei luoghi fisici di incontro e cooperazione. Le questioni come quelle dei debiti formativi o del patto educativo di corresponsabilità non possono risolversi senza una condivisione tra le componenti.
Tutto ciò non può essere cambiato senza fatica. La partita si sta giocando sull’ignoranza di chi neanche conosce le proprie opportunità partecipative. Occorrono azioni chiare e decise. Non possiamo lasciare che si dica “addio” alla partecipazione (70). La collegialità è uno strumento di democrazia e se la scuola si configura come un “ente locale ed autonomo” richiede una gestione partecipata adeguata. È giunto il momento che chi ha consapevolezza di questo dimostri la volontà di un cambiamento attraverso uno sforzo diretto appunto a “sortirne insieme”.
08 aprile 2008
Genitori in Movimento

Web: http://www.apritiscuola.it/genitori/inmovimento - E-mail: genitori_inmovimento@yahoo.it

(*) http://www.apritiscuola.it/genitori/inrete

Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. La proposta delle associazioni dei genitori http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=161&mode=thread&order=0&thold=0
http://www.apefassociazione.it/
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/modules.php?name=News&file=article&sid=14157
http://www.apefassociazione.it/
Da Lettera a una professoressa
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. Cit.
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza – cit
L. Corradini “Significati e prospettive dei Distretti Scolastici” – Atti della 1° Conferenza – cit
G. Bisson – exmultis CONVEGNO NAZIONALE GLI ORGANI COLLEGIALI TERRITORIALI PER LA SCUOLA: L’ESPERIENZA – LA TRANSIZIONE – LA RIFORMA – Altavilla Vicentina - giugno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
A T T I CONVEGNO REGIONALE NUOVI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI Bologna, 29 maggio 2001 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/bologna_01.html
CONVEGNO SCUOLA ORGANI COLLEGIALI - 10 MARZO 2004 - organizzato dalla Provincia di Roma - tavola rotonda http://www.edscuola.com/archivio/famiglie/convegno_scuola_organi_collegial.htm
Significati e prospettive dei Distretti Scolastici – Atti della 1° Conferenza dei Distretti Scolastici della Lombardia promossa dall’Assessorato Regionale all’Istruzione dall’IRRSAE Lombardia
Guido Contessa – Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 35
E. Barbieri Bologna 2001 CONVEGNO REGIONALE NUOVI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI http://www.edscuola.com/archivio/famiglie/bologna_01.html
L. Corradini - Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 15
L. Corradini – Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 21
Guido Contessa – Atti della 1° Conferenza – cit pag 33
sul tema della partecipazione anche http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/40_anni_di_partecipazione.htm
G. Bisson – Bologna 2002 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuolaoocc.html
G. Bisson – Convegno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
G. Bisson ibidem
G. Bisson ibidem
G. Sacchi http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/un_master_plan.htm UN MASTER PLAN PER L’ATTUAZIONE DEL TITOLO QUINTO
UN LABORATORIO PER LE POLITICHE FORMATIVE TERRITORIALI di Gian Carlo Sacchi http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/laboratorio.htm
http://www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/oocctu.html
http://www.edscuola.com/archivio/scuole/sacchi/un_master_plan.htm UN MASTER PLAN PER L’ATTUAZIONE DEL Titolo QUINTO di Gian Carlo Sacchi
E. Barbieri – Conv. Bologna 2001 cit.
E. Barbieri Convegno Roma 2004 cit.
in tal senso Adriano Maggioni Atti della 1° Conferenza, cit. pag. 25
http://www.bdp.it/orme/
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot4026_07.shtml
http://www.nuovaautonomiascolastica.com/articolo.asp?art=1151 Governance del sistema
Province: creare gli ambiti e promuovere con i Dirigenti i POF di Territorio
di Paola De Benedetti
A. Cervati – Convegno 2003 http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/oocc_territoriali.htm
G. Bisson – Relazione http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuolaoocc.html
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/cm67_07.shtml
http://www.edscuola.it/archivio/norme/leggi/dl411_01.html Art. 6 - Organi collegiali della scuola All'articolo 8 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233, sono apportate le seguenti modifiche: a) al comma 2 le parole: "Con effetto dal 1 settembre 2001" sono sostituite dalle seguenti: "Con effetto dalla costituzione dei nuovi organi collegiali locali e regionali e del Consiglio superiore della pubblica istruzione";
b) al comma 3 le parole: "Entro la data di cui al comma 2" sono sostituite dalle seguenti: "Entro il 31 dicembre 2002".
XIV LEGISLATURA - ALLEGATO B AI RESOCONTI - SEDUTA DEL 13 MAGGIO
2003 Atto parlamentare: 8828
www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed308/pdfbt36.pdf
http://www.giurcost.org/decisioni/1992/0208s-92.html
vedasi altresì http://web.tiscalinet.it/daansal/Relazioni/proroga.htm
http://www.farecampania.net/download/normativa/01/D.%20Lgs.%20293-94.pdf (per maggiore completezza si rinvia a “Lettera (aperta) a un genitore rappresentante …“ http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/lettera_aperta.htm
Nuovi organi di partecipazione della scuola dell’autonomia. La proposta delle associazioni dei genitori http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=161&mode=thread&order=0&thold=0
vedasi la CM 195/99 http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm195_99.html nonchè la CM 141/01 http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm141_01.html
http://www.marche.istruzione.it/news/2007/082007/allegati/oocc2007_archivio.pdf http://www.istruzione.lombardia.it/comunic/comunic07/lug07/comunic_lug_ago07.htm http://www.istruzioneer.it/page.asp?IDCategoria=441&IDSezione=0&ID=148612 http://www.piemonte.istruzione.it/normativa/2007/082007/cr309.shtml http://www.campania.istruzione.it/circolari/2007/prot5411_07.shtml
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http://www.pubblica.istruzione.it/argomenti/edilizia/anagrafe.htm
http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot9914_07.shtml
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=8246
News: Le reazioni alle indicazioni del ministro Fioroni: «Cambia l’impostazione ma restano i problemi» http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=8257
http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=10073#DA_SOPPRIMERE_ALCUNI_ORGANI_COLLEGIALI
http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=6897&titolo=Firenze%20successo%20della%20consultazione%20sugli%20Organi%20Collegiali%20della%20scuola http://www.confinionline.it/ShowRassegna.aspx?Prog=8128
http://www.bergamo.istruzione.lombardia.it/documenti07/n5_21_05_07.pdf
M. Rusconi http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stampa/2002/aprile/kataweb_i_genitori_daranno_i_voti_agli_insegnanti
sull’autovalutazione si legga anche in http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/scuola_e_famiglia.htm
E. Barbieri – Roma 2004 cit.
http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/allegati/quaderno_bianco.pdf
http://ec.europa.eu/education/school21/consultdoc_it.pdf
http://www.age.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=146
Consulte provinciali, da quest'anno una novità: i rappresentanti avranno mandato biennale http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=21180&action=view
L. Corradini, Atti della 1° Conferenza – cit. pag 23
http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id_tip=34&view=norm&id=23252
http://www2.tecnicadellascuola.it/index.php?id=22245&action=view da “La Tecnica della Scuola” - La scuola assente nella campagna elettorale di Giuseppe Adornò
http://edscuola.it/archivio/norme/programmi/dpmiur189701.html DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE del MINISTRO LETIZIA MORATTI (7a Commissione Camera e Senato 18 e 19 luglio 2001)
http://www.perlulivo.it/2006-elezioni/2006_02_11_prs_programma.html Il programma di governo 2006-2011
http://www.pubblica.istruzione.it/ministro/programma_politico.pdf Audizione del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni VII^ Commissione 29 giugno 2006
http://www.autonomiascolastica.it/articolo.asp?art=1360 RAS – Scuola: Tutti i programmi dei partiti
http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=17969 Tuttoscuola.com - Aprea-Bastico: tutta la diretta del 1° aprile
http://www.autonomiascolastica.it/articolo.asp?art=1368 RAS – Scuola: Gli appelli della “base”
http://www.anp.it/usr/download.bfr?file_ID=600 ; http://www.anp.it/usr/download.bfr?file_ID=601 .
Il Corriere della Sera - Scuola, disimpegno dei genitori di Annachiara Sacchi http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_28/Scuola_genitori_PRINCIPALE_459be3fc-9d7c-11dc-bac3-0003ba99c53b.shtml
U.R.L. ( http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article18723.html )